sabato 5 novembre 2016

Pastori che si fanno giustizia da sè


Fonte: Trentino

Ora è ufficiale: in bassa valle di Non c’è un killer degli orsi, responsabile probabilmente della morte di almeno tre plantigradi. La prova è arrivata dagli esami di laboratorio effettuati dall’Istituto zooprofilattico delle Tre Venezie sulla carcassa di orso rinvenuta dai forestali lo scorso 12 ottobre nei boschi di Lover. L’animale - sono riusciti a stabilire gli esperti - è morto per avvelenamento e il principio attivo risultato presente nell’organismo è l’Endosulfan, cioè un pesticida il cui uso è vietato in tutta l’Unione Europea dal 2012 a causa della sua pericolosità per la salute pubblica. Non solo, lo stesso prodotto sarebbe stato utilizzato per confezionare i bocconi avvelenati che hanno provocato la morte di altri due plantigradi proprio nella stessa zona: il primo venne ritrovato morto il 28 marzo del 2015, il secondo il 21 marzo di quest’anno. Non ci sono prove che la responsabilità dei tre avvelenamenti sia da attribuire a una sola persona, ma l’utilizzo della stessa sostanza in tutti e tre gli episodi (e la zona circoscritta in cui sono state ritrovate le carcasse) accredita questa ipotesi. Non ci sono dubbi nemmeno sul fatto che l’obiettivo fosse proprio l’orso (e non un animale più piccolo) vista la quantità di veleno utilizzata, sufficiente per uccidere una bestia di grandi dimensioni.


Sulla vicenda è stata aperta un’inchiesta della procura della Repubblica, nella speranza di riuscire a individuare il responsabile degli avvelenamenti. In realtà la conoscenza della sostanza utilizzata (che era già nota nel caso dei due precedenti avvelenamenti) non sarà determinante per le indagini: si tratta infatti di un prodotto che - sebbene ora sia proibito - era fino a qualche anno fa nella disponibilità di numerosi agricoltori. Intanto, con l’arrivo dell’autunno sono diminuite nettamente le segnalazioni di plantigradi sul territorio provinciale. E sono diminuiti anche i danni denunciati da allevatori e agricoltori, soprattutto in considerazione del fatto che è stata una stagione particolarmente ricca di risorse alimentari per gli orsi che così hanno anche limitato gli spostamenti alla ricerca di cibo (e quindi anche le occasioni di essere avvistati dall’uomo).


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