Sono due anni, cioè da quando sono andato a vivere in campagna, che aspetto di trovare un carabo, da portare in laboratorio per filmarlo e fotografarlo. E l’altro giorno ne ho trovato uno morto, schiacciato dalla bicicletta di un cicloescursionista. Non è stata una macchina, che fra l’altro su quella strada di campo ne passano davvero poche, perché lo avrei trovato totalmente appiattito; non è stato un pedone, perché il carabo corre veloce e nessuno che vada a fare una passeggiata, tra Flambruzzo e Ariis, costeggiando il fiume Stella, avrebbe motivo di calpestare un coleottero. E’ stato uno sportivo, di quei ciclisti che non si curano dell’impatto sugli animaletti, dovuto al loro passaggio. Succede sempre così. Per vedere da vicino animali rari, deve essere intervenuto qualcosa di spiacevole che abbia interrotto la loro vita. Mi successe anni fa con una beccaccia, durante un’azione di disturbo ai cacciatori. La trovammo morta sul sentiero, in provincia di Pordenone, senza che nelle vicinanze ci fosse né il cacciatore che l’aveva uccisa, né i suoi cani. Non ricordo che fine fece quella beccaccia morta, forse la portò via uno del nostro gruppo. Se avessi conosciuto un imbalsamatore, probabilmente l’avrei portata via io. Idem con ben due succiacapre, quelli però investiti dalle macchine, che trovai nei pressi di Bibione mentre passavo in bicicletta su una strada asfaltata. Due caprimulgi, entrambi investiti da una o più auto, nello spazio di una decina di metri. Davvero incredibile! Dove vivo attualmente, di animali morti, soprattutto nutrie e serpenti, ne trovo parecchi, ma non tutto l’anno, solo in certi periodi. Quasi sempre sono troppo malconci per essere portati in laboratorio, ma i serpenti a volte li porto con me per capire se si tratta di biacchi, colubri di Esculapio, natrici dal collare o coronelle. Vipere, qui in pianura, non ne ho mai trovate. Ma ci sono. E in quanto al carabo, l’unica cosa che ho potuto fare è fotografarlo. E trarne questo articolo.
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