Testo di Andrea Sperelli
Non poteva mancare,
dopo la stilettata di Report, il siparietto del satrapo televisivo Costanzo a riportare le cose nel posto sbagliato, ossia nel terreno dell'avanspettacolo salottiero: lontano dal buio della prigionia,
lontano dall'odore del sangue dei mattatoi, lontano dal significato
profondo di una scelta etica che ci si sforza a non voler far
comprendere. Ci voleva proprio, dopo l'inferno, rasserenare il
pubblico - in agitazione da possibile astinenza carnea - e relegare
il diritto alla vita di miliardi di animali sacrificati nel regno che
abbiamo loro riservato: quello dell'invisibile.
E dunque, si
riparta col cabaret dei cuochi e delle fazioni da tifo da stadio, di
quelli che urlano di più e che comprendono di meno; degli
opinionisti da domenica sportiva e dei millantatori dei fabbisogni
proteici giornalieri, delle papille gustative e della ragion di
pancia. Del dolore dimenticato e ridotto a una diatriba tra "piatti
da gustare", retrocesso al turpiloquio teatrale, servito in
pasto al nulla.
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