La foto della formica presa in primo piano dal fotografo lituano Eugenijus Kavaliauskas, che gli è valsa un premio al “Nikon Small World Photomicrography Competition 2022”, deve averci smosso il desiderio di cimentarci in qualcosa di simile, a me e al mio collaboratore del blog, Francesco Spizzirri. Lui dice che il fotografo lituano deve aver usato una sorta di microscopio e quelli che sembrano gli occhi di un mostro, sono in realtà l’attaccatura delle antenne. E’ forse su questo equivoco che si è giocato il premio vinto in quel concorso, benché io non vi abbia trovato traccia. Tutti i vincitori sono stranieri e non ve n’è uno che sia italiano, neanche nelle edizioni precedenti.
Io non so bene come lavori Francesco nel suo studio, né a quanti ingrandimenti possa arrivare. Ho capito però che c’è un sacco di lavoro da fare, con i pixel, i colori, i filtri, le inquadrature, le luci e le ombre, le bruciature dovute al flash, i...”rumori” che disturbano. E tanti altri fattori che io, da profano, non saprei ripetere, né tanto meno correggere. Ci vuole passione e tanto tempo a disposizione. Al momento, sto eseguendo i suoi ordini ed è come se tenessi un corso di fotografia “on line”. Per esempio, per evitare il micromosso, mi ha consigliato di comprare un telecomando, e questo potrebbe venirmi utile anche quando faccio foto dal capanno, ponendo la macchina fotografica su un treppiede al di fuori del medesimo, magari davanti a un nido o a un posatoio e scattando quando l’uccello vi si posa davanti, stando comodamente seduto dentro il capanno a una distanza anche di 100 metri.
Nel caso in oggetto, due sono gli esempi che vi voglio proporre, la testa di un calabrone e quella di una cavalletta egiziana. Entrambi sono stati fotografati nel mio laboratorio, ma ve li voglio presentare sotto forma di indovinello. Uno è vivo e vegeto, ma intorpidito dal freddo, mentre l’altro è morto tempo fa, avendolo trovato già morto (lo dico a scanso di equivoci). Spetta a voi indovinare quale sia vivo e quale no. Posso solo aggiungere che in questo periodo dell’anno le cavallette marroni, che come dimensioni sono fra le più grandi d’Italia, si avvicinano alle case e vi entrano, allo scopo di trovare un posto caldo dove trascorrere l’inverno. Sia che siate in campagna, sia che abitiate in piccole città, le egiziane possono venire a farvi visita e io vi consiglio, quando chiudete una finestra lasciata aperta durante le ore calde della giornata, di controllare, prima di chiuderla, che non vi siano cavallette negli interstizi degli infissi, poiché immagino che vi procurerebbe dispiacere schiacciarne qualcuna.
In quanto ai calabroni, anch’essi potrebbero venire a visitarvi, benché non si allontanino mai troppo dai loro nidi. Ma se presso casa vostra ne trovate più di uno (è inconfondibile e non ci si può sbagliare), allora avete un problema: sono venuti ad installare la loro colonia presso di voi, nei camini o in altre cavità pertinenti alla vostra abitazione, e vi toccherà chiamare i vigili del fuoco per liberarvene. Il motivo è che la loro puntura è piuttosto dolorosa e in molti casi provoca lo shock anafilattico, che può condurre a morte il malcapitato. E’ igienico, quindi, tenere alla larga i calabroni. In questi giorni, tuttavia, non dovrebbero costituire un problema, giacché la loro opera riproduttiva è conclusa, sono meno dinamici e cercano solo di passare l’inverno da qualche parte, nel chiuso dei loro nidi. Aspetto le vostre risposte riguardo all’indovinello che vi ho posto: quale dei sue soggetti è vivo e quale è morto.
Nessun commento:
Posta un commento