Pablo gli è passato sopra camminando, senza accorgersi di lui. Era sulla capezzagna erbosa e non l’ha proprio visto. Io l’ho visto, invece, perché me lo sono trovato davanti al naso. Pablo lo tenevo al guinzaglio, Petra era libera ma veniva dopo. Viene sempre dopo, per ultima, e non si è accorta di niente neanche lei. Stavano andando a fare il bagnetto. Con questi caldi! E avevano solo quello in testa. Ho esitato un attimo prima di tuffarmi su di lui. Volevo essere sicuro che non si trattasse di un mordace Biacco. E infatti era un pacifico Saettone. Il primo pensiero è stato: “Dove lo metto? Nello zaino avevo un contenitore di plastica pieno di foglie di tarassaco, per le tartarughe, una paletta che mi serve per prendere la terra delle talpe, da usarsi per i fiori. Col senno di poi, avrei potuto usare il sacchetto di tela che mi serve per raccogliere la terra, e che era ancora vuoto, per portarmi a casa il serpente, ma sul momento non mi è venuto in mente. La seconda cosa che ho pensato, visto che catturarlo era da escludersi, è stata: gli faccio almeno una foto, ma lui nel frattempo, vedendosi circondato da due cani e un umano, aveva deciso di mettersi in salvo verso il boschetto vicino, allontanandosi dalla capezzagna erbosa. E’ stata l’erba la sua salvezza. Tuffatomi su di lui prima che sparisse del tutto dalla mia vista, sono riuscito ad afferrarlo per la coda. Lo tenevo strettamente, ma non volevo fargli del male.
Con la mano sinistra lo tenevo saldamente, mentre con la destra armeggiavo con il cellulare. E’ difficile manovrare uno smartphone con una mano sola ma, appoggiandolo a terra, ero entrato nell’opzione “camera”. Più che una foto, volevo fare un breve video di me che tengo per la coda un colubro, e invece mi era uscita l’opzione “ritratto”, nemmeno quella “fotografia”, ma proprio “ritratto”, che non uso mai. In una frazione di secondo, ho capito che non potevo trattenerlo ancora per la coda, perché tirava forte. Mi è parso quasi di sentirla scricchiolare. Con la testa e la parte anteriore del corpo si era ancorato ostinatamente all’erba e non mollava. Io non lo vedevo, avevo solo l’estremità della sua coda in mano, ma sentivo la sua grande resistenza. Non volendo fargli male, l’ho mollato, lasciandolo andare e rinunciando a documentare l’emozionante evento. I due brachicefali, poi, si sono concessi il solito bagno rinfrescante, nell’ansa stagnante del fiume Stella, come se niente fosse, mentre io avevo per la testa la scena dell’emozionante incontro ravvicinato con un rappresentante del mio recente oggetto del desiderio: i serpenti!
In alcune parti la tua prosa Free ricorda quella di Ernest Hemingway ne Il Vecchio e il Mare.
RispondiEliminaGrazie. che bel commento. Non ho mai letto quel libro, ma so di cosa parla. Io ed Hemingway siamo su due barricate etiche opposte, come avrai capito.
EliminaFreeanimals