domenica 17 gennaio 2016

Le avventure di una povera maschera subacquea


Maschera e boccaglio finora li ho usati una sola volta e per pochi secondi perché l'otto gennaio scorso il mare di Mangily era torbido e pieno di alghe galleggianti, a causa della mareggiata del giorno prima. Anche a Sant Augustin, sabato 16 gennaio, mi è andata male. Maschera e boccaglio non li ho nemmeno tirati fuori dallo zainetto. Ho dovuto accontentarmi di una lunga passeggiata sulla spiaggia, a cui poi si sono aggiunte Tina e sua figlia Annika, tra il villaggio e la foce del fiume, con le due scogliere che fanno da anfiteatro alla baia di Sant Augustin. Lo scenario era superlativo. Io e il professor Bruno eravamo gli unici bianchi lì in quel momento, mentre nel villaggio, più o meno stabili, ci sono un francese e un mio conterraneo. Di cui parlerò fra poco.


Anche l'acqua del mare di Sant Augustin in quel momento era torbida, ma a detta del professore che vi era stato un paio d'anni fa non è sempre così. Anzi, quando vi giunse lui era trasparente e invitante, mentre sabato non lo era affatto. La presenza del fiume che sfocia poco distante probabilmente rende il mare ricco di terra in sospensione, la famosa laterite rossa del Madagascar, ma se non ci sono piogge il fiume è ridotto ai minimi termini e non contamina l'acqua del mare con depositi alluvionali. Per la seconda volta, dunque, da quando ho comprato la maschera, sono stato sfortunato. Ad Anakao non ce l'avevo.


Alla domanda del professore sul perché, frammista alla sabbia color carlino (dei carlini si dice che sono color sabbia), ci fosse sabbia nera, io ho risposto che secondo me sono granelli di origine vulcanica, ma il dotto peripatetico ha ribattuto che si tratta di grafite proveniente dalle esplosioni stellari, come tutto il resto, del resto. Confesso che non avevo mai pensato alla sabbia in termini di grafite, né tanto meno l'avevo mai associata alle stelle. La mia collezione di bottigliette di sabbie del mondo langue su una mensola a Codroipo. Se riesco a trovare dei piccoli contenitori vi metterò anche quella di Sant Augustin, visto che ho intenzione di ritornarvi.


Fotografare i granchi non è facile. Come i camaleonti, che scelgono la fuga fra i rami, anche i granchietti si mettono al riparo nelle loro tane, ma se se ne trova uno menomato, cioè cieco da uno o entrambi gli occhi, allora gli si può andare vicino e anche toccarlo. Tina ha la brutta abitudine, quando ne incontriamo uno, di fingere di schiacciarlo, per vedere la mia reazione e divertirsi. Sa che non mi fido di lei e che immancabilmente difenderò la piccola creatura. Con le blatte si comporta allo stesso modo. E ride.


Per trovare un mezzo, poiché 35 Km non si possono percorrere né con un ciclo-poussy né con un tre ruote Piaggio, detto bagagi, abbiamo fin dall'inizio pensato a un'automobile. Così ci siamo rivolti a un ufficio proprio in centro, vicino alla pizzeria da Jeff, che ci ha messo a disposizione un Nissan blu per 130.000 ariary (37 euro) che, divisi per due tra me e il professore, ha portato a una spesa di 18 euro, carburante incluso. Il Nissan color vinaccia dell'hotel Vahombe, dove siamo alloggiati, lo abbiamo scartato perché di ariary ce ne chiedevano 180.000, una differenza di 14 euro.


Il motivo per cui un'Ape Piaggio non ce la fa è che per scollinare a Sant Augustin c'è una ripida salita da fare, per non parlare della strada sterrata oltre modo sconnessa nel tratto iniziale vicino ad Ankilibe. I quad a noleggio ci sarebbero costati più del pick-up con autista: 160.000 ariary per mezza giornata e 200.000 per la giornata intera, carburante escluso. Ora, visto che io e Tina ci torneremo, si tratta di trovare un tassista disposto ad accompagnarci, lasciandoci presso i bungalow di Esperance, moglie del mio conterraneo Ernesto, venendoci a prendere due giorni dopo. Almeno due notti le dobbiamo passare, nella pace di Sant Augustin. Ci sono paesaggi inconsueti da ammirare e la mancanza di turisti rende l'area ancora più interessante e selvaggia. La gente è cordiale e, nonostante Tina sia fissata con i malaso, i banditi, sembra che non ci sia questo genere di pericolo. Almeno, a detta dell'autista del Nissan, signor Dada. Le stelle poi, non essendoci luce elettrica, devono essere semplicemente fantastiche!


Poco fuori dal recinto dei bungalow c'erano i resti di un cane, ma questo è quasi la norma per le spiagge del Madagascar. Ne avevo trovati sia a Itampolo, sia a Besely Nord. E anche ad Ankilibe, anni fa, alcuni bambini ne stavano bastonando uno morto in acqua. Quando un cane viene avvelenato o muore per altre cause, qualcuno gli lega una corda al collo e lo trascina in luoghi appartati. A volte lo getta in mare in un sacco, che poi si deposita da qualche parte sulla spiaggia. A Sant Augustin alcuni pescatori avevano disposto una vela sbrindellata in modo che facesse ombra e Tina vi aveva dispiegato sotto un pareo. Mi ci ero appena fiondato e avevo appena stappato una birretta che il proprietario della traballante struttura è venuto a riscuotere il compenso: 10.000 ariary, poi scesi a 5.000 e infine a 2.000. A quel punto, visto che né io né Tina avevamo tale somma e oltretutto io avevo le mani impegnate, abbiamo preso su le nostre cose, badando di non rovesciate il bicchiere di birra e il sacchetto di “kaka pigeon” che avevo aperto e siamo tornati sotto la tettoia dell'albergo di Esperance. Avendo visto Tina e Annika assise all'ombra, pensavo che la questione “pagamenti” fosse stata risolta e invece, com'è tipico dei malgasci, che fanno le cose alla carlona, Tina non aveva preso i necessari preventivi accordi e i padroni dell'ombra sono immancabilmente venuti a rompere i coglioni al vazaha.


Ernesto è originario di Ligosullo, in Carnia, ma dall'età di 17 anni vive in Svizzera, a Losanna, dove ha una figlia 37enne. Come me non ha messo radici in Madagascar ma fa il pendolare, venendo ogni anno, per tre mesi, a trovare sua moglie Esperance, originaria di Farafangana, dalla quale otto anni fa ha avuto un bambino e da cui sta per averne un altro. Ernesto ha 72 anni e appartiene a quel genere di uomini che diventano padri in tarda età. Alcuni benpensanti potrebbero criticare questa scelta, fatta da un uomo che in teoria dovrebbe essere nonno e non padre, ma la vita degli esseri umani è un tale guazzabuglio di stranezze che, in confronto ad altri comportamenti, si potrebbe dire: c'è di peggio. Le adozioni gay, per esempio. D'altra parte, qui in Madagascar la figura paterna è quasi assente, trattandosi di una società matriarcale e i bambini vengono tirati su collettivamente dalla famiglia, anche da lontani parenti che non hanno con essi legami di sangue. Basta vedere la vita che conducono i due fratellini Sammy e Odillon, sbattuti di qua e di là da una madre tromba (strega) che non li vuole, con il povero Odillon addirittura cacciato di casa all'età di otto anni dalla zia Sitra. Che, comportandosi così (in Italia si chiama abbandono di minori) ha dimostrato di essere più strega della madre naturale strega.


Sugli alberi presso i bungalow abbiamo prima visto un camaleonte adulto (Ernesto dice che la zona è piena), che naturalmente non si è lasciato fotografare e poi uno giovane che invece si è lasciato prendere. Per loro fortuna, come ha fatto notare Ernesto, nessun malgascio li caccia e li mangia, a differenze delle tartarughe. In un recinto a pochi metri dall'impiantito di tavole dove stavamo pranzando, di sokake bori, Testudo radiata, ce n'erano sette. Per i Mahafaly e gli Antandroy le tartarughe terrestri sono fady, tabù, e quindi le lasciano in pace. Questo spiega la loro presenza nelle case di tutti i malgasci che vogliono darsi un tono, cioè dotarsi di un certo status simbol.


Anche se Ernesto, che divide la sua vita tra Losanna e Sant Augustin, non ha mai pensato di trasferirsi vicino a sua moglie definitivamente, le ha però fatto dono di una somma sufficiente per costruire le strutture dove ci trovavamo e mentre il professor Bruno e il mio compaesano parlavano di politica, io e Tina abbiamo dato un'occhiata all'interno dei bungalow, accompagnati da Esperance. Il prezzo a notte sarebbe di 30.000 ariary (8 euro), ma per noi la padrona di casa farebbe 20.000, 5 euro, segno che i turisti a Sant Augustin non si contendono i bungalow a suon di botte. Spero solo che Ernesto ed Esperance aggiustino il frigorifero, così che la prossima volta le bevande siano fresche al punto giusto. Non posso concepire il paradiso senza una birra gelata.

2 commenti:

  1. Sempre interessante seguirti nei tuoi peripli, anche descrivere la fauna umana che lì s'incrocia arricchisce il racconto.
    Non sono un antropologo che guarda senza intromettersi, e potrei sforzarmi di esserlo se parlassimo degli indigeni, ma trattando la cronaca anche del padre 72 che diventa tale due mesi all'anno...io padre di tre figli lo trovo biasimevole. Affari da persone benestanti che vogliono sentirsi vive ignorando il concetto di responsabilità. Non mi piace e non plaudo. In quanto alle coppie gay se si assumono la resposabilità di amare e accudire i propri figli...bé per come la vedo io, sono di certo più meritori del Siôr Cjargnel che vive tra Losanna e il Madagascar. Ogni un al bale cun sô agne, no? Ma forse in questo caso, ogni un al bale cun sô nono, se nol é ancjemó in Svuissare.
    Mandi Roberto

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Eeeeeh, qui emerge il ....Don Mauro!

      Forse il fatto che la cultura malgascia sia di tipo matriarcale, con figure paterne quasi del tutto assenti, attenua la severità del tuo giudizio. Ernesto, pur non essendo malgascio, vi si è adattato.

      Del resto, non eri tu che m'insegnavi a vedere le cose dal punto di vista ....altro?

      Elimina