Maschera e boccaglio
finora li ho usati una sola volta e per pochi secondi perché l'otto
gennaio scorso il mare di Mangily era torbido e pieno di alghe
galleggianti, a causa della mareggiata del giorno prima. Anche a Sant
Augustin, sabato 16 gennaio, mi è andata male. Maschera e boccaglio
non li ho nemmeno tirati fuori dallo zainetto. Ho dovuto
accontentarmi di una lunga passeggiata sulla spiaggia, a cui poi si
sono aggiunte Tina e sua figlia Annika, tra il villaggio e la foce
del fiume, con le due scogliere che fanno da anfiteatro alla baia di
Sant Augustin. Lo scenario era superlativo. Io e il professor Bruno
eravamo gli unici bianchi lì in quel momento, mentre nel villaggio,
più o meno stabili, ci sono un francese e un mio conterraneo. Di cui
parlerò fra poco.
Anche l'acqua del mare
di Sant Augustin in quel momento era torbida, ma a detta del
professore che vi era stato un paio d'anni fa non è sempre così.
Anzi, quando vi giunse lui era trasparente e invitante, mentre sabato
non lo era affatto. La presenza del fiume che sfocia poco distante
probabilmente rende il mare ricco di terra in sospensione, la famosa
laterite rossa del Madagascar, ma se non ci sono piogge il fiume è
ridotto ai minimi termini e non contamina l'acqua del mare con
depositi alluvionali. Per la seconda volta, dunque, da quando ho
comprato la maschera, sono stato sfortunato. Ad Anakao non ce
l'avevo.
Alla domanda del
professore sul perché, frammista alla sabbia color carlino (dei
carlini si dice che sono color sabbia), ci fosse sabbia nera, io ho
risposto che secondo me sono granelli di origine vulcanica, ma il
dotto peripatetico ha ribattuto che si tratta di grafite proveniente
dalle esplosioni stellari, come tutto il resto, del resto. Confesso
che non avevo mai pensato alla sabbia in termini di grafite, né
tanto meno l'avevo mai associata alle stelle. La mia collezione di
bottigliette di sabbie del mondo langue su una mensola a Codroipo. Se
riesco a trovare dei piccoli contenitori vi metterò anche quella di
Sant Augustin, visto che ho intenzione di ritornarvi.
Fotografare i granchi
non è facile. Come i camaleonti, che scelgono la fuga fra i rami,
anche i granchietti si mettono al riparo nelle loro tane, ma se se ne
trova uno menomato, cioè cieco da uno o entrambi gli occhi, allora
gli si può andare vicino e anche toccarlo. Tina ha la brutta
abitudine, quando ne incontriamo uno, di fingere di schiacciarlo, per
vedere la mia reazione e divertirsi. Sa che non mi fido di lei e che
immancabilmente difenderò la piccola creatura. Con le blatte si
comporta allo stesso modo. E ride.
Per trovare un mezzo,
poiché 35 Km non si possono percorrere né con un ciclo-poussy né
con un tre ruote Piaggio, detto bagagi, abbiamo fin dall'inizio
pensato a un'automobile. Così ci siamo rivolti a un ufficio proprio
in centro, vicino alla pizzeria da Jeff, che ci ha messo a
disposizione un Nissan blu per 130.000 ariary (37 euro) che, divisi
per due tra me e il professore, ha portato a una spesa di 18 euro,
carburante incluso. Il Nissan color vinaccia dell'hotel Vahombe, dove
siamo alloggiati, lo abbiamo scartato perché di ariary ce ne
chiedevano 180.000, una differenza di 14 euro.
Il motivo per cui
un'Ape Piaggio non ce la fa è che per scollinare a Sant Augustin c'è
una ripida salita da fare, per non parlare della strada sterrata
oltre modo sconnessa nel tratto iniziale vicino ad Ankilibe. I quad a
noleggio ci sarebbero costati più del pick-up con autista: 160.000
ariary per mezza giornata e 200.000 per la giornata intera,
carburante escluso. Ora, visto che io e Tina ci torneremo, si tratta
di trovare un tassista disposto ad accompagnarci, lasciandoci presso
i bungalow di Esperance, moglie del mio conterraneo Ernesto,
venendoci a prendere due giorni dopo. Almeno due notti le dobbiamo
passare, nella pace di Sant Augustin. Ci sono paesaggi inconsueti da
ammirare e la mancanza di turisti rende l'area ancora più
interessante e selvaggia. La gente è cordiale e, nonostante Tina sia
fissata con i malaso, i banditi, sembra che non ci sia questo genere
di pericolo. Almeno, a detta dell'autista del Nissan, signor Dada. Le
stelle poi, non essendoci luce elettrica, devono essere semplicemente
fantastiche!
Poco fuori dal recinto
dei bungalow c'erano i resti di un cane, ma questo è quasi la norma
per le spiagge del Madagascar. Ne avevo trovati sia a Itampolo, sia a
Besely Nord. E anche ad Ankilibe, anni fa, alcuni bambini ne stavano
bastonando uno morto in acqua. Quando un cane viene avvelenato o
muore per altre cause, qualcuno gli lega una corda al collo e lo
trascina in luoghi appartati. A volte lo getta in mare in un sacco,
che poi si deposita da qualche parte sulla spiaggia. A Sant Augustin
alcuni pescatori avevano disposto una vela sbrindellata in modo che
facesse ombra e Tina vi aveva dispiegato sotto un pareo. Mi ci ero
appena fiondato e avevo appena stappato una birretta che il
proprietario della traballante struttura è venuto a riscuotere il
compenso: 10.000 ariary, poi scesi a 5.000 e infine a 2.000. A quel
punto, visto che né io né Tina avevamo tale somma e oltretutto io
avevo le mani impegnate, abbiamo preso su le nostre cose, badando di
non rovesciate il bicchiere di birra e il sacchetto di “kaka
pigeon” che avevo aperto e siamo tornati sotto la tettoia
dell'albergo di Esperance. Avendo visto Tina e Annika assise
all'ombra, pensavo che la questione “pagamenti” fosse stata
risolta e invece, com'è tipico dei malgasci, che fanno le cose alla
carlona, Tina non aveva preso i necessari preventivi accordi e i
padroni dell'ombra sono immancabilmente venuti a rompere i coglioni
al vazaha.
Ernesto è originario
di Ligosullo, in Carnia, ma dall'età di 17 anni vive in Svizzera, a
Losanna, dove ha una figlia 37enne. Come me non ha messo radici in
Madagascar ma fa il pendolare, venendo ogni anno, per tre mesi, a
trovare sua moglie Esperance, originaria di Farafangana, dalla quale
otto anni fa ha avuto un bambino e da cui sta per averne un altro.
Ernesto ha 72 anni e appartiene a quel genere di uomini che diventano
padri in tarda età. Alcuni benpensanti potrebbero criticare questa
scelta, fatta da un uomo che in teoria dovrebbe essere nonno e non
padre, ma la vita degli esseri umani è un tale guazzabuglio di
stranezze che, in confronto ad altri comportamenti, si potrebbe dire:
c'è di peggio. Le adozioni gay, per esempio. D'altra parte, qui in
Madagascar la figura paterna è quasi assente, trattandosi di una
società matriarcale e i bambini vengono tirati su collettivamente
dalla famiglia, anche da lontani parenti che non hanno con essi
legami di sangue. Basta vedere la vita che conducono i due fratellini
Sammy e Odillon, sbattuti di qua e di là da una madre tromba
(strega) che non li vuole, con il povero Odillon addirittura cacciato
di casa all'età di otto anni dalla zia Sitra. Che, comportandosi
così (in Italia si chiama abbandono di minori) ha dimostrato di
essere più strega della madre naturale strega.
Sugli alberi presso i
bungalow abbiamo prima visto un camaleonte adulto (Ernesto dice che
la zona è piena), che naturalmente non si è lasciato fotografare e
poi uno giovane che invece si è lasciato prendere. Per loro fortuna,
come ha fatto notare Ernesto, nessun malgascio li caccia e li mangia,
a differenze delle tartarughe. In un recinto a pochi metri
dall'impiantito di tavole dove stavamo pranzando, di sokake bori,
Testudo radiata, ce n'erano sette. Per i Mahafaly e gli Antandroy le
tartarughe terrestri sono fady, tabù, e quindi le lasciano in pace.
Questo spiega la loro presenza nelle case di tutti i malgasci che
vogliono darsi un tono, cioè dotarsi di un certo status simbol.
Anche se Ernesto, che
divide la sua vita tra Losanna e Sant Augustin, non ha mai pensato di
trasferirsi vicino a sua moglie definitivamente, le ha però fatto
dono di una somma sufficiente per costruire le strutture dove ci
trovavamo e mentre il professor Bruno e il mio compaesano parlavano
di politica, io e Tina abbiamo dato un'occhiata all'interno dei
bungalow, accompagnati da Esperance. Il prezzo a notte sarebbe di
30.000 ariary (8 euro), ma per noi la padrona di casa farebbe 20.000,
5 euro, segno che i turisti a Sant Augustin non si contendono i
bungalow a suon di botte. Spero solo che Ernesto ed Esperance
aggiustino il frigorifero, così che la prossima volta le bevande
siano fresche al punto giusto. Non posso concepire il paradiso senza
una birra gelata.
Sempre interessante seguirti nei tuoi peripli, anche descrivere la fauna umana che lì s'incrocia arricchisce il racconto.
RispondiEliminaNon sono un antropologo che guarda senza intromettersi, e potrei sforzarmi di esserlo se parlassimo degli indigeni, ma trattando la cronaca anche del padre 72 che diventa tale due mesi all'anno...io padre di tre figli lo trovo biasimevole. Affari da persone benestanti che vogliono sentirsi vive ignorando il concetto di responsabilità. Non mi piace e non plaudo. In quanto alle coppie gay se si assumono la resposabilità di amare e accudire i propri figli...bé per come la vedo io, sono di certo più meritori del Siôr Cjargnel che vive tra Losanna e il Madagascar. Ogni un al bale cun sô agne, no? Ma forse in questo caso, ogni un al bale cun sô nono, se nol é ancjemó in Svuissare.
Mandi Roberto
Eeeeeh, qui emerge il ....Don Mauro!
EliminaForse il fatto che la cultura malgascia sia di tipo matriarcale, con figure paterne quasi del tutto assenti, attenua la severità del tuo giudizio. Ernesto, pur non essendo malgascio, vi si è adattato.
Del resto, non eri tu che m'insegnavi a vedere le cose dal punto di vista ....altro?