Fonte: Noi e gli extraterrestri
La testimonianza di
Renzo M., raccolta direttamente, è la prova vivente di una persona
arrivata proprio da un’altra realtà. Gli addetti ai lavori
direbbero: da un’altra dimensione. Una rara testimonianza che, se
non fosse per i numerosi testimoni che all’epoca furono in qualche
modo coinvolti in questa assurda e inspiegabile storia, mi troverei
sicuramente in seria difficoltà a riferirla, tanto è fantasiosa e
per certi versi incredibile. Ecco i fatti.
Una trentina di
ragazzi riempivano la capiente sala del bar del paese, metà dei
quali componevano il gruppo di Castelguglielmo (RO), una cittadina
del basso Polesine, mentre il resto veniva da Badia Polesine. Erano
soliti incontrarsi e trascorrere le fredde giornate invernali in
compagnia, in ambienti caldi e accoglienti. Si erano riuniti anche
quella domenica di un ormai lontano inverno e in quell’occasione fu
presentata a Renzo, e agli altri componenti del gruppo, una ragazza
che nessuno di loro aveva mai visto né conosciuto prima. Renzo M.
rimase quasi scioccato quando lei gli strinse la mano. Quando presero
posto si ritrovarono seduti uno di fronte all’altra in quella
colorata cornice umana che riempiva la stanza. Mille pensieri
cozzavano nella testa di Renzo, ma quello che stava provando non
aveva niente a che fare con emozioni o sentimenti che già conosceva.
Non era amore a prima vista e nemmeno il classico colpo di fulmine;
si trattava di una cosa ben diversa, qualche cosa che andava ben
oltre la sua conoscenza. Poche furono le parole che uscirono dalle
loro bocche in quella chiassosa riunione, ed entrambi sembrarono
assorti in una specie di meditazione interrotta solo da qualche
prolungato sguardo. Giunto il momento del congedo, Renzo le strinse
la mano e il battito del suo cuore cominciò ad aumentare
vertiginosamente mentre uno strano tremore percorse il suo corpo.
Guardando la ragazza allontanarsi, chiese agli amici se qualcuno
sapesse dove abitava.
Qualcuno
rispose che abitava in una frazione della cittadina, che la
conoscevano già da qualche tempo ma che solo da poco era entrata a
far parte del loro gruppo. Prima di congedarsi si erano dati
appuntamento nella stessa sala di lì a quindici giorni.
Interminabili furono per Renzo i giorni che mancavano all’incontro.
Finalmente arrivò la tanto attesa domenica e alla stretta di mano
della ragazza riprovò la stessa sensazione della volta precedente.
Si vergognava al pensiero che il tremore che lo stava scuotendo
potesse essere da lei percepito. Per una serie di casualità, non
riuscì a sedersi accanto a lei e le tante domande che si era
proposto di farle sarebbero state fuori luogo durante il corso della
riunione. Avrebbe quindi atteso con pazienza la fine della serata per
chiederle quanto voleva. A fine riunione, mentre si stringevano la
mano, riecco il tremore e quella incomprensibile quanto strana
sensazione che inevitabilmente lo bloccarono. Nel darle la mano per
salutarla, di tutto ciò che voleva dirle gli uscì di bocca
solamente: “Ci vedremo ancora?”. Dopo qualche attimo di
esitazione lei rispose di sì; girò le spalle e si avviò alla
macchina insieme agli amici che l’avevano accompagnata. Prima di
salire in auto si girò verso Renzo e ancora una volta lo salutò
mentre le sue labbra mostravano un triste sorriso.
La
domenica successiva Renzo provò un irrefrenabile desiderio di farle
visita. Qualche cosa, dentro, lo spingeva ad andare dove abitava la
ragazza. Quando arrivò, un tuffo al cuore lo fece sobbalzare sul
sedile dell’auto. Lei era ferma sul ponte che lui si apprestava a
superare e al suo passaggio lo salutò con la mano mentre sul suo
viso c’era ancora quello strano triste sorriso. Una ventina di
metri più avanti invertì la marcia per andare incontro alla ragazza
ma... sul ponte non c’era più nessuno. Stupito e incredulo,
percorse velocemente le poche strade che potevano averla allontanata,
ma in nessuna di queste la trovò. Fermò la macchina vicino al ponte
dove due anziane signore si erano appena fermate per fare due
chiacchiere. Sorprese per l’insolita domanda, risposero che erano
ferme lì già da un po’ di tempo e che su quel ponte, oltre a loro,
non si era mai fermato nessuno. Renzo pensò che, probabilmente, la
loro memoria e vista non dovevano più essere quelle di una volta...
Perché dire che erano lì da tanto tempo se le aveva viste arrivare
ora? E come potevano dire di non aver incrociato la ragazza che
lasciava il ponte? Si convinse che non volessero dare informazioni ad
un estraneo.
Era
strano che se ne fosse andata così, senza aspettarlo dopo averlo
salutato. Questo lo faceva stare male come non aveva provato mai.
Solo a notte fonda si rese conto di essere ancora al volante, vagando
senza meta, e decise di tornarsene a casa. Alcuni giorni dopo si recò
in un bar della cittadina dove erano soliti incontrarsi alcuni amici.
Trovati un paio di loro, chiese maggiori informazioni sulla ragazza
che anche loro avevano conosciuto. Ma i due si guardarono in faccia
pensando ad uno scherzo. In breve, Renzo si rese conto che non
conoscevano, non ricordavano nulla di quella ragazza che era stata
assieme a loro per alcune domeniche! Il disagio dei ragazzi era
palpabile. Renzo se ne andò confuso più che mai lasciando i due
amici senza parole. Salì in auto e tornò velocemente al suo paese
per cercare altri testimoni, ma la risposta fu per tutti la stessa:
nessuno sapeva nulla di quella ragazza. Come era possibile? Erano
stati seduti vicini per intere serate! Il fatto si stava trasformando
in un incubo. Ora che nessuno gli credeva, si rendeva conto di
trovarsi in una posizione terribilmente imbarazzante nei confronti
degli amici. Alcuni giorni più tardi, come ultimo ed estremo
tentativo, andò ad incontrare due ragazze che facevano parte dello
stesso gruppo, ma il risultato non fu diverso. Renzo si rese conto
che le risposte alle sue domande non sarebbero mai arrivate. Capì,
anzi, che doveva tenersi tutto dentro per non far dubitare gli altri
della sua salute mentale.
Che cosa accadde
realmente in quelle settimane? Renzo M., pur non sapendo come, aveva
attraversato una porta spazio-tempo e la sua vita aveva interferito
con avvenimenti che si svolgevano, nello stesso momento e nello
stesso posto, in un’altra dimensione. Il nostro mondo è come una
radio: girando appena la manopola si cambia completamente stazione.
Pardon: dimensione...
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