lunedì 6 novembre 2017

Che siano parate o disastri “naturali”, la tecnologia è la stessa


Fonte: Il Giornale

Spesso, durante le grandi occasioni, osserviamo le minacciose nuvole all’orizzonte che potrebbero “rovinare la festa”, scaricando imponenti volumi d’acqua sulle celebrazioni. Dal 1946 c’è stato qualcuno che ha pensato di ovviare al problema, cercando di influenzare le previsioni meteorologiche in maniera artificiale. I due fisici statunitensi Robert Schaefer e Bernard Vonnegut approntarono un metodo di inseminazione delle nuvole con cristalli ghiacciati di ioduro d’argento, ghiaccio secco o un’espansione di propano. I due lavorarono parallelamente a due fattori, ovvero l’abbassamento termico e la formazione delle strutture reticolari dei cristalli che potessero agire da catalizzatori della pioggia. Queste tecniche sono state spesso utilizzate dai Paesi per ovviare ai periodi di siccità per salvare i raccolti, dissipare la nebbia, evitare la grandine o far nevicare. Si narra anche che in Unione Sovietica si fece piovere per affogare un’invasione di locuste. La tecnica consiste dunque nel “caricare” le nuvole così da far piovere in un punto ben preciso.


In tal modo, quindi, si può far sì che le perturbazioni si esauriscano prima di giungere in un determinato punto, evitando così che l’area designata per restare all’asciutto non ne venga colpita. La tecnica della non-pioggia, in questo caso, è stata spesso utilizzata in tanti paesi al fine di garantirsi un cielo blu che non rovinasse le grandi manifestazioni di piazza. Neanche la Russia è venuta meno alla volontà di celebrare la propria storia, in più occasioni, giovando del cielo limpido e soleggiato. La prima volta è avvenuto nel 1995, in occasione del cinquantesimo anniversario del Den’ Pobedy, il Giorno della Vittoria, con il quale si celebra la vittoria della grande guerra patriottica, in Occidente comunemente conosciuta come Seconda Guerra Mondiale, avvenuta il 9 maggio del 1945. In quell’occasione, vista anche la partecipazione dell’allora presidente statunitense Bill Clinton, il sindaco di Mosca dell’epoca, Yuri Luzhkov, decise di provare ad attuare questa tecnica, che si rivelo efficace, scaricando l’acqua delle perturbazioni lontano dalla Piazza Rossa, che poté godere di un cielo limpido.

Da allora, tutti gli anni, in prossimità delle celebrazioni nazionali russe, dunque anche il 4 novembre – giorno dell’Unità Nazionale -, e il 12 giugno, Giorno della Russia, e ovviamente il 9 maggio, una decina di aerei civili e militari tra cui uno Jakovlev Jak-42s, un Antonov An-12s e un Antonov An-26s, si avventurano nella troposfera al fine di controllare l’andamento delle perturbazioni, ed eventualmente diffondere le miscele di ioduro d’argento, ghiaccio secco e cemento al fine di produrre le precipitazioni lontano dal centro di Mosca. Lo stratagemma ha funzionato per la maggior parte delle volte, sebbene proprio nel 2017, durante il Giorno della Vittoria, si è riusciti ad evitare la pioggia, ma il cielo non è stato terso come ci si aspettasse. Un altro precedente spiacevole si verifico nel 2006, durante il 32esimo G8, tenutosi a San Pietroburgo, per il quale Putin promise che si sarebbe fatto piovere sulla Finlandia, dunque a poche decine di chilometri dalla città baltica. La cosa, però, non ebbe effetto, e la riunione dei potenti del mondo fu battezzata da un intenso acquazzone.  


È previsto che anche il prossimo 7 novembre, in occasione di una parata militare commemorativa nel centro di Mosca, la flotta si alzerà in volo per tenere Mosca asciutta. Staremo a vedere.

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