Testo di Antonio Monteforte
Chi è Izabella Nilsson Jarvandi? Anche lei giovane (ha 15 anni), anche lei determinata (ha fatto, microfono alla mano, arringhe davanti ai palazzi istituzionali svedesi), anche lei un personaggio, insomma, eppure un personaggio che i grandi media si guardano bene dal celebrare. Come mai? Per un motivo semplice: a differenza di Greta, Izabella ha sposato istanze contrarie al pensiero dominante. Per esempio, riservando parole contro le migrazioni di massa e a favore delle politiche familiari (ha osato perfino solidarizzare con l’Ungheria di Viktor Orbán).
Come se non bastasse, lo scorso 2 marzo, quindi giusto pochi giorni fa, ha confezionato un duro cinguettio, su Twitter, contrario all’indottrinamento gender nelle scuole svedesi, nelle quali iniziano a circolare testi allucinanti – ha denunciato la giovane ma già acuta attivista – i cui protagonisti sono «una ragazza con un pene», «un ragazzo con una vagina» o individui che sono al tempo stesso «un maschio e una femmina». Più generalmente, potremmo quindi dire che Izabella ce l’ha con la classe dirigente progressista e liberal che, con la sua ideologia immigrazionista e politicamente corretta, avrebbe promosso «il genocidio del popolo svedese». Posizioni decisamente nette e combattive, dunque, quelle di questa quindicenne.
Tuttavia, mentre i media esaltano ed incoronano a nuova reginetta del sano attivismo la piccola Greta Thunberg, Izabella Nilsson Jarvandi invece resta, per i più, una figura semisconosciuta, da cui si possono ricavare informazioni solo attraverso mirate ricerche sul Web. Il che è tutto dire, se ci si pensa, su chi – delle due – stia davvero combattendo la cultura dominante e su chi, a sua insaputa chiaramente, ne sia di fatto ancella.
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