Del Rattus norvegicus non se ne poteva proprio più, con il suo andirivieni tra il deposito di croccantini e il nido. Buon per lui che non si sono fatte vedere la volpe e la faina, potendosi così pappare tutti i croccantini. Inconsapevolmente, però, non ha lasciato nulla per chi è venuto dopo, un topo campagnolo, che è venuto dopo probabilmente a causa dell’ingombrante presenza del ratto delle chiaviche. Non ci può essere partita, tra i due, viste le dimensioni: peso massimo contro peso piuma. Per la prima volta, da quando predispongo la fototrappola, abbiamo così potuto ammirare i veloci movimenti dell’Apodemus agrarius, riconoscibile per la striscia nera longitudinale che gli corre su tutto il dorso. Per la verità, stando al manuale dei mammiferi selvatici europei, l’Apodemus agrarius non dovrebbe trovarsi in Friuli, mentre al suo posto, diffusissimo, dovrebbe esserci l’Apodemus sylvaticus, presente in tutta Europa, a differenza dell’Agrarius che occupa l’Europa dell’est. Ma c’è un problema: il sylvaticus non ha la striscia nera sul dorso, che si vede chiaramente nel video. Perciò, immaginando un’espansione dell’areale verso occidente della prima specie considerata, preferisco propendere per la prima ipotesi: è un Agrarius e non se ne parli più! A volte, per distinguere le varie specie di micromammiferi selvatici, i biologi esaminano i boli rigurgitati dai rapaci notturni, le cosiddette borre, contenenti le mandibole di topi e topiragni, così sanno che in quella determinata zona ci sono quelle precise specie. I denti, come avviene nel caso delle perizie legali, non ingannano. QUI la prima parte del video.
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