mercoledì 8 giugno 2016

Il lavoro che non nobilita


Fonte: GreenMe

Molte donne sono nate proprio lì dentro, nel bordello Kandapara nel distretto di Tangail in Bangladesh, uno dei pochi paesi musulmani dove la prostituzione è legale. Una fabbrica del sesso che "impiega" più di 700 donne, la più antica del paese. Da oltre 200 anni qui si prostituiscono ragazze giovanissime che vengono sfruttate già al compimento del 12esimo anno d’età. Guadagnano meno di 10 euro a cliente, ogni giorno i loro corpi sono sfiorati da 15/20 uomini. A 17 anni hanno già il viso segnato e lo sguardo assente, fanno uso di steroidi (utilizzati normalmente per ingrassare le mucche) per sembrare più sane e vivono in condizioni di estrema povertà. Nel 2014, il bordello Kandapara era stato demolito, ma con l’aiuto delle ong locali è stato rimesso in piedi. In Bangladesh prostituirsi è un lavoro come un altro e la maggior parte degli uomini è convinta che le donne non vogliano fare qualcosa di diverso.

 
Paradossalmente anche la Bangladesh National Women Lawyers Association, quando il bordello era stato chiuso, era intervenuta non per difendere la dignità di queste donne, ma per sostenere che licenziare le lavoratrici è un atto illegale. L’Alta Corte aveva accettato la richiesta di far riaprire la casa di tolleranza tra bancarelle, negozi di tè e centinaia di venditori ambulanti. A Kandapara tutti sanno che ci sono delle regole da seguire e le gerarchie del potere sono diverse da quelle della vita fuori da queste mura. Le ragazze hanno di solito 12 o 14 anni, sono spesso vendute dalle proprie famiglie poverissime e diventano di proprietà della madama.

Non esistono diritti, solo doveri. La maggior parte, all'inizio, si prostituisce per pagare i debiti, nel giro di due anni però entra in un giro senza via d’uscita. Perché in teoria, una volta restituito tutto il denaro, queste donne sono libere di andarsene ma preferiscono restare. La società le rifiuta, sono stigmatizzate, tagliate fuori, trovare un altro lavoro è impossibile e loro devono continuare in qualche modo a mantenere economicamente le loro famiglie. Alcune entrano a Kandapara per fuggire al controllo del marito, altre, pur essendo sposate, hanno bisogno di denaro e qui trovano un folto numero di uomini pronto a pagare per il sesso. Ma ci sono anche le eccezioni. Chi, per esempio, vuole bere solo un tè, dell’alcol o semplicemente tenere la mano di una giovane ragazza, cose apparentemente normali per la cultura occidentale, ma vietate in quella bengalese. All’interno di Kandapara le donne non possono portare l'hijab. Il paradosso sta nel fatto che lo indossano fuori, dove il velo diventa il simbolo di un diritto negato, il diritto a una vita dignitosa.

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