giovedì 7 gennaio 2016

Quid Quod Quad


Quando la comitiva di Avventure nel mondo è numerosa, il capogruppo ha qualche difficoltà a mettere tutti d'accordo. C'è chi vuole andare al mare, chi vuole andare ai monti, chi vuole andare al lago e chi vuole visitare monumenti e chiese. Alla fine, se il capogruppo è abile, pur tra mille mugugni la comitiva va dove deve andare. Noi non facevamo parte di Avventure nel mondo ed eravamo solo in quattro, a cui poi si è aggiunto Enrico Con-i-baffi e sua moglie malgascia. Eravamo io, Tina, il signor M.M. e il signor M.Z. e inizialmente si pensava ai Set Lac, amena località a 70 Km di distanza da Tulear, raggiungibile solo con moto da cross a causa dell'asperità del sentiero. Il fiume che scorre parallelo alla strada si è mangiato buona parte del percorso e nemmeno i quad ci arrivano. Il francese che li dà a noleggio, infatti, ce lo aveva detto chiaro e tondo: a “Set Lac no!”, non potendo correre il rischio di avere un suo quad danneggiato e organizzare, poi, un'operazione di soccorso per andare a recuperarlo, la cui spesa, sempre ragionando per ipotesi, sarebbe stata totalmente a nostro carico. Io vi ero stato nel 2007 con un fuoristrada, in compagnia di madame Fanja presso cui eravamo alloggiati ad Ankilibe. C'era Tina e i due figli piccoli della nostra padrona di casa. Il signor M.M. vi era stato vent'anni fa e nei sette laghetti aveva pure fatto il bagno.



Se non che, a contrastare l'idea di andare a Set Lac non c'era solo la presenza di grosse pietre taglienti sulla carreggiata, ma anche la paura fondata di Tina di un agguato da parte dei malaso, i banditi, indi per cui, non ci sarebbe venuta nemmeno se l'avessimo portata con una portantina drappeggiata di seta. Ci sarei andato da solo, con i due italiani conosciuti in albergo pochi giorni fa, M.M. e M.Z., correndo il rischio di fare brutti incontri, se solo avessimo trovato tre moto per andarci e a dispetto dei 70 Km di andata e dei 70 Km del ritorno, ma di moto a noleggio non se ne trovavano, né presso il francese del Quad du Capricorne, né presso il Trajectoire di proprietà di un altro francese. Nel frattempo, meditando sul da farsi, nella gelateria di Stefano il vicentino abbiamo incontrato Enrico Con-i-baffi, dotato di quad personale, che ci ha consigliato di andare a vedere la spiaggia di Andaboy, dai francesi chiamata Batterie. In quella spiaggia sono state scattate le foto qui pubblicate.


Prima però, presso il francese del Quad du Capricorne, era saltata fuori un'altra possibilità: andare a Salary, 120 Km a nord di Tulear. Rispetto ai Set Lac, Salary offre un percorso su sterrato molto migliore e non presenta il rischio dei malaso. A Salary però non c'è campo, per mancanza di ripetitori, mentre a Set Lac sì. Ciò che ci ha fatto desistere dall'affrontare tutti quei chilometri è che avremmo dovuto impiegare due giorni e quindi pagare 400.000 ariary (114 euro) il noleggio dei quad, con taniche di benzina a parte. Anche andando a Set Lac ci saremmo dovuti munire di taniche di carburante, ma si sarebbe andati e tornati in giornata, spendendo 200.000 ariary (57 euro). A Salary saremmo stati alloggiati una notte Chez Francesco, un italiano di origini sarde che si trova in Madagascar da 23 anni. I suoi bungalow costano, considerato lo sconto per noi italiani, 50.000 ariary a notte (14 euro).


Alla fine, dopo che alcuni ragazzi che stazionavano davanti al nostro albergo ci avevano offerto le loro moto in affitto, e seguendo il consiglio di Enrico Con-i-baffi, siamo andati ad Andaboy, che i francesi chiamano Batterie. Il costo del noleggio delle moto è stato di 50.000 ariary. La spiaggia in questione è a volte frequentata dalle tromba (pron. ciumba) che altro non sono che il corrispettivo femminile degli ombiasy, stregoni. Non solo le tromba vi fanno il bagno, ma vi portano i loro clienti malati di malocchio e li purificano portandoli in acqua e spruzzandoli di schizzi, ovviamente seguendo un preciso rituale. In lingua malgascia il mare si chiama Ranomasina, letteralmente “acqua sacra”. Per tale ragione, presumo, l'acqua di mare è usata dalle streghe per guarire gli indemoniati e gli altri tapini afflitti da malocchio, anche se per i primi non c'è niente di meglio che legarli a un letto di ferro e percuoterli in testa con la sacra Bibbia, qualora la sacra acqua del mare non dovesse bastare.


Quando è arrivato mezzogiorno, e constatato che l'orario per la restituzione delle moto era stato fissato per le 5 del pomeriggio, il signor M.Z. ha proposto di andare a Saint Augustin, circa 30 Km a sud di Tulear, sulla strada dell'aeroporto che conduce anche ad Ankilibe. Avendogli risposto che preferivo pranzare con Tina, mi sono creato i presupposti per le prese in giro serali da parte del signor M.Z. facente funzioni di capogruppo, nonché autonominatosi “macho” della situazione. Le donne malgasce accoccolate sulla spiaggia lo avrebbero sicuramente nominato Mister Andaboy, se solo qualcuno avesse indetto un concorso che valutasse la prestanza fisica dei 4 vazaha arrivati sul posto. Anch'io, devo confessarlo con orgoglio, mi sarei ben piazzato in questo eventuale concorso. Almeno, a giudicare dalle occhiate e dalle risatine impudiche delle signore in questione, accampate all'ombra di un pareo.


Gli altri due stranieri, M.M. ed Enrico Con-i-baffi, in quel momento si erano allontanati camminando meditabondi sulla riva del mare, parlando forse dell'episodio di cronaca nera capitato nel 2012, poco distante da dove ci eravamo fermati. Pertanto, nell'eventuale concorso per il più prestante vazaha di Andaboy, allontanatisi due dei partecipanti, mi sarei guadagnato un eccellente secondo posto. Non male, per un principiante!


Ed ecco cosa disgraziatamente capitò quattro anni fa ad Andaboy. Due francesi, un uomo e una donna incinta, furono uccisi con ferocia da 4 malgasci, si dice perché non avevano rispettato un tratto di spiaggia fady (tabù), cioè interdetto sia ai vazaha che ai gasy, ma più probabilmente per una rapina finita nel sangue. Il corpo della donna fu trovato subito, mentre quello dell'uomo dopo qualche giorno a 30 Km di distanza perché trascinato lontano dalle correnti. Gli investigatori inviati dal governo francese risolsero il caso in breve tempo grazie alle intercettazioni telefoniche: uno degli assalitori, tuttora in carcere in Madagascar, si era appropriato del cellulare della donna.


Enrico Con-i-baffi a mezzogiorno era atteso dalla moglie, io da Tina, così che M.M., prima passeggero del signor Enrico, ha preso il mio posto alla guida della Yamaha 125 da me condotta e ha accompagnato M.Z. a Saint Augustin. Fatte le foto di rito, tra cui il cippo in cemento che indica la linea del tropico del Capricorno, M.M ed M.Z., ustionati dai raggi solari, erano di ritorno all'albergo alle 16.30, perfettamente in orario con i tempi. A Sant Augustin, io e Tina ci andremo in gita la prossima settimana, in giornata, insieme all'altro italiano presente al Vahombe, pure lui dotato di quad personale. Salvo imprevisti e malaso permettendo.

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