Anche se si sentono i grugniti dei cinghiali, che non sono paragonabili, precisamente, al canto dell’usignolo, bastano le musiche di sottofondo, a corredo delle riprese di aironi guardabuoi, di un fagiano maschio con due femmine, di una volpe solitaria, un gruccione, un cormorano, qualche limicolo e una piccola famiglia di caprioli, per trasmettere il senso del sacro, del tempo che passa, della Natura imperitura e della magia di un equilibrio intramontabile. In una parola, la poesia della vita che resiste e persiste, riproducendo le dinamiche vecchie di millenni e imponendo se stessa, sempre uguale, ma sempre diversa. Come si può restare indifferenti a tutto questo? Come si può mancare di rispetto a tanta bellezza?
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