mercoledì 11 novembre 2015

Non bastava Lampedusa!


Fonte: Il Giornale

Arrivano tutti i giorni, non molti ma regolari. I profughi che si presentano alle frontiere nord-orientali italiane aprono un nuovo fronte nell'emergenza immigrazione, che stavolta rischia di riguardarci molto da vicino. Mentre la stragrande maggioranza dei migranti che percorrono la rotta balcanica proseguono direttamente verso la Germania, qualcuno, una volta in Austria, decide di puntare a ovest e sconfinare in Italia. Da settimane ormai, ai valichi del Tarvisio e del Brennero si presentano decine di immigrati che vogliono entrare nel nostro Paese. Pochi, ma non pochissimi: a volte trenta, a volte quaranta, quando va male settanta. È l'ovvia conseguenza del giro di vite imposto dalle autorità tedesche ai controlli al confine austriaco, fatti molto più serrati rispetto ad agosto, quando Angela Merkel si prendeva gli applausi di tutta Europa annunciando l'accoglienza indiscriminata verso tutti. Ora quella favola è finita e i migranti che hanno meno possibilità di ottenere l'asilo politico in Germania (leggasi soprattutto afghani e pachistani) si riversano in Friuli.


Lo denuncia da tempo il sindaco di Gorizia Ettore Romoli, che ha anche scritto una lettera al ministro degli Interni Angelino Alfano chiedendo un intervento che ripristini l'ordine pubblico in città, dove il 9 novembre sono arrivate settanta persone nel giro di appena due ore. "Centocinquanta persone sono prive di alloggio - scrive il sindaco - e in condizioni igienico-sanitarie precarie e pericolose." D'altronde se a Gorizia si piange a Tarvisio non si ride: il sindaco del Comune di confine, Renato Carlantoni, lamenta i disagi che un afflusso così sostenuto porta a una località turistica di montagna che vive sugli introiti portati dai vacanzieri: "Per fortuna la maggior parte dei profughi va a Udine - spiega Carlantoni al Giornale.it - ma quando arrivano dei minori io sono obbligato per legge a prendermene carico: quest'anno ho già messo a bilancio 700.000 euro di spesa corrente per provvedere alle loro necessità. Qui c'è la neve, non posso farli dormire all'aperto."

In molti casi i migranti entrano in Italia con il treno, viaggiando da Vienna a Udine: quando vengono trovati in possesso del biglietto ferroviario austriaco, possono essere rimpatriati. Ma quando si accorgeranno che a confinarli in Austria è solo quella piccola, fragile, prova del loro itinerario, impiegheranno poco tempo a disfarsene e a presentare domanda di asilo in Italia senza che nessuno possa replicare. Il questore di Udine, Claudio Cracovia, ci assicura che "l'attenzione è massima" ma al tempo stesso conferma che la ripresa dei flussi della seconda metà di ottobre "può essere legata a una sorta di selezione dei flussi verso la Germania". "Molto dipende da quel che fanno le autorità tedesche - conclude Cracovia - se adottano un'accoglienza e un ingresso più o meno selettivo. La maggior parte di quelli che intercettiamo sono i cosiddetti Eurodac negativi - persone cioè che non hanno presentato domanda di asilo in nessun altro Paese dell'Unione. Il che rende l'Italia una meta privilegiata."

Nel colpevole silenzio dei media, la Germania inizia a stringere le maglie dei controlli e chi viene respinto (o teme di esserlo) già si dirige verso l'Italia. È notizia di queste ore l'annuncio da parte delle autorità federali tedesche che la Germania torna ad applicare il Trattato di Dublino anche per i siriani: il che significa, in parole povere, che per richiedere asilo in Germania, non bisognerà essere transitati prima per un altro Paese dell'Unione Europea. È solo questione di tempo prima che l'emergenza torni a riguardarci da vicino. E questa volta non arriverà solo dal Sud ma anche da Nord.

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