giovedì 28 luglio 2022

Un cipresso non precisamente alto e schietto

Messico. L'albero di Tule

2 commenti:

  1. Enormi frese squarciarono le montagne, gigantesche pale meccaniche scavarono in profondità. Spoliazione di metalli preziosi. Le cavità derivanti dagli scavi si riempirono delle acque sotterranee, dando luogo ai laghi, ai mari chiusi. Alberi enormi, vecchi di secoli vennero abbattuti, forse per il silicio, usato nei circuiti, per le arterie dei circuiti, gangli della memoria universale, intelligenza artificiale subentrata al gesto occasionale, sporadico, unilaterale della creazione di una realtà maledettamente reale, malgrado le teorie - fregnacce orientaleggianti.

    La classe operaia non va in paradiso, e noi fummo creati per piegar la schiena, a favore di esseri un pochino più potenti di noi, un pochino più crudeli, titolari di una sorta di "diritto" sulla nostra vita.

    Pare in alcune ere la classe padronale sia stata più illuminata, tollerante. Ma senza esagerare. Non aspettatevi inviti ad un caminetto rotariano, alla cena di gala al club velico.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Il bello della tua prosa è che è multiforme (multitasking).

      Questo brano sembra tratto da un romanzo di fantascienza, stile Giulio Verne.

      Elimina