Stamattina sono uscito di casa con la ferma intenzione di ucciderli. Non ne ho trovato nemmeno uno! Eppure, ho ricalcato le stesse orme del 15 giugno scorso, quando avevo trovato i resti di ben cinque coleotteri, principalmente cervi volanti, di cui tre ancora vivi. Portati tutti in laboratorio, i tre viventi, ma senza addome in quanto predati o dalle ghiandaie o dalle gazze, ci hanno messo un giorno intero prima di cessare ogni movimento. E dunque, a partire da quel momento è cominciato il mio travaglio interiore. Che fare con quei cadaveri non ancora cadaveri? La mia impossibilità psicologica di schiacciarli, considerato il fatale destino a cui, senza metà corpo, sono destinati, è mera ipocrisia. Io uccido normalmente pulci, zecche, zanzare e mosche, alla faccia del Giainismo! Perché riscontro delle resistenze mentali ad uccidere i nobili cervi volanti e gli scarabei stercorari? Vado a preferenze? Forse qualcuno potrebbe accusarmi di specismo? Comunque, oggi è andata così e sulla capezzagna che passa sotto le farnie, resti di cervi volanti non ne ho trovati.
Avevo con me la solita pinza per raccogliere rifiuti senza piegarsi, comprata dai cinesi per poche lire. Il mio intendimento è di catturare, con quella, le velenose vipere e gli aggressivi biacchi. Chissà mai se riuscirò a servirmene! Ebbene, camminavo lentamente all’ombra degli alberi, quando improvvisamente un Carbone mi attraversa la strada, altrettanto lentamente. Si trattava proprio di un Biacco melanico, comunissimo nelle mie zone. Mi sono immobilizzato e ho fatto i preparativi per far entrare in azione la pinza, ma il rettile si era diretto verso un campo incolto, con erba alta mezzo metro. Sono andato oltre, lungo il fossato, per cercare l’entrata al campo e mi sono portato verso il luogo dove approssimativamente era entrato il serpente. Davanti a me avevo un mare d’erba alta. Impossibile rintracciarlo. Il classico ago nel pagliaio. Il bello è che dopo averlo visto attraversarmi la strada, e mentre appoggiavo a terra lo zaino, mi volto e una lepre, a una distanza di cinque metri da me, aveva pensato bene di attraversare la capezzagna anche lei, come il biacco pochi istanti prima. Quando io e la lepre ci siamo guardati negli occhi, credo che ci siamo accorti entrambi del nostro reciproco stupore. Per lei, paura più stupore, per me meraviglia, più stupore. Lei si è dileguata in fretta, mentre io meditavo sul fatto che la natura è sempre piena di sorprese.
Erano le dieci e mezza. Probabilmente, con questi giorni di caldo, è troppo tardi per riuscire a catturare serpenti, poiché sono già del tutto svegli. L’ora migliore è al mattino, appena escono dal torpore notturno, perché hanno bisogno di trovare un luogo aperto, battuto dal sole, per termoregolarsi. E’ in quei momenti, durante i quali si caricano di energia, che stanno fermi perché insonnoliti, ed è facile prenderli. Mi è già capitato un mese fa con un colubro di Esculapio, di cui ho anche fatto un video. A quel punto, dopo la fugace apparizione del Carbone, e visto che di coleotteri deturpati non ce n’erano, non mi restava che tornare a casa ma, non volendo ritornare sui miei passi, ho deciso di fare un percorso ad “anello”, passando sulla strada principale, non asfaltata, ma frequentata, la domenica, dai cicloescursionisti.
Me ne stavo camminando sul lato sinistro, con in mano la pinza, quando in lontananza vedo arrivare uno di loro. Di solito sono in coppia, con le loro mountain-bike, ma anche in tre o quattro, o a volte da soli. Quello che veniva avanti era da solo. Normalmente, ci si saluta, da brave persone ben educate. Quando stavamo proprio per incrociarci, noto che era una donna, ma noto anche che per terra, a bordo strada, davanti a me, c’era un guanto, perso da qualcuno, diventato così un rifiuto. Decido sul momento di usare la pinza e lo raccolgo. In quel momento la donna in bici mi vede fare il gesto e mi grida: “Bravo! Grazie per quello che fa!”. Io, per lo stupore, non ho fatto proprio in tempo a risponderle. E cosa le avrei risposto? Era già lontana. La cosa mi ha fatto ridacchiare: preso per un volontario che pulisce l’ambiente! Un inganno a fin di bene, nato da un equivoco. Ho pensato: va bene così. Ho fatto contenta una persona, lasciamoglielo credere. Del resto, ho già partecipato in passato a operazioni di pulizia organizzate da Lega Ambiente e quando vado al Tagliamento nel mio zaino ci finiscono sempre bottiglie e barattoli abbandonati, trascinati sul posto dalla corrente del fiume. Se avesse saputo che quella pinza, nelle mie intenzioni, serve per catturare rettili, il suo sorriso si sarebbe smorzato. Dal punto di vista dei serpenti, io sono un uomo cattivo, ma dal punto di vista di quella donna sportiva, che la domenica va in giro con la sua bicicletta, io sono un uomo buono. L’apparenza inganna, ma a volte lo fa benevolmente.
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