Ormai non vado più nell’orto alle cinque di mattina armato di pinzette e scatoletta. Non le deporto più, le lumache, perché con il caldo sono quasi del tutto sparite. Idem con le cimici verdi, che mi attaccavano i pomodori, mentre le limacce e le chiocciole, che deportavo lontano, se la prendevano con gli ortaggi a foglia verde. Ma l’abitudine di fare una capatina nell’orto, ad ore antelucane, mi è rimasta, per bagnare ciò che è sopravvissuto e, soprattutto, nella speranza di fare incontri entomologici di un certo interesse. Stamattina, per esempio, mi sono imbattuto in un ragno lupo, che appena mi ha visto è scappato, andando a nascondersi nell’erba. I ragni lupo non tessono tela e catturano le prede inseguendole. Sarà difficile catturarne uno. Tuttavia, tre giorni fa, ho avuto la piacevole sorpresa di trovare, al centro della sua tela, un’Argiope. Ed è stato facile catturarla e metterla nel terrario, dove già c’erano alcune Tegenarie domestiche. Il nome latino è Argiope bruennichi, ma è conosciuta con molti nomi: ragno vespa, Argiope listata, Argiope argentata, Epeira fasciata. E’ l’unico ragno che...mette la firma alla sua ragnatela, come disse Fabre. Dopo aver terminato la sua mirabile opera, la contraddistingue con una linea a zig zag di seta più spessa, la cui funzione non è stata mai chiarita.
Tuttavia, la sua presenza nel terrario volge al termine, non ha costruito una ragnatela classica, con tanto di firma, probabilmente per motivi di spazio, ma mi ha permesso di fare alcune osservazioni. Non attacca le Tegenarie. Cattura solo gli insetti che le capitano in bocca e, se ciò succede, è perché sono io che glieli lancio. Ha quindi mangiato, fino a questo momento, una mosca, avvolta nel tipico sudario per immobilizzarla e mangiarsela con comodo. Poi è toccato a un Cercopide verde che avevo catturato presso il fiume, finito tra le fauci dell’Argiope e immediatamente ucciso. Per lui, il ragno non ha ritenuto necessario filarle attorno una camicia di forza. Forse sapeva che, a differenza delle mosche, le Cercopidi non volano? Infine, oggi, una grossa cavalletta marrone, che mi era entrata in macchina in un parcheggio. Anche lei è finita proprio davanti agli occhi, tutti e otto, del ragno, ma non è successo niente. In una frazione di secondo, l’Argiope ha capito che era una preda troppo grossa e l’ha lasciata stare. Evidentemente, esercita la capacità di scelta del cibo.
Apparentemente, la foto della cavalletta con il ragno è drammatica, e tutti si aspetterebbero il finale scontato. E invece, c’è un lieto fine. Io l’avevo catturata e io le ho dato la grazia. Siccome aveva una zampa attaccata a un filo tessuto dall’Argiope, e non riusciva a staccarsi, con una lunga asticella l’ho tolta dall’impiccio e l’ho messa sul davanzale, da dove poi l’ho fatta cadere sul tetto sottostante, pochi centimetri più sotto. Se non ha ricevuto il veleno del ragno, si salverà, campando ancora qualche giorno. In questo periodo, la strada sterrata che percorro per andare al fiume, pullula di cavallette. E’ la loro stagione e più fa caldo, e più sembrano numerose. Si stanno riproducendo e sono loro le padrone del territorio. Solo all’ultimo momento si scansano dalle ruote della bicicletta.
Anche se l’Argiope fasciata è uno dei ragni più belli d’Europa, il tempo a sua disposizione è terminato e domani vado a liberarla lontano. Benché innocua, non voglio averla nell’orto, poiché potrei finirle addosso, senza accorgermene, e avere addosso un ragno non è il massimo delle mie aspirazioni. Quelli piccoli non mi danno fastidio, ma con quelli grossi scatta la mia latente aracnofobia. Domani svuoto il terrario perché voglio che sia pronto ad accogliere la regina degli insetti, la mantide. Mi corre infine l’obbligo di ringraziare di cuore l’amico e utente del blog Francesco Spizzirri, che ha impiegato il suo tempo per valorizzare le foto, elaborandole come solo lui sa fare. A me sembrano stupende.
Nessun commento:
Posta un commento