mercoledì 9 dicembre 2015

Il business preferito da Tina


Da quando ho cominciato a frequentare annualmente questa donna, l'ho sempre finanziata con prestiti di denaro a fondo perduto, per l'acquisto di vestiti cinesi, e non deve neanche andare molto lontano per comprarli perché abitualmente prendiamo alloggio al Pavillon de Jade, nel quartiere di Beoririka della capitale malgascia, chiamato anche China Town. Quest'anno non è andata diversamente, con la clausola che il 50 % del ricavato mi sarà elargito, una volta venduti tutti i capi d'abbigliamento nella sua città, Tulear, nel sud povero del Madagascar. Nelle giornate del 7 e 8 dicembre, Tina si è sottoposta a un tour de force tra magazzini e chioschi stradali, portando in camera la merce, di cui farò qui una descrizione, ancora imballata nei sacchetti di cellophane. Ha prima usato la liquidazione ricevuta da Alessandro, che l'aveva ingaggiata, nelle ultime cinque settimane, come guida, interprete e intermediaria, e poi un milione di ariary dati da me, pari a 350 euro.



Sapendo che sotto le feste di Natale la gente ha a disposizione denaro extra, da una parte abbiamo i malaso che nottetempo tendono agguati ai taxi brousse di passaggio sulla RN7 e dall'altra la gente onesta che si reca nella capitale, a bordo di quei pulmini, per comprare abbigliamento da rivendere a prezzi maggiorati. Conoscendo i suoi polli, Tina ha preso soprattutto vestiti che piacciono alle ragazze malgasce, comprese quelle che non sono più ragazze, ma che vogliono sentirsi tali. Quello che segue è un parziale elenco, con relativi prezzi, delle “cose” che ha comprato.


Quattro berretti a 20.000 ariary l'uno (5,70 euro) che venderà a 30.000.
Due paia di sandali da donna a 15.000 ariary il paio (4,20 euro) che venderà a 25.000.
Cinque borsette a 26.000 ariary l'una (7,40 euro) che venderà a 35.000.
Quattro paia di ciabatte a 23.000 ariary (6,50 euro) che venderà a 30.000.
Dodici paia di infradito a 9.000 ariary (2,50 euro) che venderà a 15.000.
Cinque collant a 6.000 ariary (1,70 euro) che venderà a 10.000.
Dieci camicette da donna a 10.000 ariary (2,80 euro) che venderà a 15.000.


A queste somme vanno detratti i 100.000 ariary (28 euro) del biglietto Tulear-Antananarivo, andata e ritorno, giacché se riusciamo a vendere tutta la merce entro il 25 dicembre, Tina è già d'accordo con me di tornare nella capitale per fare un ulteriore acquisto di vestiti, ma stavolta, per risparmiare, ci andrebbe da sola. Per me è una novità, non essendomi mai interessato delle sue vendite fatte però in case private, a domicilio, anziché in un chiosco come abbiamo intenzione di fare quest'anno. Posizionando un negozietto in una strada a forte flusso di pedoni, potrebbe darsi che tutto quanto descritto sopra - e alcune altre cose che mancano all'elenco – vada via velocemente. In tal caso, si imporrebbe la necessità per Tina di un'altra scappata nella capitale. Il posto lo possiamo scegliere noi, senza aspettare che ci venga assegnato dal Comune, ma ogni giorno passerebbe un funzionario a ritirare il pedaggio che tutti i venditori di strada devono pagare. Il costo dipende dalla superficie, ma quando dovesse presentarsi l'omino con il suo quadernetto, sarebbe saggio da parte mia dileguarmi, onde evitare che il pedaggio sia superiore a quello dovuto, sempre che si possa approvare moralmente una tale forma di parassitismo da parte delle istituzioni, siano esse del Primo o del Terzo Mondo.


Penso che ci serviranno degli appendiabiti e una struttura aerea con copertura, su cui agganciare le camicette e che ci protegga dal sole, oltre a un tavolo su cui esporre scarpe, berretti e borsette. Pensavo anche a un paravento dietro il quale le donne possano misurare i vestiti prima di comprarli. Se tutta la merce descritta sopra sarà venduta, io e Tina avremo un incasso netto di 275.000 ariary, cioè 78 euro. Niente male per essere la prima volta, anche se si tratterebbe più che altro di una soddisfazione morale. Bisognerà vedere quanto ci ruberanno le sanguisughe municipali di Tulear. D'altra parte, anche con i mercatini che faccio in Friuli gli incassi sono sempre risicati. Il Potere di Controllo degli Arconti ci lascia sopravvivere quel tanto che basta per non farci morire di fame, così da avere sempre schiavi disponibili.

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