La prima cosa che ho
pensato, quando Anna Vicenzino ha disposto i 22 arcani maggiori con
“Il matto” all'inizio, è stata che i tarocchi non potevano
assolutamente nascere in una cultura islamica, poiché nel Corano c'è
scritto che un cane morse Maometto e nella carta del Matto c'è un
cane che interagisce con l'umano. Sono infatti nati da qualche parte
in Europa, dove da secoli i cani vengono allevati per la caccia del
nobil signore e per il trastullo del figlio del plebeo. Per fortuna,
nei Vangeli nessun cane morse Gesù. Altrimenti, io non avrei Pupetta
con me e non l'avrei portata alla conferenza di lunedì sera. Rimasta
appollaiata su una sedia in prima fila, ha riscosso grande successo,
come sempre, ma non ha distratto il pubblico venuto per saperne di
più sui tarocchi. Anna Vicenzino è riuscita a trasformare la sua
passione per questo genere di antica divinazione in un lavoro che le
permette un reddito, e di questi tempi non è cosa disprezzabile.
Per la verità – e
questa è una cosa che la signora Vicenzino ha sfatato – i tarocchi
non sono nati come tecnica divinatoria ma come strumento per
scandagliare la propria anima, detta anche sé superiore, essenza o
coscienza. La loro origine si perde negli anni bui del Medioevo,
anche se ufficialmente il mazzo più antico e completo risale al
Quindicesimo secolo e fu stilato per l'unione delle famiglie Visconti
Sforza, da cui prese il nome. La relatrice, che ha spiegato l'arcano
degli arcani maggiori durante una delle periodiche “pizze
filosofali” organizzate da Anthony Santelia, ha specificato che la
valenza divinatoria fu aggiunta successivamente e che in origine i
tarocchi servivano solo per riallineare il proprio Sé, per centrare
la vita frenetica e superficiale con quel Quid che secondo molti
spiritualisti ci rende eterni e capaci di entrare in contatto con la
divinità che c'è in noi.
Io non intendo
addentrarmi in questo per me infido terreno, ma voglio limitarmi a
riportare le interessanti informazioni fornite dalla Vicenzino.
Comunque sia, i tarocchi danno risposte a chi li interroga e può
sembrare che a farlo sia un'entità al di fuori di noi, mentre nella
realtà siamo noi stessi che ci diamo la risposta giusta, dopo
esserci trovati nel marasma dell'incertezza e del dubbio. Si tratta
quindi di una riscoperta, di un ricordare ciò che già si sapeva. I
tarocchi, che bisognerebbe chiamare al singolare e usando il termine
francese “Tarot”, ci indicano la strada giusta da seguire perché
la nostra anima, nei suoi più profondi recessi, la conosce ma noi
non riuscivamo a vederla. Le cartomanti, che non godono di eccessiva
simpatia da parte della Vicenzino, pretendono di prevedere il futuro,
ma il Tarot non è adatto a questo scopo, quanto piuttosto a
facilitare l'introspezione. Non c'è nessuno spirito al di fuori di
noi che ci dà le risposte, ma siamo noi a poterle vedere più
distintamente, grazie a questa antica tecnica introspettiva.
La differenza tra la
seduta di una cartomante e le letture fatte dalla signora Anna
consistono nel fatto che lei dichiara di non essere una sensitiva e
di fare molte domande al consultante, a differenza della cartomante
che non chiede niente e si butta ad indovinare seguendo schemi
archetipali preordinati (tutti hanno avuto una morte in famiglia e
tutti cercano amore, denaro e successo personale). Inutile dire che
le cartomanti hanno le sale d'aspetto sempre piene, mentre la
Vicenzino non può permettersi un ufficio ma tiene corsi periodici di
12 ore, distribuiti in 4 serate di 3 ore ciascuna, secondo un
percorso che si svolge nell'arco di sei mesi, oltre alle singole
letture di un'ora l'una. Queste ultime costano al consultante 60
euro, mentre i corsi vanno dai 150 ai 180 euro a seconda della
distanza da Codroipo in cui si tengono.
Nato in un'epoca
anteriore al Quindicesimo secolo, il Tarot conobbe un periodo di
quiescenza fin al Settecento, quando grazie a famosi occultisti tornò
in auge presso la popolazione europea e grazie alla stampa di
Gutenberg fu divulgato in mille versioni diverse, a seconda
dell'estro e dell'inventiva dei mastri cartai. Quelli usati da Anna
Vicenzino sono i Tarocchi di Marsiglia, mentre io, alla conferenza di
lunedì 21 settembre, mi sono portato dietro quelli di Modiano, per
altro molto diversi dagli originali. Nella carta che dà inizio al
percorso delle successive ventuno, c'è il famoso Matto con i vestiti
a brandelli, raffigurato mentre cammina con un fagotto sulle spalle e
con un cane che, se in alcune versioni sembra azzannarlo, in quelle
di Marsiglia gli posa solo le zampe addosso, non per graffiarlo ma
quasi per spingerlo. In quelle di Modiano, il cane non tocca nemmeno
il Matto.
Che sia un cane a
spingere l'uomo ad iniziare il percorso evolutivo di carta in carta,
di tappa in tappa, a me non dispiace, anzi. Il cane è la più grande
conquista dell'umanità, disse Biagio Pascal e sul momento, durante
lo spazio per la discussione con il pubblico al termine della
presentazione, mi è venuta l'idea che forse i nostri creatori alieni
siano venuti proprio da quella parte della Galassia che gli astronomi
hanno chiamato costellazione del Cane. Non lo possiamo escludere
giacché il Genesi parla di Elohim senza specificarne provenienza,
mentre le tavolette sumere parlano del pianeta Nibiru che però, a
parte i sumeri, non è stato mai visto da nessuno. Il veloce scambio
di battute tra me e la Vicenzino, trovandomi, io e il mio cane, in
prima fila, non mi ha permesso di capire se l'ipotesi di creatori
alieni sia da lei accettata o respinta, ma non era quello il tema
della serata. Il tema era quello del percorso evolutivo che ciascuno
di noi comincia a fare nel momento stesso in cui viene al mondo.
Ciascuno di noi è il Matto. Ciascuno di noi conosce l'amore e la
morte, il diavolo come simbolo del male, la fortuna sotto forma di
ruota che gira, la giustizia, la temperanza, le stelle e il mondo,
anche se il papa, la papessa, l'imperatore e l'imperatrice magari no,
ma i loro significati sì. Ciascuno di noi può essere appeso a testa
in giù al ramo di un albero, più in senso metaforico che letterale.
Ciascuno può essere truffato da un ciarlatano, che nelle carte viene
chiamato “bagatto”. Ciascuno può avere momenti di forza,
contemplare la luna e farsi riscaldare dal sole. Incontrare momenti
di solitudine nelle vesti dell'eremita, oppure salire sul carro e
farsi trasportare in qualche nuova avventura. Rimangono fuori la
Torre, chiamata dai tarocchi di Marsiglia “Casa Dio” e il
giudizio universale, tema caro nei secoli in cui il Tarot nacque e
che oggi, con i venti di guerra che spirano, sta tornando di moda.
Ogni carta ha il suo
significato, che può cambiare quando viene accostata ad altre, dando
magari un significato totalmente diverso. Per un consultante – per
soddisfare le sue richieste – possono bastare due o tre carte; per
altri, più esigenti o più incasinati, non bastano tutte e 22. Ce ne
vorrebbero ancora di più, ma per questo cartomanti e affini non sono
attrezzati. A meno che non facciano ricorso agli arcani minori. Ciò
non sarebbe necessario se il consultante facesse la domanda seguendo
lo spirito giusto. Uno studente in procinto di presentarsi davanti a
una commissione esaminatrice non dovrebbe chiedere: “Passerò
l'esame?”, che è una richiesta di tipo predittivo, ma : “Cosa
posso fare per passare l'esame?”, basata sul piano evolutivo. In
questo caso, il Tarot risponde volentieri, non perde la pazienza e dà
la risposta corretta, quella di cui lo studente ha veramente bisogno.
Come disse Eduardo De
Filippo, gli esami non finiscono mai, ma a volte ci troviamo nella
situazione di non sapere nemmeno di cosa abbiamo bisogno. Siamo
talmente sballottati dalle onde della vita, come sugheri su un mare
in tempesta, che rischiamo di perdere la fiducia in tutto, yoga,
meditazione, famiglia, amore e amicizie. La depressione è sempre in
agguato e desideriamo solo anestetizzarci un po' con il vino, perché
le donne costano troppo. E, ahimè, anche le letture dei tarocchi.
Simpatica descrizione del monfo del "Tarocco". Simpatica in senso letterale, guardato da vicino senza essere totalmente coinvolto. Mi piace anche l'interoretazione data alla lettura del tarocco e della propria coscienza. Aggiungo che in effetti spesso il trascendente, fuori e dentro di noi, può essere solo indicato non mostrato, come dire che il tarocco ha un significato che noi gli attribuiamo, cosa che, appunto in altre culture come quella musulmana, non vengono accordate allo stesso modo. Un'esplorazione dei simboli a me pare, ognuno il suo, come le carte alle quali affidiamo come uno specchio ciò che cerchiamo. Mandi Roberto e Pupetta 😉
RispondiEliminaGrazie Sbilff.
EliminaMi sembrava strano che a nessuno interessassero i tarocchi e che nessuno mi facesse i complimenti per l'articolo, unica mercede del mio "lavoro" di blogger.