Dopo dieci anni comincio a sentire la fatica di viaggiare in taxi
brousse. Dopo dieci anni il parco macchine delle varie aziende di
trasporto è stato rinnovato, passando dai piccoli Mazda ai grandi
Sprinter, ma i chilometri percorsi sono così tanti e l’usura così
accentuata che i taxi brousse si guastano oggi come allora,
suscitando fatalità e rassegnazione nei passeggeri, che sanno quando
partono ma non sanno quando arrivano. Prendiamo il viaggio di due
giorni da Tulear a Tananarivo, compiuto l’uno e il due febbraio.
Tra Tulear e Fianarantsoa sono più di 500 Km, ma se ci capita uno
Sprinter Mercedes che ha problemi con la turbina e il cui motore
perde potenza nelle salite, le ore di viaggio aumentano perché in
effetti il nostro mezzo andava veloce solo nelle discese. Se
calcoliamo anche le due ore di attesa in stazione prima che si
riempisse di passeggeri e partisse, in totale il viaggio fino a
Fianarantsoa è durato 14 ore. Poi abbiamo preso un taxi che ci
portasse al Soratel e il tassista, com’è loro tipica consuetudine,
si è fermato a fare benzina con noi dentro. Lo abbiamo ovviamente
rimproverato, facendogli notare che eravamo reduci da 14 ore di
viaggio stancante. Credete che gliene importasse qualcosa? Credete
che la prossima volta che avrà passeggeri da portare da qualche
parte farà benzina prima di caricarli?
Al Soratel, poi, mancava il frigo. E noi lo avevamo scelto per
quello, per poter bere qualcosa di fresco durante la notte,
considerato che la pizza dell’Ancora d’Oro fa sete, come tutte le
pizze. Eppure, il prezzo è stato uguale, 49.000 ariary, anche senza
frigo, mancante per colpa delle interruzioni di corrente della
Jirama. L’indomani mattina, una furiosa litigata tra me e Tina ci
ha impedito anche di mangiare la prima colazione, compresa nel
prezzo. E siamo partiti a digiuno. Per fortuna, lungo la strada e
durante le soste, ci sono ragazze e donne che si avvicinano con i
vassoi e le bacinelle a vendere le più svariate pietanze, a seconda
della zona attraversata. Tre grappoli d’uva bianca per me e alcune
pannocchie lesse per Tina hanno costituito il nostro pranzo per quel
giorno, mentre il giorno dopo, quando il conducente si è fermato
mezzora per far mangiare i passeggeri, abbiamo potuto sederci in un
vero “hotely”, come si chiamano i ristoranti malgasci a poco
prezzo. Nella maggior parte dei casi, non troviamo niente di
vegetariano, solo fagioli e riso se siamo fortunati, e Tina parte con
la sua sfilza di lamentele, ma il due febbraio ci è andata bene:
avevano composé di verdure, pizzette e perfino birra fredda. La
civiltà, piano piano, arriva anche in Madagascar.
Il giorno dopo, da Fianarantsoa a Tanà, quando i chilometri sono
poco più di 400, avevamo uno Sprinter che non perdeva potenza, ma in
cambio, subito dopo la partenza, abbiamo sentito un forte colpo
provenire da sotto i nostri piedi. Tutti i passeggeri si sono
spaventati. L’autista si è fermato, ha guardato sotto il mezzo e
ha stabilito che si poteva continuare. In fondo, cosa volete che sia
se si spezza una balestra delle ruote anteriori? Abbiamo viaggiato un
po’ inclinati, ma il conducente guidava con perizia e velocemente.
Così velocemente che se i polli che vivono nei villaggi si spostano,
bene. Altrimenti, peggio per loro. C’era la chioccia e un grosso
pulcino. La chioccia si è spostata, il pulcino no ed è stato
schiacciato con la ruota destra proprio dove ero seduto io, tanto che
sportomi dal finestrino ho potuto vedere da lontano come era stato
ridotto e ho colto anche il vocalizzo di protesta di alcune donne che
erano sedute proprio lì, a ridosso della casa. Nessuno risarcirà il
proprietario di quel pollastro, che però potrebbe tenere i propri
animali chiusi in un recinto o in gabbia, piuttosto che lasciarli
razzolare sulla strada statale. Il fatto è che se i padroni di
pollame tengono al chiuso i propri animali, devono nutrirli, mentre
se li lasciano liberi si trovano il cibo da soli. Quando non trovano
la morte. E’ un circolo vizioso. La povertà non permette di
comprare mangime per animali da cortile e i villaggi con la RN7 che
li attraversa sono trappole perfette per ogni tipo di animale. Ai
cani, infatti, succede la stessa cosa, di notte quando vanno in cerca
di cibo.
Camaleonti schiacciati se ne trovano spesso sull’asfalto e il
due febbraio ho visto chiaramente un piccolo boa del Madagascar
ancora vivo, sfiorato per pochi centimetri dalla ruota destra del
pulmino. Mi sono chiesto se poi fosse riuscito ad attraversare la
strada. Non ce la fece invece, in tempi precedenti al nostro
passaggio, un cucciolo di lemure Catta, spiaccicato e da me
riconosciuto per la coda ad anelli bianchi e neri. Ed è la prima
volta in dieci anni che mi capita di vederne uno investito perché
sono animali arboricoli di foresta. La giovane età deve essergli
stata fatale: non sapeva che le strade sono pericolose. Un guidatore
poco attento o, se è successo di notte, con il taxi brousse con un
faro solo, hanno fatto il resto e il piccolo Catta ha trovato lì la
sua tomba, in quei pochi centimetri di asfalto.
Infine, venenum in cauda, i morti umani, che non mancano mai sulle
strade nazionali del Madagascar. Sia Tina che l’autista si sono
detti convinti che il ragazzo sul motorino schiantatosi contro il
pick-up Toyota fosse morto, benché non ci fosse nessun cadavere sul
posto e nessuno di noi passeggeri avesse chiesto informazioni in
proposito agli astanti. Il nostro taxi brousse ha solo rallentato un
po’. Camion ribaltati se ne vedono spesso sulla RN7, a causa della
pavimentazione stradale sconnessa. Quando ciò succede, se è un
camion della ditta Star, proveniente dalla capitale, Tulear rimane
per qualche giorno senza birre. Se invece portava bombole, la città
della costa sud ovest rimane senza butano e i residenti ricchi, che
non usano la “fatapera” a carbone, non sanno come cucinare.
In questi giorni viene fatta la riasfaltatura della strada, che
implica ulteriori rallentamenti ai mezzi di passaggio, ma le buche
sono così tante che ugualmente, specie per i camionisti, è un vero
calvario fare quel percorso. Non credo, poi, che siano dotati di
tachimetro e obbligati a fare TOT ore di riposo per TOT chilometri
percorsi. E’ duro, in Madagascar, il lavoro di camionista.
La maggior parte delle ditte che fanno lavori stradali sono cinesi
ma in un caso mi è capitato di vedere all’opera appalti italiani,
con tanto di ingegnere nostro connazionale, munito di caschetto, a
dare disposizioni agli operai del posto. Macchine per la
distribuzione del catrame ce n’è pochine e anche quelle obsolete.
Tuttavia, le nostre ditte dal passato glorioso, nel mondo, in fatto
di strade e dighe, ancora riescono a farsi valere, anche se sarà
sempre più difficile competere con gli asiatici.
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