Nel secondo dopoguerra, le élite mondialiste attuarono una specie di Reset, costringendo milioni di contadini a farsi operai, per inseguire il mito della modernizzazione. Nel paese comunista per antonomasia, la Russia, Stalin lo fece in maniera coercitiva, mentre nei paesi cosiddetti democratici vennero usati metodi più sottili. La conseguenza, almeno per quanto riguarda i nostri territori, fu l’abbandono delle campagne in favore delle città, come ha giustamente evidenziato l’utente Piero del blog Natura Mirabilis. Tale fenomeno venne chiamato “urbanizzazione” e si studia nei libri di scuola. All’atto pratico, se un pascolo diventa foresta, è tutto di guadagnato per la fauna forestale, mentre quella prativa, di piccole dimensioni, va a vivere altrove. Ma se un torrente di montagna viene lasciato a se stesso, le piante colonizzatrici ne invadono il letto e le piene successive dovranno trovare una via alternativa per arrivare al mare. Tali vie alternative passano attraverso le strade e i paesi, con danni alle abitazioni e purtroppo anche morti fra animali e umani. Non c’è più il montanaro o il valligiano a falciare l’erba e gli arbusti che trovano nei letti dei torrenti l’habitat ideale. Non c’è più perché si è trasferito in città, a fare l’operaio. Per sua, diciamo così, scelta. Tutto ciò è dannatamente vero, ma mi permetto di contestare l’uso di certe parole usate dall’utente Piero. Parole come infestante. Oppure, come "tenere pulito il fiume", come se ci fosse dello sporco da pulire. Quando sento ambientalisti, cacciatori e persone di cultura rurale, parlare di piante e animali infestanti, la mano mi corre al revolver, giacché la logica conseguenza del loro ragionamento, quasi uno scivolo mentale, è “eradicazione”. E così, nel mirino finiscono, di volta in volta, la nutria, lo scoiattolo grigio, il gambero rosso della Luisiana e, fra le piante, quella che mi viene in mente è l’ailanto. Per le piante, poiché sarebbe un costo esorbitante distruggerle, si chiude un occhio, ma per gli animali, si mette volentieri mano al fucile, con grande gioia dei cacciatori, dei pescatori e dei loro amici ambientalisti. Tutto ciò, ribadisco, sulla base dell’antica filosofia antropocentrica che ci pone, arbitrariamente, al centro dell’universo. Ragionando in senso biocentrico, il paradigma cambia.
Quoto il preambolo ed il video. Proprio così, anche dalle mie parti. Abbandono delle campagne eccetera eccetera, ma più che altro colpevole latitanza delle istituzioni, in questo come in altri campi. Ahimè. Io interpreto tutto questo come uno dei tanti avvisi di sfratto, rivolto ad una larga fetta di umanità. Uno dei tanti... Posto non credo possiamo farci niente, ovvero niente di ostativo, di significativo, di costruttivo, di avverso ad un programma forse già stilato, cosa fare? Bene le denunce, ci mancherebbe, ma poi una spalluccia e la gente conitnua a morire. Il divorzio di Totti da Illary vende molto di più. Del Polcevera o del Lambro non gliene fotte una cippa a nessuno, sia che scorrano dentro oppure al difuori dei loro alvei.
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Elimina"colpevole latitanza delle istituzioni"
Ci vorrebbe una magistratura che cominciasse a mettere in carcere gli amministratori della cosa pubblica, per disastro colposo.