Da quando penso di fare una cosa impegnativa, a quando la faccio realmente, passa un anno. Detta così, sembrerebbe che la mia vita sia un disastro. E invece no. Riesco a cavarmela abbastanza bene, anche perché le cose che hanno un’intrinseca emergenza le faccio subito, in ossequio alla “parola magica” friulana “Davurman”, conosciuta anche in Veneto dove suona quasi nello stesso modo: “Drioman”. Termine che significa: “fare subito le cose”. Dunque, un anno fa, in settembre, mi sono trasferito in una casa di campagna, che aveva bisogno di restauro, in primis il rifacimento del tetto (pioveva dentro). Ma anche le finestre della soffitta si presentavano senza i vetri, con gli infissi in legno tarlati. Ho passato quindi l’inverno 2021/2022 con gli spifferi di aria fredda che entravano dalle finestre praticamente aperte della soffitta, freddo fermato almeno dalla porta della soffitta medesima, che dà sulle camere. Così, per affrontare l’inverno 2022/2023 un po’ meglio, l’altro giorno mi sono deciso a chiudere gli spazi delle finestre senza il vetro con fogli di nylon fissati con le classiche puntine da disegno. L’operazione è stata eseguita a puntino, ed è proprio il caso di dirlo visto che sono state usate puntine, ma nel farlo mi sono imbattuto in un Tisanuro, diverso da quello che avevo trovato nei libri che, in questi giorni, sto traslocando dal miniappartamento alla casa di campagna. E anche qui ci ho messo un anno per decidermi a farlo.
Sapevo che di pesciolini d’argento, nelle abitazioni umane, ce n’è di due specie: quello completamente argentato, la Lepisma saccharina, e quello maculato, la Thermobia domestica. Di quest’ultima viene spiegato che ha bisogno del caldo, e perciò si trova spesso vicino ai forni delle panetterie, ma quello che ho trovato io era negli interstizi degli infissi tarlati, e quindi esposto al vento e al freddo. Altro che panetterie! Eppure, è indubitabilmente una Thermobia. Riguardo alla loro natura, ribadisco che si tratta di esapodi non insetti, ovvero insetti primitivi, senza ali, con la Thermobia domestica leggermente più grande della Lepisma saccharina, ma strutturalmente simili. A differenza della più piccola saccarina, che potrebbe provocare danni ai libri e agli indumenti, la domestica non viene segnalata come dannosa. Io personalmente non considero dannoso nessun animale, tranne quelli che mi attaccano direttamente come mosche, zanzare e altri parassiti. In tal caso, diventa una questione di legittima difesa. Dopo aver fotografato la Thermobia domestica, l’ho rimessa dove l’ho trovata, non avendo una panetteria, né un forno acceso a lei confacente. Infine, devo ringraziare Francesco Spizzirri, insostituibile collaboratore, grazie al quale le mie foto sono valorizzate e rese appetibili al mio affezionato pubblico di amanti della natura.
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