Fonte: GreenMe
Molte
donne sono nate proprio lì dentro, nel bordello
Kandapara
nel distretto di Tangail in Bangladesh, uno dei pochi paesi musulmani
dove la prostituzione è legale. Una fabbrica
del sesso
che "impiega" più di 700
donne,
la più antica del paese. Da oltre 200 anni qui si prostituiscono
ragazze giovanissime che vengono sfruttate già al compimento del
12esimo anno d’età. Guadagnano meno di 10
euro a cliente,
ogni giorno i loro corpi sono sfiorati da 15/20 uomini. A 17 anni
hanno già il viso segnato e lo sguardo assente, fanno uso di
steroidi (utilizzati normalmente per ingrassare le mucche) per
sembrare più sane e vivono in condizioni di estrema povertà. Nel
2014, il bordello Kandapara era stato demolito, ma con l’aiuto
delle ong locali è stato rimesso in piedi. In Bangladesh
prostituirsi è
un lavoro come un altro
e la maggior parte degli uomini è convinta che le donne non vogliano
fare qualcosa di diverso.
Paradossalmente
anche la Bangladesh National Women Lawyers Association, quando il
bordello era stato chiuso, era intervenuta non per difendere la
dignità di queste donne, ma per sostenere che licenziare le
lavoratrici è un atto
illegale.
L’Alta Corte aveva accettato la richiesta di far riaprire la casa
di tolleranza tra bancarelle, negozi di tè e centinaia di venditori
ambulanti. A Kandapara tutti sanno che ci sono delle regole
da seguire
e le gerarchie del potere sono diverse da quelle della vita fuori da
queste mura. Le ragazze hanno di solito 12 o 14 anni, sono spesso
vendute dalle proprie famiglie poverissime e diventano di proprietà
della madama.
Non
esistono diritti, solo doveri.
La maggior parte, all'inizio, si prostituisce per pagare i debiti,
nel giro di due anni però entra in un giro senza via d’uscita.
Perché in teoria, una volta restituito tutto il denaro, queste donne
sono libere di andarsene ma preferiscono restare. La società le
rifiuta, sono stigmatizzate, tagliate fuori, trovare un altro lavoro
è impossibile e loro devono continuare in qualche modo a mantenere
economicamente le loro famiglie. Alcune entrano a Kandapara per
fuggire al controllo
del marito,
altre, pur essendo sposate, hanno bisogno di denaro e qui trovano un
folto numero di uomini pronto a pagare per il sesso. Ma ci sono anche
le eccezioni. Chi, per esempio, vuole bere solo un tè, dell’alcol
o semplicemente tenere la mano di una giovane ragazza, cose
apparentemente normali per la cultura occidentale, ma vietate in
quella bengalese. All’interno di Kandapara le donne non
possono portare l'hijab.
Il paradosso sta nel fatto che lo indossano fuori, dove il velo
diventa il simbolo di un diritto negato, il diritto a una vita
dignitosa.
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