A causa del loro
millenario isolamento, le isole presentano esempi di fauna endemica
fragile e soggetta a veloce scomparsa per colpa del virus chiamato
uomo. La maggior parte delle specie estinte viveva, infatti, nelle
isole. Il Dodo delle Maurizio può essere preso a paradigma, ma il
Madagascar vanta già i suoi morti, tra cui l'uccello elefante e
l'ippopotamo nano sterminati in epoca storica. Prima o poi toccherà
anche al fetonte, che i francesi chiamano Paille en cheque e che si
trova solo sull'isola di Nosy Ve, a poche miglia da Anakao. Oltre
alle acque trasparenti, Nosy Ve è menzionata in tutte le guide
turistiche proprio per la presenza di quell'uccello marino, che
nidifica sotto i cespugli e che ho potuto fotografare grazie alla
confidenzialità con cui si lascia avvicinare.
Benché sia un parco
naturale, con tanto di guardiano che si è affrettato a venire a
riscuotere i suoi 5.000 ariary, il fetonte dalla coda rossa è
soggetto alla caccia abusiva da parte di persone che non si curano
dei parchi e che rendono del tutto inutile la presenza di un
guardiano. Mi spiegava Tina che quando ci sono feste c'è anche chi
sbarca a Nosy Ve per catturare i fetonti e io, a mia volta, cercavo
di spiegare a Tina che quando non ce ne saranno più verrà meno
l'attrazione turistica che rende unica quest'isoletta. E quando anche
le sue acque saranno sporche come quelle dove si concentrano gli
esseri umani, il turismo con i suoi introiti cesserà totalmente,
concetto che a me pare semplice da capire ma che per chi è abituato
a vivere alla giornata non ha senso.
Non è mia intenzione
denigrare la mentalità, gli usi e i costumi dei malgasci, giacché
in fatto di bracconaggio e di mancanza di rispetto per i parchi noi
europei non abbiamo nulla da invidiare a nessuno. Tuttavia, se mi si
consente di impersonare il ruolo dell'antropologo dilettante, vorrei
mettere in rilievo alcuni aspetti come minimo disdicevoli di questa
popolazione marittima conosciuta come Vezo. Un episodio di cronaca
nera, anzi nerissima, mi è stato raccontato dal nostro piroghiere
con Tina che fungeva da interprete. Qualche tempo fa, otto banditi
diedero l'assalto a un chiosco di Anakao rubando 1.600.000 ariary,
qualche bottiglia di Pastis e alcuni pacchetti di sigarette. L'intero
villaggio si mise alla ricerca dei fuggitivi, acchiappandone tre.
Durante la notte
furono portati su due piroghe in direzione di Nosy Ve, con mani e
piedi legati, gli fu messa una pietra al collo e annegati dove il
mare è profondo 40 metri. I tre disgraziati supplicavano di essere
uccisi con un colpo di fucile e di non essere gettati in mare. Il
motivo, secondo me, è che se i loro corpi finiscono in mare anziché
essere seppelliti nella terra come si fa abitualmente, non possono
diventare razana, cioè antenati, che per i malgasci è molto
importante. Questo caso di giustizia sommaria, che nella brousse dove
ci sono pochi posti di polizia è la norma, stando ai miei testimoni
dovrebbe essere successo tre mesi fa ma, chiesta verifica a Dario
Merzagora, titolare del Peter Pan, sembra che invece sia una storia
vecchissima.
Comunque stiano le
cose, non è la prima volta che vengo reso edotto di omicidi che sono
sproporzionati rispetto al reato commesso e a volte è la stessa
polizia che si rende responsabile di efferate esecuzioni sommarie.
Non è la prima volta nemmeno che mi vengono riferiti eventi che non
si sa di preciso quando si siano verificati. La mia interpretazione
di queste regolari incertezze sulle date degli eventi è che il
nostro cervello è un decoder che decodifica quel campo
elettromagnetico chiamato tempo e, evidentemente, il decoder dei
malgasci funziona in modo diverso da quello dei vazaha. Tipico è il
caso del golpe del 2009, menzionato in tutte le guide, ma se si
chiede a un qualsiasi malgascio quando è successo, c'è chi dice
2010, c'è chi dice 2008 e c'è chi non se ne ricorda affatto.
Se ammazzare dei ladri
di polli in modo così orribile è un'azione riprovevole da tutti i
punti di vista, le superstizioni innocenti come quella che Tina mi ha
raccontato mentre facevamo pic nic all'ombra di una tamerice, possono
solo far sorridere. Si narra che una donna non riuscisse ad avere
figli. Desiderava tanto una bambina. Così si recò sull'isola di
Nosy Ve per pregare i razana, che in Madagascar svolgono funzione di
santi, benché siano solo antenati. I razana esaudirono le sue
richieste e dopo poco la donna rimase incinta e partorì una bimba.
In cambio, i razana
chiesero cinque galline nere, che vivono tuttora allo stato brado
senza che nessuno dia loro da mangiare. Io ho avuto il privilegio di
nutrire una di queste cinque galline, una della quali accompagnata da
pulcini. In questo caso, non credo che ci sia stata l'intercessione
dei razana affinché la gallina rimanesse incinta, ma che fra i
cinque pennuti naufraghi vi fosse anche almeno un maschio. E' stato
un bel quadretto vedere una delle galline mettersi a riposare accanto
a un fetonte in cova, ma quando mi sono avvicinato si è allontanata.
Sembra che i razana vogliano solo animali di colore nero, capre, zebù
e ovviamente galline, il che mi riporta ai secoli bui del nostro
Medioevo in cui la presenza di un gatto o un galletto neri, presso
qualche incauta vecchina, era grave indizio di commerci con il
demonio e si rischiava il rogo. Essere bruciati non è poi molto
diverso dall'assere affogati, anzi, se a farlo è l'autorità, dopo
processi farsa, è molto peggio perché la ferocia sporadica dei
dilettanti può essere a volte giustificata, qualora sia messa in
relazione a quella codificata dei professionisti. In tutti i casi, è
sempre il Demiurgo Satana a dettare legge. Per fortuna, durante il
viaggio di ritorno a Tulear, sul motoscafo della Anakao Express, per
la prima volta nella mia vita ho visto i delfini.
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