Fonte: Tempi
Il 24 ottobre un ufficiale di polizia si è presentato alla porta della famiglia
Martens a Eslohe, piccolo comune della Renania
Settentrionale-Vestfalia, in Germania. Mentre apriva la porta, Eugen
conosceva già lo scopo di quella visita: l’arresto della moglie e
madre dei suoi nove figli Luise. Sapeva tutto in anticipo perché per
lo stesso motivo lui stesso era già stato arrestato l’8 agosto
del 2013. Che cosa hanno fatto dunque i due coniugi di 37 anni
di così grave da meritare l’arresto? Non hanno ucciso, non hanno
rubato né danneggiato alcuno. La loro unica colpa è di essere padre
e madre di una bambina che si è rifiutata di partecipare due volte
ai corsi di educazione sessuale previsti per le elementari. L’anno
scorso Luise non è stata portata in carcere insieme al marito perché
era incinta. Quest’anno, l’ufficiale di polizia non l’ha
«prelevata con la forza come dovrei» perché sta ancora allattando
l’ultimo figlio. «Purtroppo però non finisce qui. L’ufficio del
procuratore farà applicare la decisione del giudice», afferma il
poliziotto nel video che vedete qui sotto.
«Tantissime famiglie sono nella
stessa situazione dei coniugi Martens in Germania», dichiara a
tempi.it Mathias Ebert, sposato con quattro figli, che dopo essere
venuto a conoscenza della storia dei Martens, ha deciso di fondare a
Colonia l’associazione Besorgte Eltern (“Genitori
preoccupati”). Il movimento ha già organizzato diverse
manifestazioni in
Germania con migliaia di partecipanti perché «si discuta
pubblicamente di questo scandalo gigantesco e si impedisca la
corruzione dei nostri figli», che a partire dai sei anni devono
partecipare a corsi di educazione sessuale dove si propugna
l’ideologia del gender.
Perché se una bambina
salta due ore di scuola i genitori vengono messi in carcere?
In
Germania la scuola è obbligatoria e se un bambino salta le lezioni
la scuola ha la facoltà di denunciare i genitori e il tribunale può
multare la famiglia. I coniugi Martens hanno per questo ricevuto una
multa di circa 30 euro. Questo è assurdo perché la figlia ha
abbandonato di sua iniziativa la lezione.
La famiglia non poteva
pagare e basta?
No,
perché è una questione di principio. Quello che fa arrabbiare è
che il tribunale usi due pesi e due misure. Alcuni bambini non vanno
a scuola per mesi e ai genitori non succede niente. Però quando una
bambina salta due ore di educazione sessuale, ecco che la famiglia
viene subito denunciata. È ingiusto e infatti nel video che abbiamo
realizzato il poliziotto è imbarazzato e dà tutta la colpa alla
procura.
Perché la bambina non
voleva partecipare ai corsi di educazione sessuale?
Perché
il contenuto delle lezioni è perverso. Non solo si mostra ai bambini
come funziona il sesso dei maschi e delle femmine, ma li si mette
davanti alla “varietà” delle pratiche sessuali: sesso orale,
sesso anale e molto altro. Si dice anche ai bambini, fin dalle
elementari, che il loro genere non è determinato e che non possono
sapere se sono maschietti o femminucce, che devono pensarci su.
Questa per me si chiama manipolazione dei più piccoli.
Ci sono stati altri casi
oltre a quello della famiglia Martens?
Certo.
Non conosco il numero esatto dei genitori incarcerati, ma solo il
piccolo gruppo dei genitori della città di Paderborn (150 mila
abitanti, ndr) ha scontato negli ultimi anni complessivamente 210
giorni di galera. È uno scandalo gigantesco anche perché sono gli
stessi bambini a voler uscire dalle classi. Nella città di Borken,
ad esempio, in una classe la lezione ha turbato così tanto i bambini
che sei di loro sono
svenuti.
Quanto devono stare in
carcere i genitori?
Dipende.
Un padre con cui ho parlato recentemente qui nella Renania
Settentrionale-Vestfalia ha passato in galera 21 giorni e sua moglie
rischia la stessa pena perché il figlio ha abbandonato le lezioni di
sua spontanea volontà. Altri restano in carcere anche 40 giorni ma
nessuno li ascolta. Nessuna consente loro di alzare la voce e
protestare.
La storia dei Martens
però ha fatto il giro della Germania.
Sì,
perché sono persone molto coraggiose. Hanno scelto di rendere
pubblica la loro storia e non è scontato, visto che la maggior parte
degli altri genitori non parla di questa cose.
Perché?
Perché
ha paura. In Germania quando si viene puniti, si viene subito
considerati come “criminali”. Quindi non è difficile farsi
intimidire. Io però sto cercando di mobilitare queste famiglie
perché le loro storie escano alla luce del sole. La famiglia Martens
ha da subito parlato pubblicamente ed è stato grandioso: se tanta
gente verrà a conoscenza di questi fatti, finalmente se ne
discuterà. Alle cose non si dà il giusto peso: in Germania uno
stupratore viene lasciato a piede libero se non era pregiudicato,
mentre si rinchiudono in prigione i genitori onesti.
Che cosa chiedete nelle
vostre manifestazioni?
Che
non vengano turbati i sentimenti dei bambini. Non è giusto. È una
violenza nei loro confronti. È chiaro che se abbandonano le classi è
per il clima che respirano in casa, ma questo è forse sbagliato? È
sbagliato che un bambino si porti addosso determinati valori
trasmessi in famiglia e viva in base ad essi? Io credo di no. Il
nostro primo obiettivo però è che si parli di queste cose: ecco
perché scenderemo in strada, faremo manifestazioni, discuteremo con
i media, perché tutto il Land ne venga a conoscenza.
Perché ha fondato
l’associazione Besorgte Eltern?
Ho
quattro bambini, sono testardo proprio come il mio amico Eugen e
quando toccherà a me so che potrei fare la stessa fine. Ma questa è
una follia. Inoltre ho scoperto che migliaia di genitori tedeschi
sono uniti da questo trauma e stanno dalla nostra parte. Abbiamo le
spalle coperte dalla gente e questo ci dà forza. Abbiamo cominciato
a protestare a gennaio e ora ci hanno raggiunto migliaia di persone.
Questo movimento è importante, perché solo se si è informati è
possibile difendersi. E se i nostri bambini oggi vengono corrotti, il
futuro del nostro paese sarà presto corrotto. Allora non potremo più
rimediare.
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