Da quando ho
cominciato a frequentare annualmente questa donna, l'ho sempre
finanziata con prestiti di denaro a fondo perduto, per l'acquisto di
vestiti cinesi, e non deve neanche andare molto lontano per comprarli
perché abitualmente prendiamo alloggio al Pavillon de Jade, nel
quartiere di Beoririka della capitale malgascia, chiamato anche China
Town. Quest'anno non è andata diversamente, con la clausola che il
50 % del ricavato mi sarà elargito, una volta venduti tutti i capi
d'abbigliamento nella sua città, Tulear, nel sud povero del
Madagascar. Nelle giornate del 7 e 8 dicembre, Tina si è sottoposta
a un tour de force tra magazzini e chioschi stradali, portando in
camera la merce, di cui farò qui una descrizione, ancora imballata
nei sacchetti di cellophane. Ha prima usato la liquidazione ricevuta
da Alessandro, che l'aveva ingaggiata, nelle ultime cinque settimane,
come guida, interprete e intermediaria, e poi un milione di ariary
dati da me, pari a 350 euro.
Sapendo che sotto le
feste di Natale la gente ha a disposizione denaro extra, da una parte
abbiamo i malaso che nottetempo tendono agguati ai taxi brousse di
passaggio sulla RN7 e dall'altra la gente onesta che si reca nella
capitale, a bordo di quei pulmini, per comprare abbigliamento da
rivendere a prezzi maggiorati. Conoscendo i suoi polli, Tina ha preso
soprattutto vestiti che piacciono alle ragazze malgasce, comprese
quelle che non sono più ragazze, ma che vogliono sentirsi tali.
Quello che segue è un parziale elenco, con relativi prezzi, delle
“cose” che ha comprato.
Quattro berretti a
20.000 ariary l'uno (5,70 euro) che venderà a 30.000.
Due paia di sandali da donna a
15.000 ariary il paio (4,20 euro) che venderà a 25.000.
Cinque borsette a
26.000 ariary l'una (7,40 euro) che venderà a 35.000.
Quattro paia di
ciabatte a 23.000 ariary (6,50 euro) che venderà a 30.000.
Dodici paia di
infradito a 9.000 ariary (2,50 euro) che venderà a 15.000.
Cinque collant a 6.000
ariary (1,70 euro) che venderà a 10.000.
Dieci camicette da
donna a 10.000 ariary (2,80 euro) che venderà a 15.000.
A queste somme vanno
detratti i 100.000 ariary (28 euro) del biglietto
Tulear-Antananarivo, andata e ritorno, giacché se riusciamo a
vendere tutta la merce entro il 25 dicembre, Tina è già d'accordo
con me di tornare nella capitale per fare un ulteriore acquisto di
vestiti, ma stavolta, per risparmiare, ci andrebbe da sola. Per me è
una novità, non essendomi mai interessato delle sue vendite fatte
però in case private, a domicilio, anziché in un chiosco come
abbiamo intenzione di fare quest'anno. Posizionando un negozietto in
una strada a forte flusso di pedoni, potrebbe darsi che tutto quanto
descritto sopra - e alcune altre cose che mancano all'elenco – vada
via velocemente. In tal caso, si imporrebbe la necessità per Tina
di un'altra scappata nella capitale. Il posto lo possiamo scegliere
noi, senza aspettare che ci venga assegnato dal Comune, ma ogni
giorno passerebbe un funzionario a ritirare il pedaggio che tutti i
venditori di strada devono pagare. Il costo dipende dalla superficie,
ma quando dovesse presentarsi l'omino con il suo quadernetto, sarebbe
saggio da parte mia dileguarmi, onde evitare che il pedaggio sia
superiore a quello dovuto, sempre che si possa approvare moralmente
una tale forma di parassitismo da parte delle istituzioni, siano esse
del Primo o del Terzo Mondo.
Penso che ci
serviranno degli appendiabiti e una struttura aerea con copertura, su
cui agganciare le camicette e che ci protegga dal sole, oltre a un
tavolo su cui esporre scarpe, berretti e borsette. Pensavo anche a un
paravento dietro il quale le donne possano misurare i vestiti prima
di comprarli. Se tutta la merce descritta sopra sarà venduta, io e
Tina avremo un incasso netto di 275.000 ariary, cioè 78 euro. Niente
male per essere la prima volta, anche se si tratterebbe più che
altro di una soddisfazione morale. Bisognerà vedere quanto ci
ruberanno le sanguisughe municipali di Tulear. D'altra parte, anche
con i mercatini che faccio in Friuli gli incassi sono sempre
risicati. Il Potere di Controllo degli Arconti ci lascia sopravvivere
quel tanto che basta per non farci morire di fame, così da avere
sempre schiavi disponibili.
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