Testo di Carlos Castaneda
Don
Juan mi aveva già posto di fronte a questo dilemma: non potevo in alcun modo
aiutare il prossimo. Infatti, nella sua visione delle cose qualsiasi sforzo da
parte nostra volto ad aiutare gli altri non era che un atto arbitrario guidato
unicamente dal nostro personale interesse.
Un
giorno che mi trovai con lui in città, raccolsi una lumaca che si trovava in
mezzo al marciapiede e la misi sotto delle piante rampicanti, protetta. Ero
certo che se l’avessi lasciata in mezzo al marciapiede qualcuno, prima o poi, l’avrebbe
pestata. Pensai che, mettendola in un luogo sicuro, l’avessi salvata.
Lui
mi fece notare che la mia supposizione era sbagliata, perché non avevo preso in
considerazione due possibilità importanti. La prima era che la lumaca si stava
forse sottraendo a una morte certa, causata da un veleno depositato sotto le
foglie delle piante. La seconda era che la lumaca aveva abbastanza potere
personale da attraversare il marciapiede. Col mio intervento non avevo salvato
la lumaca: le avevo piuttosto fatto perdere ciò che aveva con tanta pena
guadagnato.
Volli
allora rimettere la lumaca dove l’avevo trovata, ma non me lo lasciò fare. Mi
disse che era destino della lumaca incontrare sul proprio cammino un cretino
che le aveva fatto perdere il suo slancio. Se l’avessi lasciata dov’era, forse
sarebbe stata ancora capace di raccogliere abbastanza potere per andare dove
era in procinto di andare.
Credetti
di aver compreso il suo ragionamento ma, di fatto, non feci altro che annuire
superficialmente. La cosa più difficile, per me, era lasciar vivere gli altri.”
Un impeccabile suggerimento per chi non si fa gli affari suoi.
RispondiEliminaGli sciamani, come i maestri Zen, amano i paradossi.
EliminaIo sto sempre dalla parte della vittima e pazienza se i predatori digiunano.