Per noi piccoli borghesi, che siamo cresciuti con sdolcinate
abitudini familiari, laddove i compleanni dovevano per forza essere
momenti di gioia, circondati com’eravamo, nell’infanzia e a volte
anche nell’età adulta, da amici e parenti, vedere come il
compleanno della neoquattordicenne Annika andasse a finire in vacca,
è piuttosto demoralizzante. Prenotata il giorno prima perché il
mercoledì “Le Jardin” di Giancarlo è chiuso, la torta per
cinque persone è stata una notte in frigo e io mi domandavo come
fare una sorpresa ad Annika dal momento che avrebbe visto la scatola
di cartone e avrebbe domandato cosa contenesse. Sua madre, infatti,
le ha detto che era roba del vazaha, cioè del sottoscritto e che non
avrebbe dovuto toccarla. Invece era per lei e ancora adesso mi chiedo
se lo avesse almeno sospettato.
Di fatto, il 15 mattina sua madre la manda a prendere i due
bambini, Odillon e Sammy, dicendole di tornare subito, prima di
mezzogiorno. Per quell’ora infatti la pastasciutta al sugo di
melanzane era pronta, ma di minorenni nessuna traccia. Io e Tina ci
siamo messi a mangiare da soli, aspettando che i bambini e la
neoquattordicenne arrivassero. E invece, erano le due meno dieci che,
svegliato dalla siesta, sento le urla di Tina che rimproverava Annika
per il ritardo. Mi aspettavo che prima o poi smettesse, ma le urla
continuavano. Annika faceva orecchie da mercante ma, invece di
mettersi a tavola, se n’è andata, lasciando i due cugini a
prendersi la sfuriata della genitrice. I saggi latini hanno coniato
l’espressione “Maxima debetur pueri reverentia”, ai bambini si
deve il massimo rispetto, ma in Madagascar non hanno avuto antenati
così gentili verso l’infanzia. Interrogati i due fratelli su cosa
fosse successo, si è saputo che Annika, invece di ottemperare agli
ordini ricevuti, era andata nel villaggio natio di Analatsimavo, a
giocare con le sue amiche. Un atto di libertà che le è costato
caro. Quando i giochi sono finiti, Annika si è ricordata di tornare
ad Anpasikibo, ma erano le 13.50 quando ha fatto il suo ingresso in
casa. Forse sapeva cosa le sarebbe capitato ed era molto titubante
nell’entrare.
I bambini, la pastasciutta l’hanno mangiata ed è toccato a
Sammy, il più piccolo, di tagliare la torta. Due fette sono rimaste
per Annika, comunque, ma alla sera sua madre ancora non sapeva se la
ragazzina sarebbe tornata a casa a dormire o se fosse andata da
qualche parente. La sera, all’imbrunire, la piccola è tornata,
mogia mogia. Ha mangiato la pasta rimasta e anche un po’ della
torta che avevo comprato per lei. Del compleanno evidentemente non le
importava: ha preferito la libertà di trasgredire gli ordini
dell’arcigna madre. Viva la libertà, allora. Le bambine buone
vanno in paradiso, quelle ribelli vanno ovunque.
so come funge.......la mia bambina ha 14 anni....
RispondiEliminamichy