venerdì 17 febbraio 2017

Il ritorno di un fantasma



La prima volta che vidi un giovane malgascio indossare per strada una maglietta con l’immagine di Osama Bin Laden fu nel 2003, nel quartiere di Beoririka a Tanà e il primo impulso fu di correre dietro al ragazzo e di chiedergli spiegazioni sul perché indossasse l’effige del nemico pubblico numero uno al mondo. Il secondo impulso, più razionale, fu di mandare il nostro autista Maurice a comprare una maglietta simile da portare in Italia come souvenir. Nel 2003 la ferita delle Torri Gemelle era ancora aperta in Occidente, io non avevo ancora ben chiaro cosa fosse realmente successo e migliaia di giovani nel Terzo Mondo avevano fatto di quel miliardario saudita il loro eroe nella lotta all’imperialismo americano. I cinesi, come al solito, ne avevano approfittato mettendo sul mercato dei paesi poveri quel tipo di magliette. Oggi, a distanza di 16 anni da quella demolizione controllata che diede il via alla cosiddetta guerra al terrore, mi ritrovo un vecchio malgascio, a Tulear, con la stessa maglietta e i casi sono due: o i cinesi continuano a fabbricarle, ma è poco probabile, o questo signore è riuscito a conservare bene, in naftalina, un capo di abbigliamento che risale a tre lustri fa. Lui, comunque, non sembrava conoscere la storia di quel signore barbuto che portava sulla pancia.

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