domenica 12 giugno 2016

Rigurgiti di anticlericalismo andino



Hanno assaltato la chiesa, abbattuto e bruciato il pesante portone di legno, staccato il crocifisso di tre metri che campeggiava dietro l’altare e dopo averlo portato in piazza, tra risa e grida, l’hanno distrutto calpestandolo, colpendolo con bastoni e staccandogli testa, braccia e gambe. Non è opera dello Stato islamico in Iraq, Siria o Libia ma di centinaia di studenti in Cile.


La triste riedizione del calvario ha avuto luogo giovedì a Santiago, capitale del paese sudamericano, e ha posto fine a una protesta studentesca contro il governo. Il movimento studentesco, sempre più forte e radicalizzato nel paese, protestava contro la mancata attuazione delle riforme economiche e sociali promesse dal presidente di sinistra Michelle Bachelet. Anche la riforma del sistema dell’istruzione è stata rimandata a causa della mancanza di fondi.

Gli studenti erano in parte armati, con il volto coperto e dotati di maschere anti-gas per resistere ai lacrimogeni della polizia. Gli agenti in assetto anti-sommossa sono riusciti a fatica a disperdere la folla usando gli idranti, non prima che questa però abbia vandalizzato e profanato la chiesa della Gratitudine nazionale. Il ministro degli Interni Mario Fernandez ha dichiarato ai giornalisti preoccupato: «Ciò che abbiamo visto è un sintomo molto preoccupante di quello che alcune persone vogliono cominciare a fare al nostro paese». La Chiesa cattolica ha chiesto che i responsabili non rimangano impuniti.

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