Loro non volevano farsi prendere, giacché essere tolti dal proprio ambiente, mediante mezzi meccanici, equivale alla morte. Senonché, probabilmente ho salvato loro la vita, perché, come capita spesso al Tagliamento, anche in quel caso si era formata una pozzanghera senza contatti con la vena principale del fiume, in cui, una volta prosciugatasi l’acqua, tutti i pesci presenti sarebbero destinati a morire. Ma il destino si può anche cambiare e nel loro caso è andata proprio così. Superato velocemente il trauma della cattura tramite guadino, ora si trovano in uno dei miei acquari, con tanto di ossigenatore e di pompa filtro. Ogni giorno, dopo aver dato il mangime per pesci rossi a quelli dell’acquario grande, ne do un pizzico anche a loro, sminuzzando le scaglie fra le dita affinché siano delle dimensioni giuste per le loro piccole bocche. E come lo mangiano di gusto! Se continueranno a trovare di loro gradimento il cibo che gli offro, potrò tenerli tutto l’inverno e quando saranno abbastanza grandi, li potrei trasferire nell’acquario da 360 litri, insieme al pesce rosso, al “Black moore” e ad altri tre presi mesi fa, che probabilmente sono della stessa specie di questi ultimi, scardole o cavedani, non saprei. Oppure, in un impulso di magnanima generosità, potrei restituirli alla natura, come sarebbe giusto fare, vincendo il mio egoismo da collezionista.
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