giovedì 10 dicembre 2015

Un'accondiscendenza male interpretata



Sono pronto a fare marcia indietro sulle nostre tradizioni”. Nel pieno delle polemiche sul Natale, sul diritto dell’Italia a mantenere le sue tradizioni cristiane, sulla necessità di integrare gli stranieri di altre fedi senza nascondere le nostre radici, le dichiarazioni di monsignor Claudio Cipolla fanno discutere. E riflettere. Perché se da una parte nelle scuole si registra la censura di "Tu scendi dalle stelle" in nome del rispetto dei “non cristiani”, mentre la continua laicizzazione sta svuotando di significati il Santo Natale, ci si aspetterebbe che almeno i pastori della Chiesa facessero una levata di scudi. Si impuntassero, difendessero Gesù Bambino, il bue e l’asinello.

 
Qualche voce di protesta c’è stata. Anche di peso. Monsignor Nunzio Galantino, segretario della Cei, ha definito “pretestuosa e tristemente ideologica la scelta di chi per rispettare altre tradizioni o confessioni religiose, pensa di cancellare il Natale o di camuffarlo scadendo nel ridicolo”. Ma il pastore dei fedeli di Padova, monsignor Cipolla, ha deciso di andare controcorrente. Mentre la cristianità sembra essere sotto attacco su più fronti, nei giorni in cui in Medio Oriente nuovi martiri versano il loro sangue per non rinnegare la fede, Cipolla si dice “pronto a fare marcia indietro su tante nostre tradizioni”. In nome della pace, s’intende. Il che lo rende un gesto nobile, sicuramente caritatevole, ma che non tiene conto di un fatto: non può esserci accoglienza senza il riconoscimento delle proprie radici. In fondo è stato papa Ratzinger a dire che “le radici cristiane in Europa sono sempre più ignorate” e che la sfida era (ed è) quella di tornare a costruire la casa europea ricostruendo le fondamenta cristiane.
 
Come avrebbe giudicato, Benedetto XVI, le parole del monsignor Cipolla? “Io farei tanti passi indietro pur di mantenerci nella pace e pur di mantenerci nell’amicizia – ha detto il vescovo parlando della celebrazione del Natale nelle scuole ai microfoni di Rete Veneta – Non dobbiamo presentarci pretendendo qualsiasi cosa che magari anche la nostra tradizione e la nostra cultura vedrebbe come ovvio. Se fosse necessario per mantenere la tranquillità e le relazioni fraterne tra di noi io non avrei paura a fare marcia indietro su tante nostre tradizioni”. Intanto, il sindaco di Padova (foto) ha “risposto” alle parole di “sua Eccellenza”, assicurando controlli nelle scuole per far sì che in ogni aula ci sia il presepe e il rispetto del Natale. Perché, in fondo, non serve molto per dar acqua alle proprie radici. E forse è solo questo che i fedeli si aspetterebbero da (tutti) i pastori della Chiesa.
 

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