martedì 22 settembre 2015

Chiedilo ar cane


La prima cosa che ho pensato, quando Anna Vicenzino ha disposto i 22 arcani maggiori con “Il matto” all'inizio, è stata che i tarocchi non potevano assolutamente nascere in una cultura islamica, poiché nel Corano c'è scritto che un cane morse Maometto e nella carta del Matto c'è un cane che interagisce con l'umano. Sono infatti nati da qualche parte in Europa, dove da secoli i cani vengono allevati per la caccia del nobil signore e per il trastullo del figlio del plebeo. Per fortuna, nei Vangeli nessun cane morse Gesù. Altrimenti, io non avrei Pupetta con me e non l'avrei portata alla conferenza di lunedì sera. Rimasta appollaiata su una sedia in prima fila, ha riscosso grande successo, come sempre, ma non ha distratto il pubblico venuto per saperne di più sui tarocchi. Anna Vicenzino è riuscita a trasformare la sua passione per questo genere di antica divinazione in un lavoro che le permette un reddito, e di questi tempi non è cosa disprezzabile.



Per la verità – e questa è una cosa che la signora Vicenzino ha sfatato – i tarocchi non sono nati come tecnica divinatoria ma come strumento per scandagliare la propria anima, detta anche sé superiore, essenza o coscienza. La loro origine si perde negli anni bui del Medioevo, anche se ufficialmente il mazzo più antico e completo risale al Quindicesimo secolo e fu stilato per l'unione delle famiglie Visconti Sforza, da cui prese il nome. La relatrice, che ha spiegato l'arcano degli arcani maggiori durante una delle periodiche “pizze filosofali” organizzate da Anthony Santelia, ha specificato che la valenza divinatoria fu aggiunta successivamente e che in origine i tarocchi servivano solo per riallineare il proprio Sé, per centrare la vita frenetica e superficiale con quel Quid che secondo molti spiritualisti ci rende eterni e capaci di entrare in contatto con la divinità che c'è in noi.

Io non intendo addentrarmi in questo per me infido terreno, ma voglio limitarmi a riportare le interessanti informazioni fornite dalla Vicenzino. Comunque sia, i tarocchi danno risposte a chi li interroga e può sembrare che a farlo sia un'entità al di fuori di noi, mentre nella realtà siamo noi stessi che ci diamo la risposta giusta, dopo esserci trovati nel marasma dell'incertezza e del dubbio. Si tratta quindi di una riscoperta, di un ricordare ciò che già si sapeva. I tarocchi, che bisognerebbe chiamare al singolare e usando il termine francese “Tarot”, ci indicano la strada giusta da seguire perché la nostra anima, nei suoi più profondi recessi, la conosce ma noi non riuscivamo a vederla. Le cartomanti, che non godono di eccessiva simpatia da parte della Vicenzino, pretendono di prevedere il futuro, ma il Tarot non è adatto a questo scopo, quanto piuttosto a facilitare l'introspezione. Non c'è nessuno spirito al di fuori di noi che ci dà le risposte, ma siamo noi a poterle vedere più distintamente, grazie a questa antica tecnica introspettiva.


La differenza tra la seduta di una cartomante e le letture fatte dalla signora Anna consistono nel fatto che lei dichiara di non essere una sensitiva e di fare molte domande al consultante, a differenza della cartomante che non chiede niente e si butta ad indovinare seguendo schemi archetipali preordinati (tutti hanno avuto una morte in famiglia e tutti cercano amore, denaro e successo personale). Inutile dire che le cartomanti hanno le sale d'aspetto sempre piene, mentre la Vicenzino non può permettersi un ufficio ma tiene corsi periodici di 12 ore, distribuiti in 4 serate di 3 ore ciascuna, secondo un percorso che si svolge nell'arco di sei mesi, oltre alle singole letture di un'ora l'una. Queste ultime costano al consultante 60 euro, mentre i corsi vanno dai 150 ai 180 euro a seconda della distanza da Codroipo in cui si tengono.


Nato in un'epoca anteriore al Quindicesimo secolo, il Tarot conobbe un periodo di quiescenza fin al Settecento, quando grazie a famosi occultisti tornò in auge presso la popolazione europea e grazie alla stampa di Gutenberg fu divulgato in mille versioni diverse, a seconda dell'estro e dell'inventiva dei mastri cartai. Quelli usati da Anna Vicenzino sono i Tarocchi di Marsiglia, mentre io, alla conferenza di lunedì 21 settembre, mi sono portato dietro quelli di Modiano, per altro molto diversi dagli originali. Nella carta che dà inizio al percorso delle successive ventuno, c'è il famoso Matto con i vestiti a brandelli, raffigurato mentre cammina con un fagotto sulle spalle e con un cane che, se in alcune versioni sembra azzannarlo, in quelle di Marsiglia gli posa solo le zampe addosso, non per graffiarlo ma quasi per spingerlo. In quelle di Modiano, il cane non tocca nemmeno il Matto.


Che sia un cane a spingere l'uomo ad iniziare il percorso evolutivo di carta in carta, di tappa in tappa, a me non dispiace, anzi. Il cane è la più grande conquista dell'umanità, disse Biagio Pascal e sul momento, durante lo spazio per la discussione con il pubblico al termine della presentazione, mi è venuta l'idea che forse i nostri creatori alieni siano venuti proprio da quella parte della Galassia che gli astronomi hanno chiamato costellazione del Cane. Non lo possiamo escludere giacché il Genesi parla di Elohim senza specificarne provenienza, mentre le tavolette sumere parlano del pianeta Nibiru che però, a parte i sumeri, non è stato mai visto da nessuno. Il veloce scambio di battute tra me e la Vicenzino, trovandomi, io e il mio cane, in prima fila, non mi ha permesso di capire se l'ipotesi di creatori alieni sia da lei accettata o respinta, ma non era quello il tema della serata. Il tema era quello del percorso evolutivo che ciascuno di noi comincia a fare nel momento stesso in cui viene al mondo. Ciascuno di noi è il Matto. Ciascuno di noi conosce l'amore e la morte, il diavolo come simbolo del male, la fortuna sotto forma di ruota che gira, la giustizia, la temperanza, le stelle e il mondo, anche se il papa, la papessa, l'imperatore e l'imperatrice magari no, ma i loro significati sì. Ciascuno di noi può essere appeso a testa in giù al ramo di un albero, più in senso metaforico che letterale. Ciascuno può essere truffato da un ciarlatano, che nelle carte viene chiamato “bagatto”. Ciascuno può avere momenti di forza, contemplare la luna e farsi riscaldare dal sole. Incontrare momenti di solitudine nelle vesti dell'eremita, oppure salire sul carro e farsi trasportare in qualche nuova avventura. Rimangono fuori la Torre, chiamata dai tarocchi di Marsiglia “Casa Dio” e il giudizio universale, tema caro nei secoli in cui il Tarot nacque e che oggi, con i venti di guerra che spirano, sta tornando di moda.


Ogni carta ha il suo significato, che può cambiare quando viene accostata ad altre, dando magari un significato totalmente diverso. Per un consultante – per soddisfare le sue richieste – possono bastare due o tre carte; per altri, più esigenti o più incasinati, non bastano tutte e 22. Ce ne vorrebbero ancora di più, ma per questo cartomanti e affini non sono attrezzati. A meno che non facciano ricorso agli arcani minori. Ciò non sarebbe necessario se il consultante facesse la domanda seguendo lo spirito giusto. Uno studente in procinto di presentarsi davanti a una commissione esaminatrice non dovrebbe chiedere: “Passerò l'esame?”, che è una richiesta di tipo predittivo, ma : “Cosa posso fare per passare l'esame?”, basata sul piano evolutivo. In questo caso, il Tarot risponde volentieri, non perde la pazienza e dà la risposta corretta, quella di cui lo studente ha veramente bisogno.


Come disse Eduardo De Filippo, gli esami non finiscono mai, ma a volte ci troviamo nella situazione di non sapere nemmeno di cosa abbiamo bisogno. Siamo talmente sballottati dalle onde della vita, come sugheri su un mare in tempesta, che rischiamo di perdere la fiducia in tutto, yoga, meditazione, famiglia, amore e amicizie. La depressione è sempre in agguato e desideriamo solo anestetizzarci un po' con il vino, perché le donne costano troppo. E, ahimè, anche le letture dei tarocchi.

2 commenti:

  1. Simpatica descrizione del monfo del "Tarocco". Simpatica in senso letterale, guardato da vicino senza essere totalmente coinvolto. Mi piace anche l'interoretazione data alla lettura del tarocco e della propria coscienza. Aggiungo che in effetti spesso il trascendente, fuori e dentro di noi, può essere solo indicato non mostrato, come dire che il tarocco ha un significato che noi gli attribuiamo, cosa che, appunto in altre culture come quella musulmana, non vengono accordate allo stesso modo. Un'esplorazione dei simboli a me pare, ognuno il suo, come le carte alle quali affidiamo come uno specchio ciò che cerchiamo. Mandi Roberto e Pupetta 😉

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    1. Grazie Sbilff.
      Mi sembrava strano che a nessuno interessassero i tarocchi e che nessuno mi facesse i complimenti per l'articolo, unica mercede del mio "lavoro" di blogger.

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