Tutte le volte che ho dato ascolto al senso del dovere, mi sono trovato male, una volta anche mi sono fatto arrestare per il senso del dovere, invece di scappare come avevano fatto gli altri. Mi sentivo responsabile nei confronti di alcuni dei nostri che si erano fatti beccare ed io, in un certo senso, per dar modo agli altri di non essere catturati, mi sono “immolato”. Stavolta la situazione è molto più leggera e i carabinieri non c’entrano. C’entrano i rapporti che mi piace avere con il prossimo, basati sul rispetto, la solidarietà e la cooperazione. E’ la prima volta in cui mi sono sentito combattuto tra il non recare dispiacere a una brava persona, che mi voleva fare un regalo, pur abitando a molti chilometri di distanza, e la mia vita fatta di consolidate e rassicuranti abitudini. Lui è un brav’uomo, utente, tra l’altro, del mio blog e, avendo visto che ultimamente pubblico molti articoli sugli insetti, si è messo in testa di spedirmi, dalla lontana Svizzera, questo libro. Lo ha fatto servendosi di un sistema postale di un paese del terzo mondo, cioè l’Italia, giacché ormai, nel novero dei paesi del terzo mondo, ci siamo con tutte le scarpe. Anche questo signore è italiano, ma manca dall’Italia da molti anni e questo spiega perché è caduto nella trappola di spedire un pacco voluminoso a me, che ne avrei volentieri fatto a meno. Tuttavia, non basta a spiegare la sua dabbenaggine il fatto di non sapere quanto degradata è la situazione italiana, in termini di efficientismo. Pure il mio Friuli, che vantava efficienza asburgica, in questi ultimi anni è sceso qualitativamento di livello, e anche parecchio. Un elemento che va aggiunto alla “cappella” compiuta da questo bravo signore (non lo dico con sarcasmo, ma perché lo penso sinceramente) è che, nonostante abbia già raggiunto la settantina, non ha ancora capito la psiche umana. Non è grave, se non perché in certi casi diventa scomodo, e comunque, a non aver capito la psiche umana siamo in molti. Mal comune, mezzo gaudio, quindi.
Ma veniamo ai fatti. Una settimana fa torno a casa e, appiccicato sulla cassetta della posta, trovo un adesivo intestato all’azienda di spedizioni SDA. Niente firma, niente data, niente numero di telefono, ma una scritta minuscola che dice esservi la possibilità di chiedere un secondo tentativo di consegna, previa telefonata. Oppure, che il pacco rimane a disposizione dieci giorni se il destinatario decide di andare a ritirarselo.
Primo pacchetto di stress, che non ci voleva proprio perché, come ho già detto, le novità mi terrorizzano, parlare per telefono con ditte mi angustia, specie se si trovano le vocine registrate, ma era una cosa che dovevo fare. E che in futuro eviterò di rifarlo, per quanto possibile. “Digiti uno, digiti due”, e intanto i minuti passano. E la linea cade. Prova e riprova e la linea cade di nuovo. Finché un’altra voce registrata ti dà il colpo di grazia e ti dice che quella pratica è inesistente. Tu provi di nuovo, sperando che un centralinista in carne ed ossa si degni di rispondere, ma a quel punto il segnale che si sente nella cornetta è quello della linea staccata. Quelli della SDA sono così indaffarati che non hanno tempo di rispondere al telefono. Le altre ditte non so, ma se si vanno a vedere le recensioni del loro sito, non ce n’è una che parli bene di loro. Eppure, la SDA è stata scelta (avrà vinto un appalto?) dalle poste italiane come corriere espresso. Ve l’ho detto che l’Italia sta andando a rotoli? Sì, ve l’ho già detto!
Nel frattempo, passano i giorni e, meditandoci su, mi si è affacciata più volte la tentazione di lasciare che il pacchetto torni indietro, generando dispiacere a una brava persona che intendeva farmi un dono, ma, come spiegato poco fa, il mio senso del dovere mi impediva di lasciare che il tempo passasse e che il mittente italo-svizzero andasse incontro a una delusione. Mettiamoci pure gli impegni di lavoro, che mi facevano ritardare l'arduo compito di andare fin laggiù, ma alla fine, oggi 24 novembre, ho preso la macchina e ho affrontato il secondo pacchetto di stress.
Quella sede maledetta, che tanto ha fatto tribolare centinaia se non migliaia di utenti, sta a Feletto Umberto, a nord di Udine, in una zona trafficatissima piena di capannoni, negozi, magazzini e fabbriche. Io la evito come la peste e per questo conosco poco le strade. Tuttavia, oggi ho dovuto andarci (senso del dovere), non senza chiedere indicazioni ai passanti che non avevano il cellulare attaccato all’orecchio. Sono arrivato poco prima delle nove. Ho aspettato fuori al freddo perché ancora c’è in giro il virus che obbliga la gente ad entrare uno alla volta. Il pacco c’era. Non era stato rimandato indietro. Quel signore italo-svizzero non restareà deluso vedendosi tornare indietro il pacco, ma sicuramente per queste righe spietatamente sincere. La verità fa male e, non dimentichiamolo, il mio blog una volta si chiamava “Veritas vincit”. Cosa vinca la verità ancora non l’ho capito, ma io, come mi sono sentito in dovere di non mortificare il donatore di libri, così mi sento in dovere di spiegare come ho vissuto io questo dono che, ripeto, avrei voluto non ricevere.
L’impiegato mi chiede 54 euro. Io protesto debolmente dicendo che il mittente ha già speso 50 euro per spedirlo. “Sì – dice l’impiegato – ma questi sono oneri doganali”. Ovvero soldi che vanno a pagare le vacanze della Meloni a Bali. Pago con la carta del reddito di cittadinanza. Lo Stato dà, lo Stato toglie. Magra soddisfazione, poiché con quei 54 euro avrei potuto fare una spesona per una settimana, vini compresi. Ormai è fatta. Esco dall’ufficietto con il pacco sotto il braccio ma, trattandosi di zone a me sconosciute, sbaglio strada per tornare a casa e la allungo di parecchio. Calcolo di aver fatto in tutto una settantina di chilometri, compresa la strada sbagliata. Lo stress di guidare preferisco tenerlo per quando porto gli anziani (le anziane) in ospedale o dal medico, su strade che conosco bene. Arrivo a casa, apro il pacchetto e trovo la ciliegina sulla torta: il libro è in lingua straniera, in francese. Gli ho dato un’occhiata veloce, l’ho rimesso nel suo cofanetto e l’ho chiuso in un armadio insieme alle centinaia di altri libri che ho. Non lo leggerò mai e anzi, se prima gli insetti mi erano indifferenti sul piano emotivo, ora stanno cominciando a diventarmi antipatici. Quel gentile signore che voleva rendermi felice, ha ottenuto l’effetto contrario, mi ha addossato una grossa quantità di stress, mi ha fatto sentire il solito coglione che dà ascolto al senso del dovere e mi ha inutilmente complicato l'esistenza. Lui non verrà più a commentare sul mio blog, forse si arrabbierà per quanto ho scritto, forse m’insulterà, ma io chiedo a tutti voi: lasciatemi in pace. Non ho più tempo per le smancerie. Non ho più tempo per niente e per nessuno e aspetto solo di passare a miglior vita. Grazie per la comprensione, sempre che ci arriviate.
Essendo il sinistro, il male, satanasso, o comunque lo si voglia chiamare, essendo costui il tenutario del bordello-pianeta - habitat, ha tutto l'interesse che la popolazione di reclusi rimanga intatta. E cioè che continuiamo ad inchiappettarci l'un l'altro, quando va bene, senza evolverci, altrimenti lui perde il lavoro. Forse chi si evolve la paga durissima, viene punito in questa vita, però si chiama fuori dalla catena delle rinascita, che è già una cosa mooolto positiva. E qui mi fermo ché di paradisi non ne vedo né mi intendo.
RispondiEliminaI pochi gesti altruistici da me compiuti nella mia ormai lunga vita, li ho sempre dovuti ripagare a caro prezzo. Adesso, forse, capisco il perché. In quelle circostanze ho infranto le regole della "casa".
Ho circa 1.500 libri tra cui enciclopedie e monografie illustrate a colori sulla natura.
EliminaNon ne voglio altri.
Ma, considerato che sono un bibliofilo, altri libri che dovessero piacermi li comprerei sulle bancarelle dei mercatini, a uno o due euro.
Se sono illustrati con foto a colori arrivano al massimo a cinque euro.
Lo so perché ho fatto i mercatini per vent'anni e li vendevo anch'io.
Stavolta ho sborsato 54 euro allo Stato assassino, più la benzina consumata per niente, per non parlare dello stress che mi devasta, visto che penso di essere malato di fissazioni nevrotiche.
Mi disgusta a tal punto l'oggetto che spero di incontrare qualche francese che meriti di riceverlo in regalo, ma di sicuro non glielo spedirò per posta, bensì lo consegnerò a mano.
Ma dubito ci incontrare la persona giusta, per cui finirà al macero come tutti gli altri miei preziosi libri, come finiremo al macero anche noi.