Testo di Paolo Mauceri
Il Karma del trattore. Quando negli anni Venti, per la prima volta, un trattore entrò nei campi accadde uno stravolgimento profondo in seno alla civiltà rurale. Ogni trattrice introdotta nel lavoro dei campi mandò a casa 16 famiglie di contadini, costringendoli poi a trasmigrare in cerca di lavoro e sistemazione. L’industria e la città fagocitarono la marea affamata e sporca di quegli uomini ridotti alla povertà, assegnando loro i lavori più duri perché avvezzi ad avere a che fare con la materia. Nelle campagne, invece, rimase colui che guidava il trattore e che il suo unico rapporto con la terra era un sedile di ferro sotto il culo. Magari nipote di un meccanico, senza alcun senso della terra, esperto di motori e di quanto capace fosse il suo trattore a sprofondare e rompere la terra, questo colui che divenne il nuovo contadino. L’introduzione della trattrice, quindi, iniziò un processo di decontadinizzazione che favorì l’introduzione della chimica di sintesi nei campi e che insieme all’intervento della ricerca scientifica portò le aziende a specializzarsi, riducendone la multifunzionalità. Questo processo di agroindustrializzazione ha ridotto i margini di guadagno agli imprenditori agricoli ed eccoli ora qui per le strade a protestare. Dopo 100 anni esatti, il Trattore ora si rivolta contro quelle stesse lobbies che lo introdussero nei campi senza criterio e con violenza per accaparrarsi la terra e gli abitanti di essa e che ricorda a gran voce e con la sua mole che responsabilità di ciascun paese è quella di creare, mantenere e difendere la propria agricoltura ed, al tempo stesso, la possibilità per i cittadini attivamente impegnati in agricoltura di ottenere un reddito decente. Tale diritto si fonda sul bisogno di sicurezza alimentare, sopratutto in tempi avversi. Si auspica un periodo di ricontadinizzazione. Dopo 100 anni lo abbiamo capito ampiamente.
Non credo a un periodo di ricontadinizzazione , almeno nel prossimo futuro.
RispondiEliminaLa morale è che siamo in una ruota che gira, lo stesso criterio di sostituzione si è avuto nelle fabbriche , che accoglievano i contadini in esubero , che a loro volta sono stati esuberati dai robot ; anche i colletti bianchi , esuberati dai computer.
Adesso è l' intero genere umano ad essere in esubero ; intanto , in attesa dello sfoltimento, ci si deve inventare il cibo stampato da laboratorio e un reddito universale a scadenza , per continuare ad alimentare la catena consumistica.
Comunque il principio è sempre lo stesso : il denaro non come un mezzo ma come un fine , e per il fine si passa sopra a tutto.
Continuo a pensare che il denaro sia un mezzo e non un fine.
EliminaUn mezzo per conquistare il vero fine di molte persone, ovvero il potere.
Per questo sembra che non gli basti mai.
Un reddito universale a me servirebbe per sopravvivere, non per alimentare il consumismo. E comunque attenzione quando si parla di carne prodotta in laboratorio perché è facile confondersi con quella sintetica che in realtà non esiste. Freeanimals
EliminaHo parlato di cibo in generale , non solo di carne.
EliminaQuanto all' elemosina universale mi viene in mente un proverbio cinese : dai un pesce ad un povero e lo sfamerai per un giorno , insegnagli a pescare e lo sfamerai tutta la vita.
Gli antichi cinesi erano molto saggi mentre quelli di adesso ho qualche dubbio
EliminaNel mio caso non avendo pensione né figli che possano mantenermi durante la mia vecchiaia ricevere un piccolo salario dallo stato per me è questione di sopravvivenza. Freeanimals
EliminaA patto che il reddito universale nn sia dato dietro i soliti ricatti,vedi microchip,vaxxini ecc ecc...
RispondiEliminaQuello è poco ma sicuro
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