giovedì 24 novembre 2016

Prodromi di guerra civile?


Fonte: La Stampa

Dopo una notte di altissima tensione - quando la situazione sembrava tranquillizzarsi - è riesplosa questa mattina (giovedì) la rivolta al Moi, l’ex villaggio olimpico occupato. I profughi sono tornati in strada: hanno gettato cassonetti sulla via, lanciato oggetti contro le persone che terrorizzate si sono nascoste nei negozi costretti a chiudere. Sono intervenute in massa le forze dell’ordine, dopo che una camionetta dell’Esercito è stata costretta ad allontanarsi. Arrivati anche i reparti della polizia in assetto anti-sommossa.



All’origine della guerriglia urbana ci sarebbe una sedia. Secondo le prime ricostruzioni della Digos e all’indagine coordinata dal pm Paolo Borgna, mercoledì sera alcuni ospiti della struttura sono andati nel vicino bar Sweet, ritrovo dei tifosi granata, hanno chiesto una sedia che il titolare era disposto a regalare. Ma prima di uscire, i due hanno cercato di portare via anche un'altra sedia e un tavolino, il che ha scatenato la reazione di alcuni ultras che hanno deciso - a volto coperto - di andare a «dare una lezione» ai profughi. Al momento nessuno è stato identificato.


Indicano una bombola rossa all’ingresso delle palazzine. E ancora i segni di una seconda esplosione tra i termosifoni abbandonati all’entrata del seminterrato. Il giorno dopo le bombe carta lanciate contro l’ex Moi, sono i profughi a far vedere i segni lasciati dall’attacco. Parlano della rivalità accesa che, negli ultimi giorni, sarebbe scoppiata tra alcuni di loro e una parte degli ultras granata. Su questi episodi, adesso, sta cercando di far luce anche la procura.


Quello scoppio è come un richiamo: gli alloggi occupati si svuotano, la gente in strada. Sono tutti ragazzi di colore, del Ghana, della Nigeria, del Camerun. Si sentono sotto attacco. E colpiscono con violenza. Arriva un’autobotte dei vigili del fuoco, chiamati da qualcuno che abita in zona. I pompieri fanno per scendere, ma il camion viene circondato. Niente da fare, al Moi non si entra. Davanti c’è una barriera umana impenetrabile, infuriata, pronta a prendersela con chiunque.



Centinaia di occupanti dell’ex Moi, le case del villaggio olimpico del 2006, sono scesi in strada, sradicando cartelli, lanciando bottiglie, ribaltando cassoni dell’immondizia e urlando contro i residenti della zona, che dicono: «Fino a ieri eravamo soltanto stufi di questa situazione di illegalità diffusa. Adesso abbiamo davvero paura».

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