domenica 21 aprile 2024

L'amore tra uomo e cane ha radici antiche


Fonte: Zampa nel cuore Italia - Sezione Nord - Est

Avete mai sentito parlare di Ulisse? Sapevate che nell’Odissea c’è una delle scene d’amore più belle e commoventi di tutta la letteratura? E no, non sto parlando di Penelope! So che oggi va di moda dire che Omero è il capostipite della «mascolinità tossica», eppure quest’autore ci ha lasciato una delle scene d’amore più commoventi mai scritte! Vedete, la storia di Ulisse è una storia di viaggi, di avventure, ma soprattutto la storia di un uomo che desidera una cosa sopra tutte: tornare a casa! E finalmente, dopo vent’anni, Ulisse torna nella sua amata Itaca. Questo è uno dei momenti più intensi di tutta l’Odissea: Ulisse vede la sua città, vede suo figlio Telemaco che ormai è diventato un uomo. E in quell’istante lo assale un moto di nostalgia, perché si accorge di quanto il tempo sia volato. Ulisse però si traveste da mendicante per non farsi riconoscere dai Proci, che avevano usurpato il suo trono. E cosa accade? Che nessuno lo riconosce! Non lo riconosce suo figlio, non lo riconosce sua moglie, non lo riconosce la sua gente! Tutti vedono soltanto i suoi abiti laceri, i suoi capelli incolti e lo scambiano per un «vecchio mendicante». Soltanto uno, tra tutta la gente di Itaca, lo riconosce: Argo, il suo cane. Vedete, per un cane puoi essere un principe, un re o un mendicante, un cane ti ama a prescindere. Ad Argo non gli importa nulla dell’aspetto di Ulisse, non si cura di cosa indossa, di come appare, gli basta sentire la sua voce per riconoscerlo! E subito dopo muore. Ecco, io mi ricordo che quando lessi questa scena per la prima volta mi commossi. Argo aveva conservato il suo ultimo respiro per Ulisse. E sì, un’epoca di relazioni usa e getta, vi diranno che in fondo non c’è nulla di così straordinario in questa scena. Perché cose come l’amicizia, la lealtà e l’amore che sopravvive alla lontananza sono incomprensibili in una società che ha fatto dell’assenza dei legami una moda. Ecco perché in un mondo tanto cinico, nichilista, narcisista, come quello di oggi vi auguro di avere qualcuno che vi ami non per ciò che siete, ma per chi siete, e che vi guardi negli occhi con la stessa dedizione che Argo ha avuto per Ulisse. (Dal web)

8 commenti:

  1. Vale forse la pena rileggere il passo dell'Odissea. Sono pochissimi versi, ma grazie ad essi Argo è immortale:

    ... e un cane, sdraiato là, rizzò muso e orecchie,
    Argo, il cane del costante Odisseo, che un giorno
    nutrì di sua mano ...
    .... ma ora giacea là, trascurato, partito il padrone,
    sul molto letame di muli e buoi ...
    ... là giacea il cane Argo, pieno di zecche.
    E allora, come sentì vicino Odisseo,
    mosse la coda, abbassò le due orecchie,
    ma non potè correre incontro al padrone.
    E il padrone, voltandosi, si terse una lacrima,
    facilmente sfuggendo a Eumeo; e subito con parole chiedea:
    "Eumeo, che meraviglia quel cane là sul letame!"
    ...............
    E tu rispondendogli, Eumeo porcaio, dicevi:
    Purtroppo è il cane di un uomo morto lontano."
    ..............
    E Argo la Moira di nera morte afferrò
    appena rivisto Odisseo, dopo vent'anni.

    Odissea, Libro XVII, versi 291-325
    (trad. di Rosa Calzecchi Onesti)

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    1. Preferisco la traduzione di Pindemonte a quella più moderna di Calzecchi Onesti. Per es. gli ultimi versi
      sulla fine di Argo sono più leggibili in Pindemonte:

      Ed Argo, il fido can, poscia che visto
      Ebbe dopo dieci anni e dieci Ulisse,

      Gli occhi nel sonno della morte chiuse.

      Una volta alle medie si leggevano Iliade, Odissea e Eneide. Fanno ancora parte del programma oggi?
      Asor Rosa consigliava ai giovani di leggere "almeno" l'Odissea, la Divina Commedia e Guerra e Pace. Non male come consiglio, il minimo sindacale.

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    2. Manco dal mondo della scuola da più di vent'anni, ma dalle notizie che leggo sui social mi sembra che le cose siano molto peggiorate, rispetto ai miei tempi.

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  2. I semidei come Ulisse avevano pure i matusa-cani fedeli e pazienti per un ventennio, forse più.

    Noi comuni sons of a gun, figli di un pistolino, non abbiamo nessuno che ci aspetta per un lasso di tempo così esteso. Le nostre odissee senza ritorno son pregne di peripezie, quelle toste ed appiccicose, da non confondersi con le sorelle della peripemamma o peripebabbo. A scelta

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    1. A volte sei troppo criptico per me.

      Per esempio, chi sono le "peripemamma" e i "peripebabbo"?


      Comunque, a Codroipo ho conosciuto un cane che aveva 22 anni e il suo proprietario intorno ai 90.

      Ora, è da un po' che non li vedo più.

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  3. Volevo solo fare un gioco di parole, battutaccia da basso avanspettacolo ..

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  4. Il tuo cane che sia di Ulisse o di Agamennone,rimane sempre un meta schiavo.
    Bravo argo.salta su.
    Prendi la legna al volo e smettila di abbaiare che mi rendi nervoso.
    Diomede intanto affila la spada.
    Preferisco i gatti....sono più osideridiani.

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