Fonte: Il Fatto Quotidiano
I soldi per i migranti andavano alla ‘ndrangheta. Su 100 milioni
di euro stanziati negli ultimi 10 anni, la Direzione distrettuale
antimafia di Catanzaro, guidata dal procuratore Nicola Gratteri, ne
ha contati almeno 32 che sono finiti nella “bacinella” della
cosca Arena. È questo il numero più importante della
maxi-operazione “Jonny” che ha portato all’arresto di 68
persone tra cui il governatore della Misericordie Leonardo Sacco e
don Edoardo Scordio, parroco della chiesa di Maria Assunta di Isola
Capo Rizzuto. Sono loro, secondo gli investigatori della polizia, dei
carabinieri e della guardia di finanza, i veri promotori
dell’organizzazione criminale che faceva capo al clan Arena. Grazie
alle convenzioni stipulate con il ministero dell’Interno, la
Misericordia in un solo anno, nel 2009, si è accaparrata 6 dei 13
milioni di euro per la gestione dei centri di accoglienza. Attraverso
la Misericordia e Sacco, infatti, la cosca Arena, era riuscita ad
aggiudicarsi gli appalti indetti dalla prefettura di Crotone per le
forniture dei servizi di ristorazione al centro di accoglienza di
Isola Capo Rizzuto e di Lampedusa. Appalti che venivano affidati a
imprese appositamente costituite dagli Arena e da altre famiglie di
‘ndrangheta per spartirsi i fondi destinati all’accoglienza dei
migranti.
Secondo la Dda, la spartizione dei milioni di euro era “semplice”: Sacco prendeva l’appalto con la Misericordia che è una onlus e concedeva in subappalto i servizi ad altre società con scopo di lucro riconducibili agli Arena che di fatto gestivano la mensa. “Leonardo Sacco – è scritto nel provvedimento di fermo – da circa 15 anni ha gestito, quale responsabile della Misericordia di Isola di Capo Rizzuto, il centro di accoglienza di Isola di Capo Rizzuto, nelle sue diverse articolazioni, in modo tale da distrarre, in favore delle diverse famiglie che compongono la criminalità organizzata isolitana, cospicue somme di denaro. Egli ha selezionato i subappaltatori del servizio mensa anche fra intranei al sodalizio isolitano. Ci si riferisce, evidentemente, ai cugini Antonio Poerio e Fernando Poerio, ad Angelo Muraca, i quali, con danaro della consorteria, hanno allestito imprese di ristorazione che, si ribadisce, hanno somministrato i pasti per i rifugiati”.
È proprio del cibo riservato agli ospiti del centro ha parlato in
conferenza stampa Gratteri. “Indagando sulla famiglia Arena – ha
detto il magistrato – siamo arrivati all’interno del Cara di
Isola Capo Rizzuto. All’interno sono successe cose veramente
tristi: un giorno sono arrivati 250 pasti per 500 migranti. Ebbene
250 persone hanno mangiato il giorno dopo. Non solo era poco, ma
solitamente era un cibo che si dà ai maiali. Questi si arricchiscono
sulle spalle dei migranti. Questa è un’indagine che abbraccia
quasi 10 anni di malaffare all’interno del Cara gestito in modo
mafioso dalla famiglia Arena”. “Il Centro di accoglienza e la
Misericordia sono il bancomat della ‘ndrangheta”, ha detto invece
il generale Giuseppe Governale, comandante del Ros dei carabinieri,
secondo il quale è stata la cosca Arena a scegliere i suoi uomini:
“E tra questi ci sono Sacco e il prete Scordio”.
Un’altra figura importante nell’indagine, infatti, è proprio
quella del prete, don Edoardo Scordio che “riceve, senza
alcun titolo, cospicue erogazioni di danaro dalla Misericordia. Solo
per ricordare, fra le erogazioni più ingiustificate, basti fare
riferimento ad una serie di note di debito, emesse dalla Parrocchia
Maria Assunta ad Nives, cioè da Don Edoardo Scordio, e pagate da
Misericordia fino alla concorrenza di 132.665 euro, per non meglio
chiarita assistenza spirituale”.
Tra gli indagati anche il sindaco di Isola Capo Rizzuto, Gianluca
Bruno, che ha subito una perquisizione. A lui si era rivolto
l’indagato Antonio Poerio per lamentarsi degli sprechi commessi dal
prete Scordio: “In sostanza Poerio – è scritto nel fermo –
richiedeva a Bruno Gianluca un intervento per allontanare il
sacerdote da Isola di Capo Rizzuto. Bruno Gianluca lo riteneva
inopportuno dicendo testualmente ‘vedi che se se ne va lui….che
te lo dico io….ci ripuliscono tutti’. Poerio Fernando (altro
indagato, ndr) era d’accordo perché temeva che il prete li
accusasse: “che lui poi se la canta”. Bruno soggiungeva che era
difficile trovare un adeguato sostituto di don Edoardo”.
In nome del business dei migranti, c’è stata anche la pace tra
le due principali cosche del territorio: quella dei Grande Aracri e
degli Arena, protagoniste in passato di una faida in cui i killer dei
clan hanno utilizzato anche bazooka e kalashnikov. L’inchiesta ha
fatto luce anche sul giro di scommesse in tutto il crotonese, gestito
dagli indagati che avevano una “posizione dominante” nel settore
della raccolta delle scommesse online e del noleggio degli apparecchi
da intrattenimento. Le indagini delle fiamme gialle hanno consentito
alla Dda di accertare che la società bookmaker Centurion Bet, in
mano agli Arena, era presente in Italia con oltre 500 agenzie e aveva
ramificazioni in tutto il mondo.
Proprio questa società avrebbe messo a disposizione i propri
circuiti di gioco online alla società Kroton Games di Crotone.
Espressione della cosca Arena, La Croton Game ha così incrementato i
suoi volumi di fatturato, sottratti al fisco, per decine di milioni
di euro.
Oltre agli arresti, sono stati sequestrati beni per 84 milioni di
euro. I sigilli sono stati applicati all’intero patrimonio
immobiliare riconducibile alla Fraternità di Misericordia di Isola
di Capo Rizzuto, costituito da un convento di 1700 mq,
successivamente ristrutturato ed adibito a poliambulatorio, dal
teatro Astorino e da diversi immobili, alcuni dei quali acquistati
dallo stesso Sacco da soggetti organici alla cosca Arena, per
salvaguardarli da possibili sequestri. La Dda, inoltre, ha
sequestrato la squadra di calcio di Isola Capo Rizzuto di cui Sacco
era il presidente.
Dopo l’operazione è intervenuta la confederazione nazionale
delle Misericordie d’Italia. “Abbiamo appreso con forte
preoccupazione del fermo di don Edoardo Scordio e di Leonardo Sacco,
rispettivamente correttore e governatore della Misericordia di Isola
Capo Rizzuto. Otto secoli di storia non vengono cancellati da fatti,
seppure presunti, così gravi e pesanti. Continueremo a dare le
risposte ai cittadini e alla popolazione più debole, dando
continuità ai servizi svolti dalla Misericordia non facendo mancare
la risposta ai bisogni di assistenza e di carità”.
“Confermiamo la nostra totale fiducia nell’operato
dell’autorità giudiziaria – è scritto sempre nella nota –
auspicando una rapida conclusione delle indagini. Annunciamo già da
adesso il commissariamento della Misericordia di Isola Capo Rizzuto e
della Federazione Regionale Calabrese. Peraltro la gestione del
centro di Isola Capo Rizzuto è da tempo affidata al consorzio ‘Opere
di Misericordia’, con sede a Firenze, che continuerà i propri
compiti nell’interesse degli ospiti secondo i principi che ci
contraddistinguono”.
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