mercoledì 2 dicembre 2015

Andar per ristoranti


Lo confesso. Mantenere il proprio stile alimentare vegano, in Madagascar come nel resto dell'Africa, non è cosa agevole. Non è solo una questione di ingredienti. C'è da considerare la lentezza con cui si viene serviti e l'immancabile possibilità che il cuoco non capisca l'ordinazione e aggiunga meccanicamente carne come sua abitudine, senza aver realizzato che il cliente non la vuole. Al Pavillon del Jade, per esempio, negli anni scorsi dovetti andare di persona in cucina a dire che lavassero bene le foglie d'insalata, una per una, dopo che per l'ennesima volta vi avevo trovato afidi e formiche. Ma, senza andare troppo in là con i ricordi, posso descrivere ciò che mi è successo martedì primo dicembre, giornata che può essere presa a paradigma delle vicissitudini che un vegano incontra per mettere insieme il pranzo con la cena, a differenza degli indigeni che devono fare la stessa cosa – mettere insieme il pranzo con la cena – ma a causa della mancanza di denaro.



Ogni giorno ha le sue cose da fare. Martedì mattina dovevo passare presso il negozio Orange per configurare la chiavetta prepagata comprata l'anno scorso a Tulear e che mi permetteva di collegarmi a internet stando in camera. L'anno scorso avevo un portatile Apple, che purtroppo, una volta rientrato in Italia, ha concluso la sua esistenza terrena. Quest'anno ho un Lenovo con sistema operativo Ubuntu/Linux. Il tecnico del negozio mi ha detto che Orange non lo riconosce. Oltre a tale incombenza, nella stessa mattinata, dovevo in ogni caso passare per un internet point per aggiornare il blog e per dire bonjour ai miei lettori.


Quando sono seduto al tavolino di un bar, aspettando la mia tazza di the, mentre Tina martedì aspettava il caffè, e il cameriere se la prende comoda oltre un certo limite fisiologico di pazienza, mi viene la tentazione di alzarmi e andarmene, come infatti è avvenuto. Sono capace di andarmene anche se ho già fatto l'ordinazione, specie se, sceso dalla terrazza per sollecitare la consegna delle bevande, trovo quattro ragazze al di là del bancone che chiacchierano amabilmente con le braccia conserte, mentre la sala è piena di turisti e indigeni che stanno aspettando la colazione. Mi diceva in seguito l'amico Alessandro che potrebbe trattarsi di una questione sindacale: il compito di quelle quattro ragazze non era di servire ai tavoli ma solo al bancone delle paste e del gelato. Sarà, ma a me sono sembrate quattro fannullone che se ne fregano dei clienti, con un padrone che magari era assente e non poteva assistere alla loro negligenza. Della serie: via la gatta...... Non avendo grembiuli, né altri segnali riconoscibili, non si può sapere chi faccia parte del personale e chi invece è un semplice avventore. Di fatto, io le ho viste dietro il bancone delle paste, inoperose. Me ne sono andato, avvisando Tina che mi ha seguito ombrosa (ormai conosce i miei sbalzi di umore), perché non avevo tutta la mattina a disposizione. Naturalmente, non ci andremo più, lì.


Nel bar successivo, Le Point Chaud, il pain raisin (pane all'uva) era del giorno prima, freddo, e la piccola brocca che mi hanno portato conteneva acqua calda, che so riconoscere, anche se Tina dice che conteneva citronella. Per fortuna, la bustina del the è arrivata subito dopo, su mia richiesta. La padrona, in perfetto incomprensibile francese, si è scusata dicendo che spesso sono i clienti a decidere se è sufficiente la citronella/acqua calda o se vogliono anche il thé. Strano, a me era sembrato di aver chiesto un the!


Dopo la coda al negozio Orange, con l'esito già descritto, e un'altra coda al negozio Telma, sono finalmente approdato a un internet point, che mi ha permesso di sgravarmi di un peso. L'impiegata della Telma ha detto che se si fosse trattato di un Apple, la chiavetta me l'avrebbero data subito, ma essendo un portatile con sistema operativo Ubuntu/Linux c'è forse la possibilità di effettuare la configurazione nella capitale, ma non ad Antsirabe. Per fortuna, avevamo programmato di tornare a Tanà domenica prossima, per accompagnare Alessandro e sua moglie all'aeroporto e per comprare vestiti da rivendere a Tulear in occasione delle prossime feste, per cui cercheremo anche di configurare il computer con una chiavetta Telma. E se non sarà possibile con quella, proveremo con Airtel. Alla più sporca, dovrò rinunciare per i prossimi tre mesi alla connessione in camera mediante chiavetta e cercare hotel che abbiano il wi-fi, considerando che comunque ci sono sempre in tutte le città numerosissimi internet caffè. Sapevo che Ubuntu era poco diffuso nel mondo e i miracoli non li fa nessuno.


Alle 12.30 siamo andati all'appuntamento con Alessandro e sua moglie Ernestine. Nonostante la pioggia, usando i ciclo-pousse coperti alla bell'e meglio da teli di plastica, siamo poi approdati al ristorante Desiderata. Lì sono successe le cose più spiacevoli e imbarazzanti della giornata. Mentre io ed Alessandro abbiamo mangiato tutto di gusto, senza fare storie, Tina ha trovato che le verdure del Minesao erano crude. Ernestine che la porzione di pollo servitale non corrispondeva alla sua richiesta. Aveva chiesto coscia e le avevano portato petto. Sotto si possono vedere le nostre esigenti accompagnatrici, nonché consorti.

La cameriera, mortificata, si scusava dicendo che le cosce erano finite, mentre le reazioni del cuoco, che aveva cotto ancora un po' le verdure del Minesao di Tina, non le abbiamo viste, perché la cucina era separata dalla sala da pranzo da una feritoia con chiusura a ghigliottina. Proprio uno di quei simboletti che Jacovitti avrebbe messo nel fumetto sopra la testa del cuoco, con teschi, ossa incrociate e altre maledizioni all'indirizzo di clienti tanto esigenti. Per fortuna, il cuoco sicuramente non ha mai sentito parlare del nostro storico disegnatore Jacovitti, né del Corriere dei Piccoli, dell'Intrepido e di altri giornaletti dei bei tempi che furono. Naturalmente, al ristorante Desiderata non ci andremo più. I vegani e la loro compagnia, in Madagascar, spesso e volentieri fanno dei ristoranti terra bruciata.

5 commenti:

  1. Ciao Roberto, per la chiavetta orange con ubuntu, potresti provare a seguire le istruzioni di questo video:

    Per ubuntu dovresti cercare informazioni dedicate sui forum di ubuntu o distribuzioni di linux basate su debian come è Ubuntu...

    riguardo alle chiavette orange... postresti trovare come installarle da solo...

    Ad esempio leggi quanto scritto qua:

    http://www.commentcamarche.net/forum/affich-28588676-impossible-d-installer-cle-3g-de-orange-e-1552

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    1. Ps: perchè non apri tu uno dei primi ristoranti vegani del madagascar, così ti trasferisci definitivamente nel tuo paradiso tanto amato... e faresti sicuramente la felicità di molti turisti, credo anche non vegani... visto il livello dei ristoranti locali

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    2. ma non so, da quello che scrivi, il madacascar è pieno di delinquenti... e la cultura/evoluzione locale non è che mi attizza molto... oltretutto sarei un socio che non porta quattrini, non so quanto ti converrebbe... :)

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  2. Sono un .....somaro con internet.

    Ogni piccola novità (difficoltà) mi manda in tilt.

    :-(

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