Fonte: Radio Popolare
“Passo praticamente
24 ore nei tunnel.
Arrivo presto la mattina e vado via la mattina dopo. Riposo dentro i
tunnel. La mia madre adottiva voleva mandarmi
a scuola, mio padre
adottivo invece ha deciso di mandarmi nelle miniere
di cobalto”. È la
testimonianza di Paul, 14
anni, uno degli 87
minatori o ex minatori incontrati da Amnesty
International nella
Repubblica democratica del Congo. Paul, raccontano gli inviati di
Amnesty, ha iniziato a lavorare nella miniera a 12 anni. Ha già i
polmoni a pezzi.
L’Unicef
stima che siano almeno 40mila
i bambini sfruttati nelle
miniere. “Solo nell’ultimo anno sono morti nel Sud del Congo
ottanta bambini
minatori, questo mentre le aziende produttrici di apparecchi
elettronici fanno profitti stimati in 125
miliardi di dollari annui
e non riescono a dire dove
e in che condizioni di
lavoro si procurano le materie prime”.
Un'altra testimonianza raccolta da Amnesty è quella di François che lavora nelle miniere di cobalto, con il
figlio tredicenne Charles.
Estraggono le pietre, le lavano e poi le trasportano fino alla casa
di un commerciante, non lontano dalla miniera. “Come si fa a pagare
la retta della scuola?”,
si domanda François. “Come si fa a pagare il cibo? Dobbiamo
lavorare in questo modo, perché non c’è alcun altro lavoro.
Dateci un lavoro
e noi ci prenderemo meglio cura dei nostri figli”. Charles la
mattina va a scuola e il pomeriggio aiuta il padre.
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