giovedì 16 febbraio 2017

Una festa di compleanno


Per noi piccoli borghesi, che siamo cresciuti con sdolcinate abitudini familiari, laddove i compleanni dovevano per forza essere momenti di gioia, circondati com’eravamo, nell’infanzia e a volte anche nell’età adulta, da amici e parenti, vedere come il compleanno della neoquattordicenne Annika andasse a finire in vacca, è piuttosto demoralizzante. Prenotata il giorno prima perché il mercoledì “Le Jardin” di Giancarlo è chiuso, la torta per cinque persone è stata una notte in frigo e io mi domandavo come fare una sorpresa ad Annika dal momento che avrebbe visto la scatola di cartone e avrebbe domandato cosa contenesse. Sua madre, infatti, le ha detto che era roba del vazaha, cioè del sottoscritto e che non avrebbe dovuto toccarla. Invece era per lei e ancora adesso mi chiedo se lo avesse almeno sospettato.



Di fatto, il 15 mattina sua madre la manda a prendere i due bambini, Odillon e Sammy, dicendole di tornare subito, prima di mezzogiorno. Per quell’ora infatti la pastasciutta al sugo di melanzane era pronta, ma di minorenni nessuna traccia. Io e Tina ci siamo messi a mangiare da soli, aspettando che i bambini e la neoquattordicenne arrivassero. E invece, erano le due meno dieci che, svegliato dalla siesta, sento le urla di Tina che rimproverava Annika per il ritardo. Mi aspettavo che prima o poi smettesse, ma le urla continuavano. Annika faceva orecchie da mercante ma, invece di mettersi a tavola, se n’è andata, lasciando i due cugini a prendersi la sfuriata della genitrice. I saggi latini hanno coniato l’espressione “Maxima debetur pueri reverentia”, ai bambini si deve il massimo rispetto, ma in Madagascar non hanno avuto antenati così gentili verso l’infanzia. Interrogati i due fratelli su cosa fosse successo, si è saputo che Annika, invece di ottemperare agli ordini ricevuti, era andata nel villaggio natio di Analatsimavo, a giocare con le sue amiche. Un atto di libertà che le è costato caro. Quando i giochi sono finiti, Annika si è ricordata di tornare ad Anpasikibo, ma erano le 13.50 quando ha fatto il suo ingresso in casa. Forse sapeva cosa le sarebbe capitato ed era molto titubante nell’entrare.




I bambini, la pastasciutta l’hanno mangiata ed è toccato a Sammy, il più piccolo, di tagliare la torta. Due fette sono rimaste per Annika, comunque, ma alla sera sua madre ancora non sapeva se la ragazzina sarebbe tornata a casa a dormire o se fosse andata da qualche parente. La sera, all’imbrunire, la piccola è tornata, mogia mogia. Ha mangiato la pasta rimasta e anche un po’ della torta che avevo comprato per lei. Del compleanno evidentemente non le importava: ha preferito la libertà di trasgredire gli ordini dell’arcigna madre. Viva la libertà, allora. Le bambine buone vanno in paradiso, quelle ribelli vanno ovunque.

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