Fonte: Il Giornale
Arrivano tutti i
giorni, non molti ma regolari. I profughi
che si presentano alle frontiere
nord-orientali italiane
aprono un nuovo fronte nell'emergenza immigrazione, che stavolta
rischia di riguardarci molto da vicino. Mentre la stragrande
maggioranza dei migranti che percorrono la rotta balcanica proseguono
direttamente verso la Germania, qualcuno, una volta in Austria,
decide di puntare a ovest e sconfinare in Italia. Da settimane ormai,
ai valichi del Tarvisio
e del Brennero
si presentano decine di immigrati che vogliono entrare nel nostro
Paese. Pochi, ma non pochissimi: a volte trenta, a volte quaranta,
quando va male settanta. È l'ovvia conseguenza del giro di vite
imposto dalle autorità tedesche ai controlli al confine austriaco,
fatti molto più serrati rispetto ad agosto, quando Angela
Merkel si prendeva gli
applausi di tutta Europa annunciando l'accoglienza indiscriminata
verso tutti. Ora quella favola è finita e i migranti che hanno meno
possibilità di ottenere l'asilo
politico in Germania
(leggasi soprattutto afghani e pachistani) si riversano in Friuli.
Lo denuncia da tempo
il sindaco di Gorizia Ettore
Romoli, che ha anche
scritto una lettera al ministro degli Interni
Angelino Alfano chiedendo
un intervento che ripristini l'ordine pubblico in città, dove il 9
novembre sono arrivate settanta persone nel giro di appena due ore.
"Centocinquanta persone sono prive di alloggio - scrive il
sindaco - e in condizioni igienico-sanitarie precarie e pericolose."
D'altronde se a Gorizia si piange a Tarvisio
non si ride: il sindaco del Comune di confine, Renato
Carlantoni, lamenta i
disagi che un afflusso così sostenuto porta a una località
turistica di montagna che vive sugli introiti portati dai vacanzieri:
"Per fortuna la maggior parte dei profughi va a Udine - spiega
Carlantoni al Giornale.it
- ma quando arrivano dei minori io sono obbligato per legge a
prendermene carico: quest'anno ho già messo a bilancio 700.000 euro
di spesa corrente per provvedere alle loro necessità. Qui c'è la
neve, non posso farli dormire all'aperto."
In molti casi i
migranti entrano in Italia con il treno, viaggiando da Vienna a
Udine:
quando vengono trovati in possesso del biglietto ferroviario
austriaco, possono essere rimpatriati. Ma quando si accorgeranno che
a confinarli in Austria è solo quella piccola, fragile, prova del
loro itinerario, impiegheranno poco tempo a disfarsene e a presentare
domanda di asilo in Italia senza che nessuno possa replicare. Il
questore di Udine, Claudio
Cracovia, ci assicura che
"l'attenzione è massima" ma al tempo stesso conferma che
la ripresa dei flussi della seconda metà di ottobre "può
essere legata a una sorta di selezione dei flussi verso la Germania".
"Molto dipende da quel che fanno le autorità tedesche -
conclude Cracovia - se adottano un'accoglienza e un ingresso più o
meno selettivo. La maggior parte di quelli che intercettiamo sono i
cosiddetti Eurodac negativi - persone cioè che non hanno presentato
domanda di asilo in nessun altro Paese dell'Unione. Il che rende
l'Italia una meta privilegiata."
Nel colpevole silenzio
dei media, la Germania inizia a stringere le maglie dei controlli e
chi viene respinto (o teme di esserlo) già si dirige verso l'Italia.
È notizia di queste ore l'annuncio da parte delle autorità federali
tedesche che la Germania torna ad applicare il Trattato
di Dublino anche per i
siriani: il che significa, in parole povere, che per richiedere asilo
in Germania, non bisognerà essere transitati prima per un altro
Paese dell'Unione Europea. È solo questione di tempo prima che
l'emergenza torni a riguardarci da vicino. E questa volta non
arriverà solo dal Sud ma anche da Nord.
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