martedì 31 dicembre 2019

L'eterna lotta tra vincenti e perdenti


Testo di Fabrizio Marchi (31 dicembre)

Il Capodanno è la ricorrenza che più di tutte le altre simboleggia il contesto sociale nel quale ci troviamo. In questo senso è altamente significativa. Chi sta dentro e chi sta fuori, gli inclusi e gli esclusi, gli integrati e gli emarginati, i “fighi” e gli “sfigati”. L’ultimo dell’anno è un giorno di angoscia per la gran parte delle persone che non hanno una festa “figa” dove andare o dove provare ad “imbucarsi”; è la celebrazione della inclusione e della esclusione sociale. E’ la festa di chi si diverte e di chi finge di divertirsi (se ci riesce) ma in realtà è disperato anche se deve fingere di non esserlo altrimenti precipita o viene fatto precipitare nell’oscurità abissale del mondo degli sfigati, dei disperati. Che sono la maggior parte delle persone. 

Lo hanno capito da molto tempo anche le amministrazioni comunali che organizzano megaconcerti in piazza per l’ultimo dell’anno, soprattutto nelle grandi città, con centinaia di migliaia di persone. Del resto, mal comune mezzo gaudio, come si suol dire, e anche condividere la sfiga ha il suo (importante) risvolto consolatorio, sia dal punto di vista psicologico che sociale. 


Del resto, se si è “sfigati” per tutto l’anno come poter diventare, come d’incanto, dei “fighi”, proprio l’ultimo dell’anno? Prigionieri di questa gabbia, molti fingono di disinteressarsi del Capodanno ma in realtà “lavorano” già da settimane se non da mesi per rimediare una festa e una location che non assomiglino a quelle del ragionier Fantozzi e dei suoi colleghi Filini, Calboni e, naturalmente, della mitica signorina Silvani. L’angoscia aumenta con l’avvicinarsi dell’ora X senza aver trovato un buco dove intrufolarsi. Per molti, questa “incapacità” potrebbe essere devastante.


Altri cercano di cavarsela con il famoso “E’ un giorno come tutti gli altri!” ma è una bugia che si raccontano, una sorta di training autogeno perché, in effetti, il Capodanno non è un giorno come tutti gli altri. E’ il giorno in cui gli “inclusi”, i vincenti, celebrano loro stessi e la loro condizione alla faccia degli “esclusi” e dei perdenti. Del resto, i primi non avrebbero senso di esistere senza i secondi. 


Finito il Capodanno, gli esclusi e i perdenti (cioè la gran parte delle persone) tirano un sospiro di sollievo, per la serie “Anche quest’anno ce l’ho fatta, sono sopravvissuto”. Cari amici e amiche, non c’è soluzione se non distruggere (soprattutto dentro noi stessi) questa “ricorrenza”. Non fatevi del male, statevene a casa, anche se siete da soli, preparatevi una cenetta, vedetevi un bel film o un bel documentario sulla vita animale e prendete placidamente sonno. E’ l’atto più rivoluzionario che potrete fare in questo giorno.

4 commenti:

  1. Ma sarà anche come la racconta l'articolista, ma io già dopo aver preparata la cena e le lenticchie per la mezzanotte, non ho proprio voglia di mangiare neanche un boccone e non è certo perché sfigato, è che gli occhi hanno funzionato da stomaco e di mangiare non mi va più dopo giorni in cui l'arte del mangiare vale più di quella di ragionare...

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    1. Viviamo, nonostante la crisi decennale, in una società opulenta.

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  2. Se vi puo' essere di conforto anche a me me ne hanno sempre detto di tutti I colori essendo individualista schivo e senza boiler di marca italiana ma non bisogna ascoltare gli altri ho visto un po ' gli italiani come sono fatti tutti che si dicono e si sparlano dietro si godono a infangare la reputazione degli altri hanno il loro minuto di gloria da marmittone di provincia puah ! esempio: ora da me sono le 2 ho fatto il capodanno vedendo miseria e nobilta di Toto e prima nel pre serale sono andato a prendere una zuppa dove un' omino mi ha chiesto cosa facevo per l'ultimo dell'anno , gli ho risposto niente xche' per me e' sempre l'ultimo dell'anno , ha fatto un sorriso piu che eloquente ,noblesse oblige ,consiglio ai suoi utenti di venire qui da me anche una settimana sola Basta per sentirsi un altra persona un novello giove che si specchia , io ne ho gia' rotti una decina di specchi ormai non cammino piu schiaccio !ah ah ah !

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    1. Cambia lo scenario, Thailandia al posto di Madagascar, ma la voglia di cambiare dimensione e stili di vita, cioè di uscire da una prigione che noi stessi ci siamo data, è identica.

      Mi piace la risposta: "Per me ogni giorno è fine dell'anno".

      La mia è: "Tutta la mia vita è una vacanza".

      Siamo esseri privilegiati?

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