Dietro Greta c'è la "Green economy"

Testo di Ernesto Pedrocchi

Come noto non sono un climatologo, ma solo un attempato studioso (non scienziato) del clima globale ed ho una posizione di scettico nei confronti dell’Anthropogenic Global Warming. Per buona fortuna, la scienza non procede per processi democratici, ma per verifiche sperimentali. La sua storia è piena di teorie maggioritarie miseramente decadute perché sperimentalmente non sostenibili: si pensi come esempi all’ipotesi geocentrica di Tolomeo o a quella del calorico pur condivisa da tanti eminenti scienziati del tempo. La modalità tipica di avanzamento nelle conoscenze scientifiche consiste nell’elaborazione dei dubbi e il più grande nemico del progredire della scienza non è l’ignoranza, è l’illusione della certezza.

Il movimento di Greta e compagni risulta ammirevole nello stimolare comportamenti virtuosi nei confronti dell’ambiente e del territorio da parte di tutti, in primis da parte loro. Diverso mi sembra l’impegno nel sollecitare i governi a finanziare attività di supporto alla lotta al cambiamento climatico; ho il sospetto che dietro a questo ci sia la regia della “Green economy” che, nelle sue varie articolazioni, muove nel mondo circa 1G€/d (un miliardo di dollari al giorno) e che ha assoluto bisogno di creare a riguardo il consenso della pubblica opinione. Personalmente reputo, alla luce di quanto avvenuto finora, che la strada del contenimento o mitigazione delle emissioni antropiche di CO2, che dovrebbe coinvolgere tutta l’umanità, sia difficilmente percorribile, mentre molto proficua può essere quella dell’adattamento al clima che cambia, sia che questo abbia cause antropiche o naturali.