Anche green è diventato un insulto all'intelligenza.
Ovviamente non vanno nel deserto a seppellire certa roba. Scelgono un bel terreno agricolo. Poi lo recintano e per 100 anni non puoi neanche farti una passeggiata lì.
Invece di pensare a pandemie da virus o da batteri, pensino a tutte le sostanze tossiche che per anni sono state messe in barili di metallo, che poi si corrodono, con gli anni, lasciando fuoriuscire il contenuto...che poi va ad inquinare la terra, l'aria, l'acqua, che poi rientra in circolo con il cibo, l'aria che respiriamo, l'acqua che beviamo, le piogge che ricadono, un ciclo continuo, infinito,inesauribile, eterno, fino a che il mondo non verrà spazzato via dalle sue stesse nefandezze. Probabilmente è andata così miliardi di anni fa, per poi ricominciare, l'eterna ruota, e via così. Zenzero
Proprio ieri un cliente mi parlava dei napoletani, che coltivano pomodori vicino alle discariche di rifiuti tossici, così che poi ci ritroviamo al supermercato la salsa di pomodoro tossica e magari anche radioattiva.
I pomodori campani dovrebbero essere evitati come la morte, le passate infatti sono pessime, ma loro sono i più grandi produttori d'Italia, trovatemi una passata decente, sono insapori e fosse solo quello. Gigi
...solo nel napoletano???...caro Freeanimals la realtá della terra dei fuochi è solo la punta dell'iceberg,quello che vogliono farci vedere,il solo sito geografico che deve catalizzare l'attenzione della massa....il resto,underwater,è ben miscelato in un altro 20/30%del territorio.Decenni addietro in una fertilissima valle nel sud del salernitano passarono per concime un composto rossi ccio che poi si riveló di tutt'altra natura...mai sentito parlare delle ingenti quintalate di pomodori,o meglio,concentrato di esso di nazionalitá,udite genti,cinese...???...o delle vecchie carrette dei mari affondate con i loro "particolari"carichi al largo di Gioia Tauro...???...un caloroso saluto!! Enzo
Mi ha fatto venire in mente che c'è un tratto di autostrada in provincia di Brescia in cui gli automobilisti, passando in macchina, ricevono una dose di radiazioni superiore a quella consentita perché da sotto terra escono radiazioni emesse da materiali seppelliti nel passato. Freeanimals
E' quello che ho scritto io nel primo commento, barili di vario tipo (scorie nucleari, scorie della lavorazione di prodotti chimici, di tutto di più) che rotti dopo interramento, rilasciano di tutto, su tutto il pianeta, chi c'è c'è, siano in Alaska o a Caserta. Zenzero
L'inchiesta sul traffico di rifiuti in Somalia e la morte
Il famigerato km 4: a destra, il cinema Equatore; a sinistra vi era il Sahafi hotel Ilaria Alpi giunse per la prima volta in Somalia nel dicembre 1992 per seguire, come inviata del TG3, la missione di pace Restore Hope, coordinata e promossa dalle Nazioni Unite per porre fine alla guerra civile scoppiata nel 1991, dopo la caduta di Siad Barre. Alla missione prese parte anche l'Italia, superando in tal modo le riserve dell'inviato speciale per la Somalia, Robert B. Oakley, legate agli ambigui rapporti che il governo italiano aveva intrattenuto con Barre nel corso degli anni ottanta.
Le inchieste della giornalista si sarebbero poi soffermate su un possibile traffico di armi e di rifiuti tossici che avrebbero visto, tra l'altro, la complicità dei servizi segreti italiani e di alte istituzioni italiane:[1][2][4][5] Alpi avrebbe infatti scoperto un traffico internazionale di rifiuti tossici prodotti nei paesi industrializzati e dislocati in alcuni paesi africani in cambio di tangenti e di armi scambiate con i gruppi politici locali. Nel novembre precedente all'assassinio della giornalista, era stato ucciso, sempre in Somalia e in circostanze misteriose, il sottufficiale del SISMI Vincenzo Li Causi, informatore della stessa Alpi sul traffico illecito di scorie tossiche nel paese africano.[6]
Alpi e Hrovatin furono uccisi in prossimità dell'ambasciata italiana a Mogadiscio, a pochi metri dall'hotel Hamana, nel quartiere Shibis; in particolare, in corrispondenza dell'incrocio tra via Alto Giuba e corso Somalia (nota anche come strada Jamhuriyada, corso Repubblica). La giornalista e il suo operatore erano di ritorno da Bosaso, città del nord della Somalia: qui Ilaria Alpi aveva avuto modo di intervistare il cosiddetto sultano di Bosaso, Abdullahi Moussa Bogor, che riferì di stretti rapporti intrattenuti da alcuni funzionari italiani con il governo di Siad Barre, verso la fine degli anni ottanta e successivamente, negli ultimi cinque minuti finali del colloquio, su domanda esplicita della Alpi, parlò della società di pesca italosomala Shifco, azienda della quale lo stato italiano aveva donato dei pescherecci che furono usati molto probabilmente anche per il trasporto dei rifiuti.[7] L'intervista durò probabilmente 2 ore ma arrivarono in redazione RAI poco meno di 15 minuti.[8] La giornalista salì poi a bordo di alcuni pescherecci, ormeggiati presso la banchina del porto di Bosaso, sospettati di essere al centro di traffici illeciti di rifiuti e di armi: si trattava di navi che inizialmente facevano capo ad una società di diritto pubblico somalo e che, dopo la caduta di Barre, erano illegittimamente divenute di proprietà personale di un imprenditore italo-somalo. Tornati a Mogadiscio, Alpi e Hrovatin non trovarono il loro autista personale, mentre si presentò Ali Abdi, che li accompagnò all'hotel Sahafi, vicino all'aeroporto, e poi all'hotel Hamana, nelle vicinanze del quale avvenne il duplice delitto. A bordo del mezzo si trovava altresì Nur Aden, con funzioni di scorta armata.
Sulla scena del crimine arrivarono subito l'imprenditore italiano Giancarlo Marocchino e gli unici giornalisti italiani presenti a Mogadiscio: Giovanni Porzio e Gabriella Simoni. Una troupe americana (un libero professionista che lavorava per un network americano) arrivò mentre i colleghi italiani spostavano i corpi dall'auto in cui erano stati uccisi, successivamente portati al Porto vecchio. Una troupe della Televisione svizzera di lingua italiana si trovava invece all'Hotel Sahafi (dall'altra parte della linea verde) e filmò su richiesta di Gabriella Simoni - perché ci fosse un documento video - le stanze di Miran e Ilaria e gli oggetti che vennero raccolti.[9]
Invece di pensare a pandemie da virus o da batteri, pensino a tutte le sostanze tossiche che per anni sono state messe in barili di metallo, che poi si corrodono, con gli anni, lasciando fuoriuscire il contenuto...che poi va ad inquinare la terra, l'aria, l'acqua, che poi rientra in circolo con il cibo, l'aria che respiriamo, l'acqua che beviamo, le piogge che ricadono, un ciclo continuo, infinito,inesauribile, eterno, fino a che il mondo non verrà spazzato via dalle sue stesse nefandezze.
RispondiEliminaProbabilmente è andata così miliardi di anni fa, per poi ricominciare, l'eterna ruota, e via così.
Zenzero
Proprio ieri un cliente mi parlava dei napoletani, che coltivano pomodori vicino alle discariche di rifiuti tossici, così che poi ci ritroviamo al supermercato la salsa di pomodoro tossica e magari anche radioattiva.
EliminaI pomodori campani dovrebbero essere evitati come la morte, le passate infatti sono pessime, ma loro sono i più grandi produttori d'Italia, trovatemi una passata decente, sono insapori e fosse solo quello. Gigi
RispondiEliminaE come facciamo allora a cucinare il nostro piatto nazionale: la pasta con la "pummarola in coppa"?
EliminaFreeanimals
...solo nel napoletano???...caro Freeanimals la realtá della terra dei fuochi è solo la punta dell'iceberg,quello che vogliono farci vedere,il solo sito geografico che deve catalizzare l'attenzione della massa....il resto,underwater,è ben miscelato in un altro 20/30%del territorio.Decenni addietro in una fertilissima valle nel sud del salernitano passarono per concime un composto rossi ccio che poi si riveló di tutt'altra natura...mai sentito parlare delle ingenti quintalate di pomodori,o meglio,concentrato di esso di nazionalitá,udite genti,cinese...???...o delle vecchie carrette dei mari affondate con i loro "particolari"carichi al largo di Gioia Tauro...???...un caloroso saluto!!
RispondiEliminaEnzo
Mi ha fatto venire in mente che c'è un tratto di autostrada in provincia di Brescia in cui gli automobilisti, passando in macchina, ricevono una dose di radiazioni superiore a quella consentita perché da sotto terra escono radiazioni emesse da materiali seppelliti nel passato.
EliminaFreeanimals
E' quello che ho scritto io nel primo commento, barili di vario tipo (scorie nucleari, scorie della lavorazione di prodotti chimici, di tutto di più) che rotti dopo interramento, rilasciano di tutto, su tutto il pianeta, chi c'è c'è, siano in Alaska o a Caserta.
RispondiEliminaZenzero
senza re indagare su tutti prodotti che abbiamo spedito in Somalia... per non fare la fine di ILARIA ALPI...
EliminaL'inchiesta sul traffico di rifiuti in Somalia e la morte
EliminaIl famigerato km 4: a destra, il cinema Equatore; a sinistra vi era il Sahafi hotel
Ilaria Alpi giunse per la prima volta in Somalia nel dicembre 1992 per seguire, come inviata del TG3, la missione di pace Restore Hope, coordinata e promossa dalle Nazioni Unite per porre fine alla guerra civile scoppiata nel 1991, dopo la caduta di Siad Barre. Alla missione prese parte anche l'Italia, superando in tal modo le riserve dell'inviato speciale per la Somalia, Robert B. Oakley, legate agli ambigui rapporti che il governo italiano aveva intrattenuto con Barre nel corso degli anni ottanta.
Le inchieste della giornalista si sarebbero poi soffermate su un possibile traffico di armi e di rifiuti tossici che avrebbero visto, tra l'altro, la complicità dei servizi segreti italiani e di alte istituzioni italiane:[1][2][4][5] Alpi avrebbe infatti scoperto un traffico internazionale di rifiuti tossici prodotti nei paesi industrializzati e dislocati in alcuni paesi africani in cambio di tangenti e di armi scambiate con i gruppi politici locali. Nel novembre precedente all'assassinio della giornalista, era stato ucciso, sempre in Somalia e in circostanze misteriose, il sottufficiale del SISMI Vincenzo Li Causi, informatore della stessa Alpi sul traffico illecito di scorie tossiche nel paese africano.[6]
Alpi e Hrovatin furono uccisi in prossimità dell'ambasciata italiana a Mogadiscio, a pochi metri dall'hotel Hamana, nel quartiere Shibis; in particolare, in corrispondenza dell'incrocio tra via Alto Giuba e corso Somalia (nota anche come strada Jamhuriyada, corso Repubblica). La giornalista e il suo operatore erano di ritorno da Bosaso, città del nord della Somalia: qui Ilaria Alpi aveva avuto modo di intervistare il cosiddetto sultano di Bosaso, Abdullahi Moussa Bogor, che riferì di stretti rapporti intrattenuti da alcuni funzionari italiani con il governo di Siad Barre, verso la fine degli anni ottanta e successivamente, negli ultimi cinque minuti finali del colloquio, su domanda esplicita della Alpi, parlò della società di pesca italosomala Shifco, azienda della quale lo stato italiano aveva donato dei pescherecci che furono usati molto probabilmente anche per il trasporto dei rifiuti.[7] L'intervista durò probabilmente 2 ore ma arrivarono in redazione RAI poco meno di 15 minuti.[8] La giornalista salì poi a bordo di alcuni pescherecci, ormeggiati presso la banchina del porto di Bosaso, sospettati di essere al centro di traffici illeciti di rifiuti e di armi: si trattava di navi che inizialmente facevano capo ad una società di diritto pubblico somalo e che, dopo la caduta di Barre, erano illegittimamente divenute di proprietà personale di un imprenditore italo-somalo. Tornati a Mogadiscio, Alpi e Hrovatin non trovarono il loro autista personale, mentre si presentò Ali Abdi, che li accompagnò all'hotel Sahafi, vicino all'aeroporto, e poi all'hotel Hamana, nelle vicinanze del quale avvenne il duplice delitto. A bordo del mezzo si trovava altresì Nur Aden, con funzioni di scorta armata.
Sulla scena del crimine arrivarono subito l'imprenditore italiano Giancarlo Marocchino e gli unici giornalisti italiani presenti a Mogadiscio: Giovanni Porzio e Gabriella Simoni. Una troupe americana (un libero professionista che lavorava per un network americano) arrivò mentre i colleghi italiani spostavano i corpi dall'auto in cui erano stati uccisi, successivamente portati al Porto vecchio. Una troupe della Televisione svizzera di lingua italiana si trovava invece all'Hotel Sahafi (dall'altra parte della linea verde) e filmò su richiesta di Gabriella Simoni - perché ci fosse un documento video - le stanze di Miran e Ilaria e gli oggetti che vennero raccolti.[9]
Anche I fautori del green sono degli impostori, nostri nemici.
RispondiElimina"Non vo augurar al nemico la sua morte
Bensì prurito al cul e braccia corte.
(Il sommo Dante)
Ah ah, Mauro, il tuo concittadino l'era proprio un bel tomo.
RispondiEliminaLa grande presa in gir del color verde
con tanti begli editti e discorsoni
farà di noi soltanto delle m.....e
ed è una gran rottura di c....i.
O quante le parole sparse al vento
che parlano di pale e di pannelli
mentendo a tutto spiano e far spavento
e presi in giro siam per i fondelli
Vetture che saranno frullatori
con batterie che sanno di lavanda
dal dietro gli usciranno i fiori
mentre davanti il foco già divampa
Sarà progresso , questa nuova scienza?
Ai bischeri lasciar l'ardua sentenza.
Zenzero
Lode a colei che volge il verso a suo desire...
RispondiEliminaHo colto il tuo lanciarmi il sasso e t'ho risposto
RispondiEliminaed il rimar mi piace sempre a più non posso.
Zenzero