Testo di Pietro Luigi Crasti
Mi preoccupa la
questione che si fa nei dibattiti in merito al fatto se un
rappresentante politico sia donna o uomo. Mi sovviene una vicina di
casa che per mestiere faceva la “selezionatrice del sesso dei
pulcini”, con velocità iperbolica separava le femmine dai maschi
per comprendere le future produttrici ovaiole o meno. Comprendiamo
tutti le necessità di tale lavoro, ma molto meno comprendo l’utilità
di avere più politici “femmine” o “maschi”. Ma cosa
significa? Che se uno è femmina svolge meglio quel ruolo, oppure il
suo contrario? In questo modo se diventasse prioritario il sesso nella selezione politica significherebbe che metteremo al secondo o
terzo posto altri requisiti meritori del candidato. Non comprendo,
davvero non comprendo tutta l’esaltazione che si fa per la Clinton
come prima candidata donna alla presidenza USA. Mi puzza tanto di
propaganda pubblicitaria (e ciò potrebbe essere tollerabile) ma che uomini e donne, elettori, si facciano condizionare da tutto questo mi
impensierisce. Non importa se uomo o donna, ciò che conta è che sia
persona adatta e meritevole.
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