A me i ragni non sono particolarmente simpatici, ma come soggetti fotografici sono fantastici. Stanno lì, belli fermi, e non si muovono, a meno che non li si stuzzichi. Ti danno tutto il tempo che ti serve per metterli a fuoco e fotografarli. In questo articolo pubblico per prima la foto elaborata dal bravissimo Francesco Spizzirri, che da molti anni segue il blog e da qualche tempo si è fatto esperto collaboratore. Successivamente, pubblicherò la foto da me scattata, in quel di Arta Terme, pochi giorni fa, così che possiate vedere quali trasformazioni può subire una foto insignificante per essere trasformata in un’immagine particolareggiata e attraente, per quanto un ragno lo possa permettere. Del soggetto si possono dire cose che tutti più o meno sanno: è molto comune ed è chiamato anche ragno dei giardini. La sua peculiarità è che presenta una croce sul dorso e, nei paesi cristiani, ha la sua importanza. Di animali che abbiano una croce disegnata sul corpo, probabilmente ce ne sono altri, ma non me ne vengono in mente. Mi viene in mente invece la croce che apparve tra le corna del cervo che il cacciatore Uberto stava per uccidere. Secondo la leggenda si astenne dallo scoccare la freccia e divenne devoto della Chiesa cattolica, da dissoluto qual era. Perciò fu fatto santo, grazie a quel piccolo miracolo, sempre che non avesse bevuto qualche bicchierino di troppo, prima di andare a caccia. L’araneus diadematus condivide lo stesso ambiente dell’epeira listata, ovvero i giardini delle case, ma entrambi li si possono trovare anche in zone incolte e ricche di vegetazione. Anche il ragno crociato fa parte di quel gruppo di maschi insicuri che consegnano il proprio sperma a mogli irascibili e fameliche e perciò devono essere molto cauti durante l’accoppiamento. Comunque, gli va quasi sempre meglio del maschio della mantide.
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