Fonte: Il Giornale
Spesso,
durante le grandi occasioni, osserviamo le minacciose nuvole
all’orizzonte che potrebbero “rovinare la festa”, scaricando
imponenti volumi d’acqua sulle celebrazioni. Dal 1946 c’è stato qualcuno
che ha pensato di ovviare al problema, cercando di influenzare le
previsioni meteorologiche in maniera artificiale. I due fisici
statunitensi Robert
Schaefer e Bernard
Vonnegut approntarono
un metodo di inseminazione delle nuvole con cristalli ghiacciati
di ioduro
d’argento,
ghiaccio secco o un’espansione di propano. I due lavorarono
parallelamente a due fattori, ovvero l’abbassamento termico e la
formazione delle strutture reticolari dei cristalli che potessero
agire da catalizzatori della pioggia. Queste tecniche sono state spesso utilizzate dai Paesi per ovviare ai
periodi di siccità per salvare i raccolti, dissipare la nebbia,
evitare la grandine o far nevicare. Si narra anche che in Unione
Sovietica si fece piovere per affogare un’invasione di locuste. La
tecnica consiste dunque nel “caricare” le nuvole così da far
piovere in un punto ben preciso.
In tal modo, quindi, si può far sì che le perturbazioni si esauriscano prima di giungere in un
determinato punto, evitando così che l’area designata per restare
all’asciutto non ne venga colpita. La tecnica della non-pioggia, in
questo caso, è stata spesso utilizzata in tanti paesi al fine di
garantirsi un cielo blu che non rovinasse le grandi manifestazioni di
piazza. Neanche la Russia è venuta meno
alla volontà di celebrare la propria storia, in più occasioni,
giovando del cielo limpido e soleggiato. La prima volta è avvenuto
nel 1995, in occasione del cinquantesimo anniversario del Den’
Pobedy, il Giorno della
Vittoria, con il quale si celebra la vittoria della grande guerra
patriottica, in Occidente comunemente conosciuta come Seconda Guerra
Mondiale, avvenuta il 9
maggio del
1945. In quell’occasione, vista anche la partecipazione dell’allora
presidente statunitense Bill
Clinton, il sindaco
di Mosca dell’epoca, Yuri
Luzhkov, decise di
provare ad attuare questa tecnica, che si rivelo efficace, scaricando
l’acqua delle perturbazioni lontano dalla Piazza Rossa, che poté
godere di un cielo limpido.
Da allora, tutti gli anni, in
prossimità delle celebrazioni nazionali russe, dunque anche il 4
novembre –
giorno dell’Unità Nazionale -, e il 12
giugno, Giorno
della Russia, e ovviamente il 9 maggio, una decina di aerei civili e
militari tra cui uno Jakovlev Jak-42s,
un Antonov An-12s e
un Antonov An-26s,
si avventurano nella troposfera al fine di controllare l’andamento
delle perturbazioni, ed eventualmente diffondere le miscele di ioduro
d’argento, ghiaccio secco e cemento al fine di produrre le
precipitazioni lontano dal centro di Mosca. Lo stratagemma ha funzionato per
la maggior parte delle volte, sebbene proprio nel 2017, durante il
Giorno della Vittoria, si è riusciti ad evitare la pioggia, ma il
cielo non è stato terso come ci si aspettasse. Un altro precedente
spiacevole si verifico nel 2006, durante il 32esimo
G8, tenutosi a San
Pietroburgo, per il
quale Putin promise che si sarebbe fatto piovere sulla Finlandia,
dunque a poche decine di chilometri dalla città baltica. La cosa,
però, non ebbe effetto, e la riunione dei potenti del mondo fu
battezzata da un intenso acquazzone.
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