Testo di Jole Dessi
Chi fa sperimentazione afferma che la vivisezione non esiste più, pubblicizzando le pratiche nei laboratori come poco invasive, basate
su prelievi e iniezioni dove gli animali vivono in ottime strutture
di mantenimento e vengono curati 24 ore su 24, ma questa immagine è
ben lontana dalla realtà. Gli stabulari sono luoghi
freddi, bui, totalmente artificiali che odorano di paura, dove non
vengono minimamente rispettate le necessità fisiche e
comportamentali degli animali. Inoltre, per legge gli
animali dei laboratori, per essere definiti tali e rientrare nelle
statistiche, devono essere utilizzati vivi. Per aggravare
il triste quadro, tramite l’elenco fornito dal Ministero della
Salute, possiamo constatare quanto siano profondamente invasivi gli
esperimenti, solo per citare alcuni
esempi:
frattura chiodi centromidollari
valutazioni psichiatriche sotto stati di ansia e paura
termoablazione
degenerazione midollospinale
ulcere
lesioni cerebellari
reattività encefalo a contatto con colla
xenotrapianti
stimolazione profonda con elettrodi
danni cerebrali acuti
rigenerazione lesione spinale e nervo ottico
Un
lugubre elenco che potrebbe essere interminabile, reso ancora più
inammissibile dal fatto che sono test dove il dolore non viene
nemmeno minimamente attenuato dall’anestesia. È importante
sottolineare come si continuino a vedere autorizzati studi
anacronistici e paradossali come quelli eseguiti per i disturbi
alimentari (anoressia, obesità, bulimia), le sostanze d’abuso
(fumo, alcol e droghe) e addirittura l’acne.
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