Pioveva,
camminammo su e giù per le colline al buio finché giungemmo ad una piccola
capanna con una porta rossa e con sopra un cartello rotondo di legno con la
scritta: “Ossario per animali vittime della strada".
La
costruzione era ispirata a un saggio di Barry Lopez nel quale egli suggerisce
che la gente deve mostrare rispetto verso le vite degli animali uccisi sulle
strade e autostrade. (“Non puoi mai sapere,” scriveva Lopez, “quelli a cui dai
una dignitosa sepoltura, a cui chiedi in qualche modo scusa, in una cultura
parallela avrebbero potuto essere degli esseri sacri”. “E’ un atto di
rispetto, una dimostrazione di autocoscienza”). La capanna era angusta e
lugubre, decorata con le ossa di piccoli animali chiusi in contenitori in vetro
illuminati. Una melodia da brivido si diffondeva da un iPod. Si superava
una tenda, ci si sedeva e ci si metteva una maschera di cartapesta che
raffigurava un tasso. Dritto di fronte a noi, seduta dietro una finestra aperta
nella parete scura, c’era un’altra persona – un volontario – che indossava
anche lui una maschera da tasso. Questi sedeva silenzioso e immobile, tranne
quando ripeteva esattamente ogni movimento che noi facevamo, finché, mossi
dalla stanchezza, dall’emozione, dalla soddisfazione o dal disagio, si usciva.
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