Testo di Alessandro Mezzano
E’ vero, sono un inguaribile nostalgico che rimpiange il passato o almeno un “certo passato” e che non riesce a darsi pace per il degrado morale, sociale e personale di questa maledetta società moderna in cui è costretto e che gli sta stretta e scomoda! Rimpiango il tempo in cui non era tutto così mercificato, compresi i sentimenti, ed in cui la pietra di paragone con la quale si giudicavano le azioni delle persone era costituita da un codice etico che determinava chi era una persona per bene e chi invece non lo era. Rimpiango i tempi in cui guadagnare denaro con raggiri e con disonestà non era da “furbi”, ma da “mascalzoni”. Rimpiango i tempi in cui la fedeltà alle persone ed ai principi era considerata una virtù e non una debolezza o una fragilità.
Rimpiango i tempi in cui il senso del proprio dovere era un legame che teneva ancorati ad un codice di comportamento e non una inutile zavorra che tarpa le ali del successo.
Rimpiango i tempi in cui nel proprio lavoro si vedeva, oltre ad un mezzo di sostentamento per la famiglia, anche l’orgoglio delle proprie capacità ed il risultato di una vita spesa per raggiungere un posto dignitoso nella società.
Rimpiango i tempi in cui la famiglia era inscindibilmente composta da giovani, da meno giovani e da vecchi che erano tutti parte di un’unità solidale e reciprocamente rispettosa senza discriminazioni per coloro che erano più deboli, ma in cui esisteva una gerarchia di oneri e di responsabilità. Una famiglia che rispettava i propri vecchi anziché, come succede spesso oggi, abbandonarli alle cure di una “badante” o all’internamento in una “casa di riposo” pur di togliersi il peso e la responsabilità personali.
Rimpiango i tempi in cui la Patria era una realtà vissuta che incideva sul pensiero e sui comportamenti delle persone ed era la sublimazione del patrimonio culturale e tradizionale e storico che dava a ciascuno il senso e l’orgoglio di appartenenza ad una specifica comunità e non, come oggi, “..una invenzione dei ricchi per fregare i poveri”.
Rimpiango i tempi in cui i figli erano obbedienti e rispettosi verso i genitori accettandone i suggerimenti ed i rimproveri anziché trattarli da “vecchi rincoglioniti” e considerarli poco più che un comodo “bancomat” per soddisfare i propri capricci.
Rimpiango i tempi in cui fare l’amore era quasi sempre anche un volersi bene e non soltanto un fornicare come animali. Rimpiango i tempi in cui di una persona era più importante sapere chi e cosa era che non quanto guadagnava. Rimpiango i tempi in cui un prodotto era buono o una persona era una brava persona non in rapporto a quanta pubblicità potesse essere fatta in proposito, ma perché così pensava e diceva chi aveva provato il prodotto o conosciuto la persona. Rimpiango i tempi in cui la qualità era più importante della quantità ed il parere delle persone qualificate faceva aggio su quello degli ignoranti e degli imbecilli.
Poi sono arrivati gli Americani che ci avevano sconfitti in una guerra del sangue contro l’oro e ci hanno detto che il nostro sistema di vita era vecchio, superato, poco pratico e scomodo e che la cosa più importante era il denaro che poteva comperare tutto, anche le coscienze, anche l’approvazione della società, anche la salute e la benedizione di Dio.
Ci hanno detto che ogni uomo ha sempre il suo prezzo, che ogni situazione è riconducibile ad un danno o a un profitto economici, che solamente l’accumulo di ricchezza può dare la serenità e la pace e che chi è povero non è né sarà mai nessuno.
Ci hanno detto che i Dante, i Michelangelo, i Leonardo, i Pascoli, i San Francesco ed i tanti altri che noi consideriamo “Uomini illustri” non valevano nulla perché non sono stati in grado di accumulare patrimoni mentre, paradossalmente, valgono di più gli Al Capone o i Luky Luciano che hanno saputo accumularli. Ci hanno detto che di un uomo non è importante chi o che cosa sia, ma solamente quanto denaro sa guadagnare, non importa come.
Ci hanno convinti che onore, dovere, tradizioni, amor di patria, storia, cultura e senso del dovere sono solamente parole vuote che non portano da nessuna parte perché non rimpinguano il conto in banca e che possono anzi essere di ostacolo al raggiungimento della ricchezza. Ci hanno detto e dimostrato con i fatti, che la libertà dei popoli è un valore secondario rispetto agli interessi economici delle nazioni più potenti e che è lecito imporre il proprio dominio con la scusa di esportare la “democrazia”.
Il risultato è questa nuova società che stiamo vivendo e che a me sta scomoda e stretta e che vorrei, se lo potessi, cancellare con un colpo di spugna come un incubo dal quale risvegliarsi alla vita vera e reale..!
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