Testo di Alex Serafini
Ad un certo punto abbiamo deciso di stare insieme, lei 16 anni, nata in Italia da genitori congolesi. Secondo i genitori, la questione della cittadinanza era regolata da una legge giusta, proprio perché è al raggiungimento della maggiore età che una persona può decidere con consapevolezza se desidera essere parte di una società o meno. Il contesto è quello degli anni novanta, quindi presumo molto differente da quello attuale dove le problematiche sui permessi di soggiorno sono, in sintesi, quelle su come poter mettere in condizione, persone che sono sul territorio, di poter accedere alla vita sociale con un impatto che sia il meno doloroso per tutti. Mi sembra chiaro che lasciare ai margini della società le persone, implichi maggiore insicurezza per tutti, facendo un bel regalo a chi gestisce attività illegali e criminali.
Detto questo, due anni dopo il compimento dei 18 anni della ragazza in questione, arrivò il momento di mettersi in atto per questa benedetta cittadinanza, anche perché volevamo andare per un periodo a New York a trovare amici con cui collaboravamo da qualche anno e senza passaporto italiano questo non le era permesso.
Prima fase.
Andare a Roma all'Ambasciata dello Zaire, (all'epoca c'era il presidente Mobutu e il Congo Belga si chiamava così) per compiere il primo passo, prendere passaporto zairese. Arrivi in ambasciata e scopri che lo stato zairese non paga stipendi ed affitto ormai da tempo, che quindi i pochi passaporti a disposizioni vengono ceduti tramite una specie di asta al rialzo e che di conseguenza i tuoi programmi, sia economici che di tempistiche, avranno un'inattesa virata piena di sorprese. I due giorni di permanenza stabiliti a Roma diventano cinque, in quei cinque giorni ti capita di dover offrire birre a tutti i dipendenti dell'ambasciata e devo dire che ne erano ottimi consumatori, di dover assistere ad un italiano sovrappeso che, espulso dallo stato zairese per questioni che riguardavano l'abuso di minori, cercava di accaparrarsi, ad una notevole cifra, uno di quei passaporti per poter rientrare in quello Stato, con la motivazione di essere ora diventato un procuratore calcistico che voleva andare a visionare giovani promesse da portare in Europa, ed altri momenti in cui certe verità ti vengono sbattute in faccia come un macigno. Insomma, dopo giorni di estenuante trattativa riuscimmo ad aggiudicarci quel passaporto, facendo anche indirettamente una beneficenza a delle persone che erano senza stipendio.
Seconda fase.
Una volta fatto questo passaggio, con un'amica fummo ricevuti nel Comune di Firenze, io e l'amica con il ruolo di testimoni ed il vice Sindaco come cerimoniere dell'evento. Bene, ora sei italiana e potrai disporre, dopo i 18 anni, di tutti i diritti e i doveri delle persone con cui hai vissuto finora.
Terza fase.
Fatti questi passaggi, il successivo è stato quello di portare il passaporto zairese in questura e passare a quello italiano per poter finalmente partire. Come potete leggere da questo piccolo sunto, potrei raccontarvi molto altro, esserci dentro con tutte e due le scarpe è molto più complesso che teorizzare soluzioni che spesso vedono come referenti stati comandati da governi, diciamo per usare un eufemismo "bizzarri", o addirittura da governi inesistenti, dove gli unici riferimenti possibili sono bande "tribù" che comandano nei loro territori senza un'idea di Stato comune. Il vero reato è semplificare le questioni, di fatto non è mai facile come può sembrare all'apparenza.
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