Williams, d’accordo con altri osservatori, considera movente essenziale del cannibalismo delle isole Figi la vendetta che a volte tende a perseguitare il nemico fin dopo la morte, mutilandone ad esempio tremendamente la salma. Probabilmente per lo stesso motivo si eseguiva anche il “vakatotoga”, la tortura, durante la quale si tagliavano alle vittime, dal corpo vivo, pezzi di carne e membra per mangiarle sotto i loro occhi con parole di dileggio, e costringendoli perfino a mangiare qualcosa della loro propria carne cotta. Insieme ad altre atrocità di questo genere si narra il fatto di un capo che avrebbe squartata viva una donna di un villaggio conquistato, ponendola in un gran catino di legno perché non andasse perduta nemmeno una goccia di sangue.
[Ewald Volhard – Il cannibalismo. Einaudi, 1949]
Chi era il capo?Quello del tino,il più truculento di tutti,il più ostinato di tutti,il più fetente di tutti.
RispondiEliminaChi sono i nostri capi?..................
Nelle tribù di cannibali,o nelle democrazie urbane,chi sono i caporali?Nelle giungle o nelle strade nulla cambia, l'uomo è un primitivo.Saluti.
Con i film che abbiamo visto, da adulti, o con le letture che abbiamo fatto, siamo stati portati a credere che solo l'uomo bianco raggiungesse gli abissi della malvagità (torture dell'inquisizione, esperimenti dei medici nazisti, ecc.), e perciò suona così strano sapere che anche i selvaggi sapevano comportarsi da selvaggi, appunto, torturando i loro nemici.
EliminaSe poi ci aggiungiamo il mito del "Buon selvaggio", che vive una vita paradisiaca e pacifica, l'inganno è completo.