sabato 19 dicembre 2015

La bruttacopia del paradiso


L'importante è avere una meta. Ovvero, partecipare, come diceva De Cubertin. Per vincere ci vuole molta determinazione. Oppure molti soldi. Infatti, sono molti i 40.000 euro che il signor Shalim mi chiede per 5 bungalow e sono molti di più quelli che servirebbero per renderli operativi, cominciando da un serbatoio sopraelevato, in francese “chateaux d'eau”, che li doti di acqua corrente. Per me l'importante, venerdì 18 dicembre, è stato avere lo scopo di visionare il terreno con i 5 bungalow in vendita, altrimenti anche quest'anno forse non sarei andato ad Anakao. E invece, grazie a una telefonata di Shalim, che a Tulear è una persona importante, ho potuto viaggiare sul motoscafo veloce pagando la tariffa dei residenti, cioè con un 50% di sconto rispetto a ciò che pagano i normali turisti. La durata del viaggio avrebbe dovuto essere di 45 minuti, da Tulear ad Anakao ma, orologio alla mano, ha preso poco più di un'ora.



Quando vengo in Madagascar devo scendere a patti con la mia coscienza e rinunciare ai miei principi. Non parlo tanto delle scelte etiche legate al cibo, che mi permettono di essere più o meno vegano anche in un paese dove la carne è un pilastro dell'alimentazione, ma di altre cose. Del fatto per esempio di montare su un carretto trainato da zebù. Mi era già successo di dovervi salire anni fa, nella brousse, a causa della fatica di camminare sotto il sole su terreno sabbioso, ma stavolta si trattava di fare un tratto di mare con acqua bassa, quel tanto che serve per portare i viaggiatori dalla spiaggia antistante il bureau dell'Anakao Express al motoscafo ormeggiato poco lontano. Mi è stato impossibile farlo a piedi, benché l'acqua non superasse il metro di profondità. Gli zebù fanno solo quello, almeno quegli zebù, ma sono frustati come tutti gli altri. Per lo stesso motivo per cui un animalista non va a cavallo, così non sale su un carro trainato da buoi. Stavolta ho dovuto farlo.


Sapevamo già dove avremmo pernottato: al Peter Pan di Dario e Valerio. Abbiamo trovato una camera anche senza aver prenotato, ma è stato rischioso perché avremmo potuto trovare tutto occupato. In tal caso, avremmo optato per il Safari Vezo, di proprietà di una francese che ha viaggiato con noi, che ha 17 bungalow a 80.000 ariary a notte. Al Peter Pan paghiamo 30.000 ariary, ma il bagno è esterno. Appena arrivati, Dario Merzagora, lombardo, ha risposto esaurientemente alle mie domande riguardo al terreno con i bungalow del signor Shalim. Anzi, ci ha accompagnato a visitarlo. Tre bungalow hanno la base in muratura e le porte sono chiuse con il lucchetto, due sono completamente in legno e vi ho potuto buttare un occhio all'interno. Già da lontano si scorge l'entropia. Furono costruiti 10 anni fa e fino al 2011 sono stati usati. Secondo Dario andrebbero completamente demoliti e rifatti ex novo. Di modo che, se i 5.000 metri di spiaggia valgono i 40.000 euro richiesti, la presenza dei 5 bungalow è un aggravio di spesa, perché ne svalutano il valore.


Se l'affare venisse portato a termine da una persona determinata, varrebbe la pena comprare la terra e basterebbe dare a Shalim 30.000 euro anziché 40.000, ma io non sono abbastanza determinato perché quella fatta da Dario, sei anni fa, è stata una scelta di vita radicale. Io mi conosco e so che dopo un po' mi stuferei a vivere di sole, mare e vento. L'acquisto del terreno sarebbe solo l'inizio dell'avventura. Necessiterebbe una presenza costante e bisognerebbe mettere subito un soldato armato di guardia, pagando anche il colonnello, altrimenti i pannelli solari sui tetti sparirebbero nel giro di una notte. Finché si tratta del furto di sacchi di cemento, si può anche sorridere e farsene una ragione, come è successo a Dario e Valerio, ma quando ad essere rubati sono pannelli fotovoltaici e altra attrezzatura di pregio, la cosa si fa scocciante. I due ragazzi italiani al Peter Pan hanno due guardie armate, ma devono pagare anche il loro superiore come una specie di tangente, poi bisogna pagargli il cibo per un totale complessivo di 300.000 ariary al mese, pari a 85 euro.


C'è poi l'aspetto burocratico della faccenda, non meno problematico della costruzione di strutture abitative. Assodata l'onestà del signor Shalim, è probabile che manchi il certificato finale di abitabilità dei 5 bungalow. Dario e Valerio ci hanno messo sei anni per mettersi in regola, perché gli uffici del catasto di Antananarivo, come tutti gli altri dipartimenti governativi infestati dai passacarte, sono una palude inestricabile. Non si contano le telefonate fatte e le mazzette che hanno dovuto pagare per arrivare ad ottenere tutte le autorizzazioni. Il vazaha, non dimentichiamolo, per i malgasci è una risorsa. Anche in questo caso, io non avrei la pazienza per affrontare un simile calvario. Mi piace l'efficienza asburgica e se devo fuggire da un paese corrotto per andare a vivere in un altro paese corrotto, il gioco non vale la candela. Anzi, si tratterebbe di cadere dalla classica padella alla brace. Indubbiamente il posto è fantastico e i malgasci che ho incontrato il primo giorno, sia bambini che adulti, sono meno petulanti e invasivi di tanti altri. Sulla spiaggia si può passeggiare senza essere fermati ogni momento da qualcuno che vuole venderti qualcosa. Se questa è la fotocopia del paradiso, è un paradiso che burocrati e banditi fanno pagare caro.


Da bravo imprenditore, Dario ha ventilato la possibilità di una sorta di collaborazione tra l'eventuale nuovo acquirente dei bungalow e il Peter Pan. Siccome lavorano tantissimo e il portafoglio clienti è superiore alla disponibilità di camere, Dario e Valerio non disdegnerebbero di occuparsi della gestione dei 5 bungalow, ovviamente rifatti, ma non sarebbero disposti a spendere una lira per questo. Se per ipotesi io dovessi comprare il terreno e allestire nuovi bungalow, a partire dal momento in cui dovessero diventare operativi gli introiti verrebbero divisi a metà tra me e il Peter Pan, come mi sembra giusto che sia. Lui e Valerio garantirebbero una presenza assidua, una gestione oculata e ci metterebbero pure un soldato armato. Insomma, non tutte le porta sono sbarrate ma, anche qui, dubito di avere la volontà di seguire da vicino l'intero iter. Ancora non so di preciso cosa voglio fare da grande. Intanto, io e Tina nel pomeriggio dopo la siesta ci siamo fatti un bagno nella limpida acqua calda dell'estate tropicale. Non c'era nessuno sulla spiaggia perché i bambini vi sguazzano rumorosi al mattino. Credo che, quando lunedì torniamo in città, mi comprerò maschera e boccaglio. Le pinne, sfortunatamente, sono rimaste a Codroipo.

2 commenti:

  1. Ottime riflessioni. E' difficile ed antipatico dare consigli ma se avessi dovuto darteli per forza ti avrei detto le stesse cose che hai scritto.
    Inoltre gli anni passano ed anche questo è un fattore da considerare.
    A parità di corruzione tanto vale tenerti quella nostrana italiana.
    Mi sembra, in sintesi, che il gioco non valga la candela.
    Tuttavia stai riflettendo, secondo me, perfettamente.
    Continua così. Ciao

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    1. Grazie. Si arriva a un certo punto nella nostra esistenza che non si ha più tutta la vita davanti, ma alle spalle. Io penso di essere a quel punto.

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