giovedì 28 luglio 2022

Chi fa falla, chi non fa sfarfalla!

Viviamo in un mondo ostile e anche i miei ortaggi se ne sono accorti. Il mio orto, dopo due minuti, è impraticabile. Prima le lumache, poi le cimici, a far danni, e ora che molluschi ed emitteri se ne sono andati, causa canicola, ecco i ditteri in pieno assetto di guerra, interi squadroni, assetati di sangue, del mio sangue. I simulidi mi attaccano in faccia, le anofeli sulle gambe nude. E sono tutte femmine. Maledette! Hanno bisogno di sangue per far crescere le loro uova. In senso traslato, sono come i nostri politici: hanno bisogno del nostro sangue, sotto forma di tasse, per far crescere la loro prole e per comprarsi la barca, la villa e la macchina di lusso, oltre al Rolex. So da anni di essere un “saturnino”, ovvero d'essere portato alla melanconia. Mi sono spesso definito un’anima in pena – alma penada, in spagnolo – e quale esempio migliore di travaglio interno se non quello manifestato da queste carote? Buone, erano buone, e sono perfino riuscito a farle alla julienne, ma erano proprio brutte, attanagliate da dilemmi interiori, crisi esistenziali e incertezze fatali. C’è una spiegazione chimico-fisica per loro (c’è sempre una spiegazione di tal genere) ma a me piace pensare che...talis ortolanum, talis carotanum.


E’ la seconda volta in vent’anni, a tanto ammonta la distanza temporale dall’ultima volta che ho fatto l’orto, che commetto lo stesso errore: le piantine dei finocchi devo stare distanti l’una dall’altra, perché hanno bisogno di spazio per espandersi. Mettendole troppo fitte, non producono risultati edibili. Sono finiti nella discarica del Verde. Volendo fare una battuta, neanche tanto divertente, questo è ciò che succede se non si rispetta il distanziamento sociale. Anche gli esseri umani, come i finocchi, hanno bisogno della distanza prossemica, ciascuno secondo i suoi gusti e la sua cultura (per i nordafricani è la metà della nostra, per cui, quando vi parlano, vi vengono...troppo vicini). Ma se la distanza sociale è imposta per legge, è un arbitrio, una violenza governativa. Ogni finocchio deve essere libero di stare vicino o lontano dagli altri finocchi, a sua scelta.


I cetrioli, come le angurie, hanno bisogno di molta acqua, per caso? Beh, se è così, hanno scelto il periodo geologico sbagliato. O meglio, ho sbagliato io a piantare i cetrioli. Uno solo ha fruttificato, mentre gli altri sono finiti nei capaci stomaci delle limacce. E, per rimarcare ancora meglio la sua contrarietà, per dimostrare che anche lui percepisce l’ostilità del mondo, ha deciso di produrre un unico frutto di colore giallo, itterico, anziché verde come tutti i cetrioli di questo mondo. Anche lui, come i finocchi, è finito nel cassone del Verde. Terrò presente per il prossimo anno: niente cetrioli! Lasciamo fare il lavoro a chi lo sa fare, poiché i dilettanti allo sbaraglio saranno sempre condannati a commettere errori. Mi consolo pensando che la saggezza popolare è dalla mia parte: chi fa falla! Chi non fa, va a comprare i cetrioli al supermercato.


Patate novelle, ma così novelle che la più grande è come un uovo di gallina, mentre il restante è grande come un uovo di piccione (la foto inganna con le dimensioni). La parte verde si stava seccando e allora ho pensato che era giunto il momento di scalzarle fuori dalla terra. L’ho fatto stamattina, quasi in apnea, difendendomi nel contempo dai simulidi e dalle anofeli. “No se po’ campà accussì!”. L’orto deve essere un piacere, se non è un piacere, che piacere è? Direbbe Nino Manfredi. Credo che le farò al forno, ma a sbucciarle non ci penso proprio. Gli lascerò la buccia, tranne forse quelle più grandi, sennò, sbucciandole, va perso altro materiale edibile. Dorifore non se ne sono viste, altrimenti le avrei fotografate volentieri, dato che si tratta di crisomelidi fra i più belli d’Europa, benché siano d’origine americana. Osservando la foto, si capisce che ci sono due varietà di patate, perché alcune sono rossastre, e le altre di color...patata. Non so che varietà siano, né le une, né le altre, ma per me, data la piccolezza, sono di varietà Brunetta. Se al palato saranno gustose, ve lo farò sapere. In caso contrario, ci metterò molto ketchup.

6 commenti:

  1. Se le carote hanno quella forma, può darsi che il terreno sia troppo pietroso, ciottoloso o non ben lavorato in profondità. Mi permetto un consiglio per le patate: in teglia con qualche spicchio d'aglio in camicia, alloro, rosmarino, sale ed olio. Oppure, sempre in teglia, con cipolle intere, alloro, rosmarino, sale ed olio. Sento già il profumo... (Il ketchup lascialo a chi non sa mangiare)

    RispondiElimina
  2. Risposte
    1. Eeeeeh! Tu hai gusti raffinati!


      Il mio è elettrico.

      A legna ce l'hanno solo certe pizzerie.

      Elimina
  3. Come mai le carote fanno bene alla vista? Perché non si è mai visto un coniglio con gli occhiali....

    RispondiElimina