lunedì 30 novembre 2015

Blues Brothers in Madagascar


I Blues Brothers, nel film che li rese famosi, erano in missione per conto di Dio. Io sono in missione per conto di Antonio, Valentino, Luciano, Attila e Pietro. Se qualcuno pensasse che sono nomi inventati perché nessun genitore italiano chiamerebbe Attila il proprio figlio, rispondo che infatti l'Attila in questione è ungherese, come il Luciano in oggetto è rumeno, mentre gli altri tre sono italiani. Con due di loro, Antonio e Valentino sono in rapporti di amicizia e le cose che mi hanno chiesto di portar loro dal Madagascar saranno dei doni, mentre con Luciano, Attila e Pietro gli oggetti richiesti saranno sottoposti a transazione economica, anche se i “desiderata” di Pietro non sono oggetti materiali, come spiegherò fra poco. Andiamo, quindi, per ordine.


Soggetto numero 1: Antonio. Avendone ricevute già l'anno scorso e avendole utilizzate per fare un ottimo gelato, anche quest'anno la mia missione sarà di procurargli alcuni baccelli di vaniglia che, come tutti sanno, sono i frutti di una specie di orchidea. Quelli marroni essiccati vengono tradizionalmente usati nell'industria dolciaria e il Madagascar vanta il primato di primo esportatore mondiale. La zona dove viene coltivata la vaniglia è il nord ricco di foreste e i quantitativi di prodotto pronto per l'esportazione partono proprio da porto di Tamatave, nel nord est della Grande isola. Ad Antonio porterò un sacchetto di baccelli venduti per strada in tutte le città malgasce e lo comprerò al termine del mio soggiorno.


Soggetto numero 2: Valentino. Trattandosi di un appassionato di piante laureato in botanica, su suo espresso desiderio cercherò di procurargli alcuni semi di piante commestibili, che ovviamente non esistano in Europa. Piante che diano i propri frutti entro poche settimane e non anni, come nel caso degli avocado, delle papaie, dei manghi e dei litchi, che sono prodotti da alberi a vita decennale. Penso quindi a qualche specie di peperoncino, al taro, che è una radice simile alla barbabietola, e a qualche varietà di lattuga, mentre i semi di piante ornamentali li posso raccogliere camminando per strada, oppure comprandoli dai venditori che vanno al mercato con i loro sacchetti. Di quelli in foto, riconoscibili sono i semi di zucca in primo piano ma l'unico nome malgascio che la mia guida ha saputo indicare sono i Tefy che si usano per creare siepi e si vedono nel grande sacchetto nero in alto a sinistra, con tanto di barattoli usati come misurini.


Soggetto numero 3: Luciano. Si tratta di un mio collega espositore, specializzato in fossili e minerali. Come ha fatto il soggetto numero 4, anche Luciano mi ha fornito una lista di minerali da procurargli, che siano però su matrice e non avulsi dal contesto da cui sono stati estratti. La lista è lunga e si va dal rubino allo zaffiro, passando attraverso il berillo e il rutilo. I nomi non devono impressionare, giacché in Madagascar, anche se si tratta di pietre semipreziose, rubini e zaffiri, come anche gli smeraldi, sono abbondantissimi. Gli esemplari grezzi si trovano in vendita con facilità e il costo finale esorbitante dipende alle molte lavorazioni che la pietra subisce prima di essere incastonata su collane e anelli. Fra i campioni richiesti c'è anche la labradorite, che in Madagascar te la tirano dietro la schiena, di tanta che ce n'è.


Soggetto numero 4: Attila. Come Valentino ha una grande passione per le piante e fa il giardiniere, così Attila ha una grande passione per i minerali ma fa l'operaio. Non è un mio collega espositore e i campioni che mi ha prenotato sono solo per la sua gioia da collezionista. Qui andiamo sul difficile. Zinnwaldite, Betafite, Hibonite, Londonite e Metatorbernite sono nomi che non avevo mai sentito e penso che anche per gli altri comuni mortali valga la stessa cosa. Mi sono portato dietro il manuale di riconoscimento dei minerali dello Schumann, ma ho visto che non tutti i minerali richiestimi da Attila sono citati. La Tormalina cocomero, per esempio, non c'è. Comunque, la lista è indicativa e sia Attila che Luciano dovranno accontentarsi di ciò che sarò in grado di trovare. Sia all'uno che all'altro, prima di comprarli, manderò foto di campioni con relativo nome e prezzo, così che possano decidere a distanza, stando in Italia, se quel preciso esemplare gli interessa. E' ovvio che se trovo qualche bel cristallo lo tengo per me.


Soggetto numero 5: Pietro. La missione che intendo compiere per Pietro è più complessa. Non si tratta di comprare cose, ma di contattare proprietari di alberghi e ristoranti sulle spiagge del sud malgascio, per conoscere la loro disponibilità ad aprire centri nautici. L'azienda di Pietro, una volta avuto l'okay del titolare di albergo, porterebbe sul posto l'attrezzatura necessaria per immersioni, snorkeling, kite-surfing e vela, tutte attività che necessitano di un magazzino per conservare le attrezzature. La vedo dura, perché i malgasci sono gente concreta e le mie, anzi le nostre perché mi avvarrò di Tina come interprete, nel momento dell'esposizione della proposta sono solo parole. Discorso diverso con i proprietari vazaha di alberghi, francesi in gran numero ma anche qualche italiano. Con costoro, se animati da autentico spirito imprenditoriale, potrei avere qualche maggiore possibilità di successo, nel cercare di convincerli a collaborare con Pietro. In fondo, quello che si chiede è una rimessa con acqua e luce, con guardiano, che nel caso degli alberghi già c'è, e ovviamente sistemi di sicurezza antiladro. Le chance di successo sono un'incognita per me, non avendo mai fatto il piazzista, né avendo la stoffa del venditore e, anche in questo caso, Pietro dovrà accontentarsi di ciò che riuscirò a combinare. La mia mercede, se mai dovesse arrivare, mi sarebbe elargita sono ad affare concluso.


Nel film dei Blues Brothers c'è il lieto fine, con i cattivi che soccombono e i buoni che vincono. Nel mio caso, non ci saranno né buoni né cattivi, né vinti né vincitori ma solo la mia undicesima avventura in queste contrade tropicali, distribuendo un po' di denaro a destra e a manca, con molta voglia di imparare cose nuove e qualche modesta velleità di commercio.

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